Categorie
Fuori dai libri

Incontri d’autore – Fredrik Sjöberg, il signore degli insetti

Evento 159: Un vocabolario di insetti. Festivaletteratura di Mantova.
Lo so da luglio. Attendo di conoscere giorno e ora dell’incontro fino a quando non esce il programma della manifestazione. Poi il 2 settembre, quando è possibile accaparrarsi come lingotti d’oro o una sorsata d’acqua del deserto i biglietti desiderati. Attacchi di panico.
Per poco non sfioravo la crisi diplomatica con gli organizzatori del festival per un biglietto che ho faticato a prenotare fino al giorno prima. Pace fatta almeno per quest’anno. Biglietto acquistato in sede.
Per me era importante esserci. Quando un libro e un autore, forse anche un po’ l’idea proiettata dopo mesi di sedimentazione riflessiva, ti hanno sedotto anche attraverso un linguaggio nuovo, temi impensabili fino a ieri, allora vorresti bruciare l’attesa e gli impedimenti. Oserei paragonarmi a un’adolescente alle prese con il concertone dell’anno.

 

Ha un piccolo binocolo al collo, potrebbe confondersi con qualsiasi visitatore della riserva. Se avesse potuto sicuramente si sarebbe equipaggiato persino di retino. Gli occhi azzurri tradiscono le sue origini nordiche, puntano al di sopra delle nostre tesse quasi cercasse un reticolato di segni. Fredrik Sjöberg aspetta i lettori e i curiosi alla riserva naturale di Bosco Fontana, un piccolo polmone verde poco distante dalla città, una piccola isola come quella abitata dallo scrittore, Runmarö, nell’arcipelago svedese.
Il cognome è impronunciabile, anche a che fare con qualcosa come “Scioberg”: c’è di mezzo un sottile gioco tra la “s” e la “c”, non ho dimestichezza con le lingue scandinave.

Sjöberg – da poco in libreria con il suo ultimo libro, Il re dell’uvetta, sempre per i tipi Iperborea – è un biologo prima tutto, entomologo, scopritore di ben 202 specie di serfidi, scrittore, collezionista: mille sfaccettature che si riflettono sul suo primo libro, L’arte di collezionare mosche – saggio, autobiografia, narrativa, un un po’ di tutto. Indefinibile. E per tale motivo ancor più curioso.
All’ingresso della Palazzina dei Gonzaga svetta in bella mostra una trappola cattura-mosche, ideata dall’esploratore e inventore René Malaise, che è in in qualche modo anche soggetto dell’Arte di collezionare mosche.
L’autore ci spiega l’origine, il funzionamento, l’utilità negli studi naturalistici. Qualcuno azzarda, tra lo speranzoso e il divertito, a ipotizzare una possibile applicazione per sbarazzarsi delle odiose zanzare.

Incontri d'autore - Fredrik Sjöberg, il signore degli insetti - interno storie

All’interno della sala conferenze, si può ammirare la collezione ed qui che l’entomologo parla del suo lavoro, delle sue ricerche: un formulario biografico di esperienze e desideri, in cui insetti e vicende personali si intrecciano in un unico filo logico. E non mancano ilari aneddoti: Sjöberg non si smentisce, è un autentico cantastorie. Un po’ bizzarro.
Scandisce bene le parole in un inglese facilmente comprensibile anche senza la traduzione simultanea. E ripercorre sprazzi della sua vita davanti alla collezione entomologica della riserva, una biblioteca naturalistica da ammirare e punto di questioni, proprio come in un museo.
Collezionare, anche se oggetti apparentemente inutili, al pari dell’enumerazione, permette di selezionare, di decifrare i segni ambientali, una grammatica del mondo. La pazienza è una dote fondamentale per evitare lo sconforto della scoperta non immediata. Nel caso degli insetti è possibile studiare attraverso il micro il macro, ciò che riguarda su larga scala come i cambiamenti climatici.
E chiosa: «Al mondo, le cose migliori sono tutte gratis: l’amore, l’aria fresca, gli insetti». Per gente non impressionabile.

Ah, cosa non si fa per questi svedesi!

Incontri d'autore - Fredrik Sjöberg, il signore degli insetti - interno storie