È il 1997, Andri Snær Magnason inizia a lavorare per l’Istituto di studi medievali Árni Magnússon, a Reykjavík. Negli archivi scova nastri magnetici, registrazioni che vanno dal 1903 al 1973. Si tratta di materiale di gente comune, volti e quotidianità che altrimenti perdute, per incuria e per progresso tecnologico.
