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Fuori dai libri

Incontri d’autore – Chicca Gagliardo

Penso che le presentazioni devono essere così: empatiche, sorprendenti e curiose. Di quelle che non te le dimentichi più perché innescano scintille. Sto chiudendo l’anno con un incontro che sapevo già avrei custodito come un momento prezioso, ha superato le mie aspettative. È un ricordo denso d’aria, meraviglia e felicità. Grazie Chicca.

Ho conosciuto Chicca Gagliardo qualche minuto prima che iniziasse l’incontro. Nell’attesa abbiamo parlato di libri, editoria, progetti futuri in uno scambio di idee e reciproca stima. Anche Elisa delle edizioni Corraini ci ha tenuto compagnia. Ci siamo ritrovati in pochi davanti a Chicca, in una sala di Palazzo Pigorini adibita a biblioteca per consultare i libri Corraini dopo aver visitato la mostra Sfogliare stanze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chicca è nel pieno del suo apprendistato e ha intenzione di farci spiccare il volo. Il poeta dell’aria è stato un lavoro protrattosi pazientamene per tre anni, «un volo in solitario per un anno e mezzo. Dentro c’erano tante cose: vedevo la punta ma non le radici». Hacca ha capito il senso del racconto e ha aiutato la scrittrice a mettere nero su bianco questo progetto che è poesia. C’è molta cura e si nota anche dalla magnifica copertina di Maurizio Ceccato, un rimando alle moschine di Mozart, o meglio, le note e segni sugli spartiti.

«Tutto si richiama a tutto: è la cosa bella dell’arte». Nascono simmetrie splendenti che ritroveremo in questo percorso iconografico e nel corredo di bellezza che ci porteremo a casa.
Chicca con immagini e fotografie alla mano ci ha introdotto all’interno delle sue pagine, ipnotizzati da parole e suggestioni che si sono sbriciolate lentamente come storie inedite. La nostra attenzione è focalizzata sullo studio delle ombre. L’autrice ci invita a pensarle come materiche, fatte di un corpo. E ce lo dimostra con una serie di scatti della fotografa Annalisa Mazzoli che la vedono protagonista. Osservando le immagini l’una dopo l’altra le ombre si sciolgono in una danza, l’eleganza delle forma prende il sopravvento sulla luce. Il nostro cervello non le registra, non sono funzionali. Ora ricordiamo le ombre, la consistenza è palpabile, l’invisibile ha un corpo. Appaiono come il poeta seduto su un cornicione di un palazzo, in attesa del lettore che voglia dialogare con l’aria. Ha solo bisogno di una voce prima che possa impartire le sue lezioni.
E la voce è una pluralità di creatività, quelle dei poeti che ci hanno accompagnato in questa piccola passeggiata nel libro. Affrontano vertigini, volano, cadono. Per Cristina Campo sono Gli imperdonabili, i Volatori che la società non accetta perché non sono soggetti alle leggi di sistema e gravità, ma sono governati dall’istinto. I loro sguardi sono estasiati e liberi.
Con vera sorpresa nostra e di Chicca, la quale ha notizia dopo che il libro aveva preso forma, Marina Cvetaeva si definiva un poeta dell’aria. Appartenere all’aria non stato è un gioco per la poetessa russa che non riuscirà a ricucire gli strappi della sua esistenza. Di quel filo ne ha fatto tesoro Maria Lai, artista recentemente scomparsa, per imbastire geografie, ricordi e prospettive in una visione antropologica che si lega a quella poetica. Tesse nuove trame, grovigli di nodi che sono vita vissuta.
L’aria è attraversata da voci. Quest’aria. Ci sono il Vento, María Zambrano, Simone Weil, Dino Buzzati, Suzy Lee, Bruno Munari Lucrezio, il guizzo di Marc Chagall e e il blu di Yves Klein, e su tutti Emily Dickinson, la poetessa dell’invisibile. Sono tutti qui, intorno a questo tavolo. È tutto un vorticare di respiri nuovi, i nostri e quelli più antichi, come nella Notte stellata di Van Gogh.