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Le mie letture

Playlist di febbraio, accumoli

Se l’anno inizia a singhiozzi, quasi a voler essere la prova che i bilanci non si chiudono a dicembre ma necessitano di maggiore sedimentazione, febbraio, pur non amandolo (complici certi mal di pancia infantili in occasione del Carnevale), già si dimostra più clemente.
Ho letto moltissimo, forse come neanche nei lunghi periodi vacanzieri, attratta anche dalle nuove uscite.
Non lasciatevi intimorire dalla mole di libri, per lo più sono letture brevi, uno è da consultazione. Ho anche letto La traversata di Boris Biancheri (Adelphi), ma ve parlerò in seguito.
Per questo secondo appuntamento mensile, tra un riepilogo e una newsletter, non mancano musica, un programma e … rumori.

I libri

Colorama. Il mio campionario cromatico di Cruschiform, L’ippocampo, 2017, dai 6 anni

Per chi lavora con i colori o è un amante è uno strumento utilissimo, in quanto allestisce un vero e proprio arcobaleno di mezze sfumature, quelle che sono difficili da decifrare perché magari prevale una punta di rosso in più o è il blu che si fonde con il bianco. In Colorama di Cruschiform si danno i nomi ai colori che diventano cose, afferrabili, come “caschi blu”, “verde Parigi”, “marshmallow”, persino “cacca”: l’effetto Pantone che campeggia nella pagina accompagna ciascuna descrizione tra curiosità e genesi terminologica.
È nella collana per ragazzi, ma lo regalerei anche agli uomini per imparare finalmente a catalogare i colori e non affidarsi ai soli dieci basici.

 

Atlante delle meraviglie. Sessanta piccoli racconti-mondo di Danilo Soscia, minimum fax, 2018

È difficile definire un libro simile, mi verrà in aiuto il tedesco wunderkammer, camere-museo nelle quali i facoltosi raccoglievano e custodivano bizzarrie e oggetti fantastici.
La meraviglia risiede già nella scrittura. Denso anche nella misura di una lingua piena, ben studiata, una sinfonia che lavora i contorni delle parole, fino a diventare un inventario d’immagini che (ri)scopre gusto narrativo e simbolismi. Soscia modella storie, anche antiche, dalla forte teatralità, dalle corrispondenze intime, li ridefinisce secondo un metro personale e rotondo – Arianna, Cassandra, Walter Benjamin, Penelope, La Pizia, per non parlare di Gramsci. Il principio della conoscenza è qui riscrittura, documentazione e sentimento, che si fonde in un apparente tono comune, che conferisce unitarietà, ma in ciascuno ci sono piccoli sussulti che li rendono esclusivi.
Sono viaggi, è per l’appunto un atlante di molte cose ordinate – donne e uomini, città, pensieri, vite minuscole – indicate all’inizio e negli indici, ma scombinate al tempo stesso come la sola vita sa essere.
«E a te, lo interrogai a mia volta, cosa piace sopra ogni cosa? E lui senza pensarci disse, Voglio farti vedere una meraviglia».
Aggiungo io: questa.

 

Zucchero nero di Miguel Bonnefoy, 66thand2nd, 2018

Octavio e il suo Meraviglioso mondo mi aveva stregata, tanto che ancora non smetto di consigliarlo. Quindi quando mi è giunta notizia del nuovo lavoro di Bonnefoy aspettavo con impazienza l’uscita.
Gli Otero e Severo Bracamonte sono alle prese, tre secoli dopo, con la leggenda del tesoro di Henry Morgan, capitano di una fregata inglese naufragata in prossimità dell’isolotto caraibico in cui vivono gli Otero. Da questo episodio muove tutta la storia in cui la foresta ha un ruolo importante, come nel primo lavoro, come certe figurine di contorno.
Tuttavia un senso di arrivismo percorrerà tutta l’opera, che vedrà nella coltivazione della canna da zucchero, preziosa più dell’oro, la spregiudicatezza umana materializzandosi nella follia di Eva Fuego.
Lo scrittore tesse una trama a perdifiato, ricca di dettagli – l’accumulazione è il suo carattere distintivo – , una scrittura aromatica fa rivivere l’esotismo del Sudamerica e di certi racconti magici della letteratura.

 

Isola di Siri Ranva Hjelm Jacobsen, Iperborea, 2018

C’è un passaggio molto bello al capitolo Ruth Smith, Siri Rava Jacobsen illustra cosa comporta la migrazione per le generazioni successive. È un movimento in tre atti, con tutto il corredo drammaturgico che ne deriva: la partenza spinta dalla necessità e dall’ostinazione; la percezione della distanza dei figli che si esplica in una non-lingua; la terza generazione «è totalmente disinvolta e libera da condizionamenti culturali oppure è a casa solo per metà», irrealizzata è il termine esatto.
Un processo che nelle pagine precedenti ha chiamato «dispersione biologica della migrazione».
Muove da Copenaghen alle isole Faroe, che Europa non sono e forse nemmeno danesi, la storia che l’autrice racconta, della Casa in mezzo ai campi, dove è sempre estate. Tra questi due punti geografici trova dimora la sua esistenza e quella dei nonni – omma e abbi –, Marita e Fritz, intorno a quel gioco nostalgico di sradicamento e determinazione. Segreti in fondo al mare, difficoltà contemporanee. E su tutto la questione della lingua, quel faroese di pochi che designa fierezza.
Oscilla su due registri, punti di vista differenti, il racconto: il vortice della prima persona quando si parla di questo approdo verso e sulle isole; la prosa intorno a Marita e Fritz ricorda quella malinconica di Jón Kalman Stefánsson e nasconde un percorso a ritroso.
Isola è un viaggio di scoperta del senso di appartenenza a un luogo, della figura sfuggente di Marita come Mykines con il suo cappello di nuvole, che rimane solo un’immagine, un profilo lontano che completa l’arcipelago su cui posare lo sguardo ma non i piedi.

 

Marie aspetta Marie di Madeleine Bourdouxhe, Adelphi Edizioni, 2018

Marie è in attesa di sé stessa, l’aspetta, così chiude il terzo capitolo. È un’attesa ben più esplicita nel titolo originale – À la recherche de Marie -, chiaro omaggio a Proust.
Quando i sensi si fanno più acuti, la mente sgombra di pensieri Marie conosce un giovane studente durante un soggiorno estivo. Del breve incontro rimarrà il suono vago dell’illusione, di un invito. Di lui sapremo poche cose, qualche pennellata, un pretesto per modellare la storia intorno a questa figura femminile e alla sua presa di coscienza.
Al rientro la routine prende il sopravvento, che la vede china a lucidare i fornelli, a impartire lezioni private, a occuparsi di un marito svogliato ma attento alle altre donne. Si annulla, scompare. Ma rinasce appena varca la soglia di casa in una Parigi che si rivela nelle sue architetture, nei boulevard e nelle rue, ed è la stessa protagonista ad attraversarla. Qui Marie si libera degli orpelli, respira il ritmo pulsante della città. In questo gioco di dentro/fuori si innesta tutta la trasformazione della giovane, che le permetterà di dare ascolto alle proprie scelte.

 

La terra non è mai sporca a cura di Carola Benedetto e Luciana Cilento, Add editore, 2018

«[…] Siamo noi che la sporchiamo con i nostri pensieri», dice Svamini Ma Uma Shakti Ghiri durante una conferenza del 2016, una monaca induista. Da questa affermazione prende piede il lavoro di Carola Benedetto e Luciana Cilento, una raccolta di testimonianze, riflessioni e opere concrete sulla possibilità e necessità di preservare la terra; ventuno punti di vista unici. Si va dal fondatore dell’agriecologia di Pierre Rabhi, all’orto nelle carceri come simbolo di libertà, al Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto; ma anche convinzioni, moda etica, le speculazioni della filiera commerciale, la scarsissima attenzione dei governi al paesaggio.
Da leggere come un racconto le imprese campestri di Giuseppe Verdi, il lato sconosciuto del compositore, che aveva fatto tra Parma e Piacenza il suo regno.

 

L’articolo
Ritratto del neofascista da giovane di Christian Raimo, «Internazionale», 29 gennaio 2018

Anche se del mese scorso, è un tema attuale alla luce dei fatti odierni e delle imminenti elezioni politiche, è necessario tenere conto di questa deriva estremista presso i giovanissimi.

 

Il programma
Fuori Roma di Concita De Gregorio, Rai3

Questo mese niente cinema, spero di vedere qualcosa nelle prossime settimane. Nel frattempo è ripresa la stagione di Fuori Roma che finalmente va in onda in un orario consono, nella fascia prime time, alle 20,30 di domenica. È un viaggio nell’Italia politica e sociale.

 

La curiosità
Noisli

Dicevo sopra rumori. Esiste un raccoglitore di suoni virtuali: il suono del mare, del bar, il camino, le foglie a seconda dello stato d’animo del momento. Sfuggiamo dal caos in cerca della natura, abbiamo bisogno di queste stranezze. Noi umani, siamo tipi alquanto curiosi.

 

La canzone
Naufragando di Management del Dolore Post-Operatorio (2017)

Credevo che con Sanremo avrei avuto una doppia scelta, ma Una vita in vacanza dello Stato sociale è stata soppiantata – divertente, attuale ma con un testo un po’ scarso – da questa bella e malinconica melodia, scoperta per caso. La canticchio da giorni.