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Fuori dai libri

Dizionario del Bologna Children’s Book Fair

Ieri sono andata a Bologna per la fiera dedicata ai libri per ragazzi (30 marzo-2 aprile), la prima volta e penso anche l’ultima. È stata un’occasione d’oro a cui non potevo rinunciare, grazie ai biglietti avuti dalla libreria Hamelin di Bitonto. Che fortuna!

Quindi, sull’esempio del post sul Book pride, mi cimento nuovamente in una cronaca veloce e spero divertente, formulando una sorta di dizionario non cronologico di alcune parole chiave che hanno contraddistinto la visita della fiera.
Addetti ai lavori: Bologna Children’s Book Fair è una fiera per chi è del settore, italiani e stranieri. E soprattutto adulti. Il fatto che non coincida mai con il fine settimana scoraggia decisamente il grande pubblico, anche per il costo d’ingresso.
Appunti: ho annotato qualche libro che vorrei leggere. Mi sono lasciata incantare dai titoli e dalle illustrazioni (vedi Libri belli). Preparatevi per i prossimi I piccolini.
Bologna: si veste di sole. Giornata splendida, frizzante al mattino e calda di pomeriggio.
Cataloghi: non molti, anzi pochi. Alcuni mi hanno invitata a guardare il loro sito. Ho fatto, comunque, incetta di segnalibri e cartoline coloratissime.
Creatività: i libri dei nostri sono davvero belli, ma gli stand migliori sono quelli degli spagnoli, argentini, portoghesi e croati. Inoltre, le esposizioni che accolgono i visitatori sono imperdibili.
Delusione 1: molti stand, soprattutto stranieri, già a mezzogiorno avevano fatto fagotto ed erano vuoti. Gli italiani no, fino alla fine, lì a lavorare. E poi ci etichettano come fannulloni! C’è da dire che ieri era il giorno conclusivo.
Delusione 2: i grandi editori italiani – Mondadori, Einuadi, Feltrinelli – poveri di libri per bambini, come se li avessero dimenticati a casa. Sono editori votati all’editoria tradizionale, però è un controsenso avere a disposizione spazi grandi ma spogli.
Emozione: sì, più di altre occasioni perché è da poco che mi sono avvicinata alla letteratura per ragazzi e per l’inaccessibilità di Bologna Book Fair.
Guerriglia: come vi dicevo è una fiera per pochi e gli stand sono il “salotto” perfetto per stipulare contratti, cedere diritti per le prossime pubblicazioni. Cose da Borsa.
Libri belli: molti, moltissimi come Atlante della Natura di Danielle Kroll e Kay Maguire (Electa); Biancaneve curato da Enza Crivelli e Tommaso D’Incalci (Uovonero); Febbraio di Lisa Biggi (Lapo); i lavori di Mara Cerri per Orecchio acerbo; tutti i libri di Kalandraka e Topipittori. Ma anche le edizioni estere di Iwasaki publishing, Ediciones Akarà, Planeta Tangerina. Da Logos ho acquistato un libro meraviglioso – Notturno. Ricette dei sogni di Isol – per scacciare gli incubi e riempire la notte di sogni… splendenti.
No picture, please: mancava poco che chiamassero la polizia gli editori angloamericani. Ho scattato tante foto e questi mi hanno costretta a darmi una tregua. Gli altri non hanno battuto ciglio, loro sì. Ci sono di mezzo diritti d’autore, ma i disegni si scorgono appena. Il mio fine è solo documentare, non certo lucrare.
Piedi: un po’ indolenziti per il lungo camminare. Ho visto molto, probabilmente non tutto. La fiera è grande e per di più, nel pomeriggio, mi sono concessa un bel giro in città per acquistare il mio tè preferito da Stregate.
Risate: sull’autobus due ragazze giapponesi discorrevano allegramente. Pur non capendo nulla dei loro discorsi, mi hanno allietato il tragitto verso l’evento. Risate contagiose.
Solitudine: ho perlustrato la fiera da sola, la mia amica mi ha abbandonata. In compenso ho conosciuto Valentina di Peekabook (finalmente!).
Sorprese 1: la conferma che si può costruire una bella libreria fatta di cassette, quelle della frutta e verdura per intenderci, che ho trovato da Zoolibri e Settenove.
Sorprese 2: nel cuore della città. Quante volte sarò stata a Bologna? Migliaia. E mai mi sono accorta della famosa libreria Giannino Stoppani, presso Palazzo Re Enzo, che ho avuto modo di conoscere dalla pagine di A scuola con i libri. E poi, alla Salaborsa i bambini hanno spazi per condividere letture e giochi. Dovrebbe essere la norma, non l’eccezione.