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Fuori dai libri

Piemonte letterario, le Langhe e Torino

Di ciò che vi sto per raccontare, di Cesare Pavese, Beppe Fenoglio e della Biblioteca Reale, non era previsto, il mio viaggio in Piemonte si sarebbe focalizzato sul paesaggio, piccoli centri storici e come ultima tappa il Salone del libro di Torino. Fino a qualche giorno sono stata molto titubante se parlarne o meno soprattutto perché non mi sono documentata, come è accaduto in passato (qui e qui), prima della partenza, avevo pensato a farmi governare da un ritmo sicuramente più lento.

Dopo l’Asti umida di Vittorio Alfieri assorta nell’atmosfera sempre travolgente del raduno degli Alpini, Santo Stefano Belbo è stata una tappa considerata all’ultimo momento. Lasciando la città alfieriana mi martellava in testa l’idea di andarci, non volevo interrompere un percorso già stabilito e mi ripetevo che ci sarebbe stata un’altra opportunità. Cerco di convincermi, alla fine devio.
Prima di raggiungere Alba, una breve sosta a Santo Stefano Belbo, un paesino di circa quattro mila anime, che si estende in lunghezza. A vederlo dall’alto, in prossimità di qualche collina non si direbbe che ci nasconde così tanta gente. La casa di Cesare Pavese è sul finire di una via intitolata all’autore, che prosegue verso Canelli e che insieme a Cossano Belbo fa parte dei luoghi pavesiani. Paesi suoi, appunto.
Di Pavese ho una scarna conoscenza, se si esclude lo studio scolastico: La casa in collina e La bella estate che racchiude il testo omonimo, Tra donne sole e Il diavolo sulle colline sono le mie letture. Tutto qui.

Il mio paese sono quattro baracche e un gran fango, ma lo attraversa lo stradone provinciale dove giocavo da bambino. Siccome sono ambizioso, volevo girare per tutto il mondo e, giunto nei siti più lontani, voltarmi e dire in presenza di tutti: non avete mai sentito nominare quei quattro tetti? Ebbene, io vengo di là.

È la citazione a dare il benvenuto in questa piccola residenza di campagna, desolata, quasi distante dai grandi centri. Al civico venti si erge la casa natale, oggi museo, dove l’autore nacque nel 1908 e ha vissuto fino a sei anni. Anche la casa-bottega di Pinolo Scaglione il Nuto di La luna e i falò è un museo. Mentre la fondazione si trova nel cuore del paese, adiacente alla Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, conserva le prime edizioni delle sue opere.
La sinuosità delle colline, laddove le Langhe confinano con il Monferrato, contrasta con l’ordine geometrico dei filari e noccioleti interrotto da qualche casolare e cespugli di ginestra – colline che si accendono nell’ultima coda di luglio nella notti lunghe dei falò.
La porta è sbarrata e il custode si rammarica di non poter farmi visitare la casa perché farà da guida a un gruppo di turisti bulgari. Non rimarrà che fantasticare stanze, arredi, ricordi di una casa, amatissima, anche dopo il trasferimento di Pavese a Torino e protagonista del suo immaginario letterario. Non so se ci sarà mai un’altra occasione, ma in ogni caso esserci è stato come aver attraversato quella soglia.
Anche ad Alba non sono stata fortunata. La casa di Beppe Fenoglio, in prossimità del duomo, non era aperta. Se avete una vista da lince la scorgerete subito, accanto ci sono il centro studi e un monumento a lui dedicato; io che non godo di un’ottima vista ho girato intorno a Piazza Rossetti, come indicava la guida, senza ricavare nulla. Perché Piazza Rossetti ruota dietro al duomo e alla sua destra. Vi ripeto, poco crucciata per un viaggio non pianificato almeno in questo senso.
Quando qualche anno fa ho letto Una questione privata, tra i tanti turbamenti, l’intenzione era di proseguire con I ventitre giorni della città di Alba in quella edizione Einaudi che unisce i due testi. Mi sono arenata dopo dieci pagine: fatico a leggere le storie della Resistenza, non so tenere a bada la tensione e l’angoscia che si snodano pagina dopo pagina, perché in alcune figure potrei scorgere volti a me cari.
Il Milton del racconto di Fenoglio ha come raggio d’azione Alba e la strada che va a San Rocco, ma in generale la sua bibliografia partigiana e non è un’immersione nella natura, il tracciato da Barbaresco a Mango rientra a pieno titolo nel parco letterario che gestisce i percorsi narrativi e turistici che si snodano in questa zona del Piemonte.
Il sito offre molti spunti letterari, rotte da seguire, trekking d’autore, viaggi di parole. La voce di ciascuno autore è ben curata e rimanda a numerosi approfondimenti, da tenere d’occhio se siete interessati a coniugare arte, letteratura e paesaggio.

Piemonte letterario - interno storie

Di tutt’altro genere è invece il passaggio a Torino. In direzione della Dora, sotto i portici di Via Po, è un fiorire di bancherelle dei libri usati. Segnatevi l’indirizzo.
Proseguo con il mio giro in città, ho ancora qualche ora di tempo, è passato mezzogiorno, Torino è invasa da turisti ed io ci torno sempre con un nodo alla gola. Per quanto poco la conosca, mi manca sempre.
La Biblioteca Reale, fondata nel 1831 dal savoiardo Carlo Alberto, è attigua a Palazzo Madama nella centralissima Piazza Castello. Non sto a tediarvi con estenuanti excursus sui fondi conservati e le varie trasformazioni. La biblioteca, divenuta pubblica dopo la fine del secondo conflitto mondiale, custodisce una raccolta di disegni dal Quattrocento al Settecento di grandi maestri italiani e stranieri, tra i quali Michelangelo, Raffaello, Rembrandt e Leonardo da Vinci.
Il desiderio più grande è che vorresti che tutte le biblioteche fossero così: libri antichi, lo studio il silenzio ovattato dell’interno che protegge dall’assordante città L’accesso alla sala è gratuito e senza impedimenti, come potrebbe avvenire invece in certe realtà minori. Si scatta qualche foto, si ammirano i volumi e si cerca di non disturbare chi studia e consulta. La preziosità di un momento.
Quel sabato, prima di dirigermi al Lingotto, il cielo su Torino è azzurrissimo.

 

Indirizzi utili:
Fondazione Cesare Pavese
Centro pavesiano
Centro studi Beppe Fenoglio
Parco letterario Langhe, Roero e Monferrato
Biblioteca Reale di Torino