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Fuori dai libri

Comfort zone

Comfort zone. Zona di sicurezza. Chi non ce l’ha?
Analizzando sotto la lente di ingrandimento dell’editoria, sono i libri che rassicurano un lettore, che difficilmente potrebbero deluderlo: uno scrittore, un tema, un genere.
Recentemente mi è capitato di vedere questo video (trovate tutti riferimenti) sull’argomento, finché anch’io mi sono posta la domanda, di discuterne in questa sede, non avendo un canale Youtube.

Innanzitutto leggo prevalentemente narrativa contemporanea, con una grande attenzione a quella italiana. Non ho uno scrittore preferito, ma libri sì (ve ne parlerò al più presto) come punti di riferimento, di volta in volta mi affeziono a qualcuno. Per esempio in passato la Ferrante, adesso è il turno di Carlo Cassola, Mario Rigoni Stern. Ma è soprattutto una questione di momento: alle diverse tappe della mia vita privata e professionale appartengono letture composite, simili in quanto linea guida, ma differenti per lascito sentimentale.
Da un po’ di tempo mi sono smarcata dal romanzo per leggere racconti che non considero un genere minore, mal sopportavo la brevità del testo, ho superato l’ostacolo abbandonandomi all’istinto. E qui ho scoperto perle, diamanti di rara luminosità.
Sto esplorando autori moderni, non solo le ultime novità, anche per tale motivo si lega un proposito di inizio anno, di scandagliare certi anni della nostra letteratura. Per me è anche un modo per analizzare come la scrittura si sia evoluta (e non sempre in meglio), a capire la mia difficoltà di adattamento a una cifra stilistica.
Ho una laurea in Lettere moderne, il mio porto di partenza è il nostro paese, anche il proseguimento degli studi non ha fatto che acuire questo legame, a trovare una sintonia sempre più solida. Dopo aver letto un autore straniero, ritorno sempre a quel porto. Mi sembra di percepire materia più consistente, più vicina alla mia realtà.
Mi affliggo quando alcuni sminuiscono la nostra eredità letteraria (non esiste solo Calvino), pensando che sia poco incisiva e così lontana dalla concretezza. L’indagine sociale, geografica dei nostri scrittori non è minore di tante altre letterature ben più blasonate. Si sa che gli italiani subiscono il fascino esotico…

Accantonando la rubrica delle novità mensili, ho perso l’orientamento di quanto viene pubblicato in Italia, ma ho recuperato la capacità di respirare per non farmi abbindolare dall’ultimo titolo in libreria. Così sto imparando a selezionare, per evitare la bulimia da lettura, a tentare – perché pur sempre di tentativo si tratta – di oltrepassare quella linea di confine tanto ovattata.
Leggo poco narrativa straniera, con l’americana ho scarsa affinità, però quando mi capita è per curiosità più che dal clamore suscitato da un autore.
Esclusa la pietra miliare Virginia Woolf – ma non sempre con lei ho un buon rapporto – mi lascio consigliare da incontri virtuali, dal catalogo di alcuni editori. Per esempio, ho scoperto come D.H. Lawrence mi piaccia molto, soprattutto quanto si tratta di storie brevi.

La letteratura nordica merita un discorso a parte, è dovuta a un desiderio di scoprire una cultura che per me è sinonimo di civiltà. Non nascondo che avrei voluto vivere in Danimarca fino a qualche anno fa.
L’arte di collezionare mosche, a cui si collega Pietre, piume, insetti, ha segnato un momento di rottura con tutto quello che finora è stato un punto fermo per me: saggio, autobiografia, scienza e narrativa si mescolano sotto il segno degli insetti. Un libro simile 10 anni fa non l’avrei neanche sfogliato. La maturità di fa apprezzare altre cose, scoprire altre qualità.
Senza dubbio l’argomento ha rilevanza fino a un certo punto, entra in gioco il modo di raccontare. Ed è quello che ci tornare alla comfort zone o tradirla.
Poi ci sono alcuni testi che hanno a che fare con la natura, il viaggio, il reportage; i saggi, i più ruotano intorno alla letteratura, e non sempre ne parlo sul blog per scarsa attrattiva, così come la poesia che non frequento con disinvoltura. Ma è una malattia atavica.
Un grande passo l’ho fatto avvicinandomi alla graphic novel, per intenderci i fumetti, in cui la forte presenza della mano dello scrittore è però compensata dall’illustrazione.
Non leggo thriller, gialli & Co., così come il fantasy. Non mi piacciono, tanto che questo discorso si potrebbe allargare al cinema. Mi fa sorridere e a volte irritare quando qualche autore emergente mi propone il suo romanzo senza aver considerato le mie letture.

Sta di fatto che la lettura nonostante gli sforzi di andare oltre è una questione di soggettività, quanto di interesse e stimoli. Impossibile colmare certe lacune, per tempo soprattutto, vale la pena leggere quello che più gradiamo senza troppi senza di colpa. È giusto che ciascuno abbia la propria zona sicura, quella che ci permette di leggere con gioia e appagamento.