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Le mie letture

A pesca nelle pozze più profonde di Paolo Cognetti

Paolo Cognetti è lo scrittore che mi ha fatto (ri)avvicinare ai racconti dopo aver letto I racconti di Pietroburgo di Gogol, uno dei miei libri preferiti di sempre. Non ritengo il genere inferiore al romanzo, solo che spesso ho bisogno di storie più dilatate per capire i punti interrogativi di una storia. Spesso non trovo le risposte. Un po’ come accade per i libri di poesia. Ritornando A pesca nelle pozze più profonde edito da Minimum fax, è il libro che non si può non leggere: maturo, mai banale e avvincente come un romanzo. Osp, racconto! L’ho ribadito più volte: Cognetti potrebbe anche dedicarsi ai trattati di medicina e sicuramente riuscirebbe brillantemente. È un talento naturale, la sua scrittura. 

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Hannah Coulter di Wendell Berry

Questa è una delle rare occasioni in cui la copertina mi colpisce prima di conoscere la trama: una scala di verdi e terra si armonizza perfettamente e che introduce al scenario bucolico di Port William.  Ho letto recensioni entusiaste sul precedente lavoro di Wendell Berry, Jayber Crow, non potevo farmi sfuggire Hannah Coulter edito sempre da Lindau sapendo già che mi sarebbe piaciuto. Lo scrivo così mi tolgo il pensiero ed evito di tergiversare. Oltre la storia ben costruita, la sorpresa viene dalla scrittura dell’autore americano, concreta, calata nel contesto. Il discorso di Berry è più complesso di quel che sembra: non raccoglie solo le memorie di una vecchina, ma di una comunità. E non si dimentica l’amore per la vita agreste e il rispetto dei valori umani.
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#Fingerbook – La figlia della gallina nera di Gloria Origgi

Il primo Fingerbook dell’anno è una sorpresa culinaria strabiliante – vedere per credere sul blog di Michela – in tema con il libro in questione, La figlia della gallina nera di Gloria Origgi edito da Nottetempo. La proposta di oggi è un piccolo dizionario sentimentale, un dizionario nel vero senso del termine, che ci guida alla conoscenza della famiglia Origgi e nel mondo perduto dell’innocenza. Attraverso i frammenti dell’infanzia le parole si fanno carico di tanti ricordi. E anche l’italiano, che l’autrice non vuole che diventi un ricordo, è il pretesto di un recupero anche linguistico. In generale, è un librettino delizioso e divertente, a volte irritante di pensieri borghesi. Non perché lo sia l’autrice, ma ciò che l’ha circondata. Il  voler o il dover distinguersi dagli altri fa risultare antipatico quel modo di porsi.