Categorie
Fuori dai libri

Giugno boreale: Iperborea al 20% e i miei consigli

Giugno è boreale. Spira un vento settentrionale: il catalogo Iperborea è scontato del 20%. Dal primo al 30 giugno con due copie avrete in regalo un taccuino ideato da xxystudio, che si è già occupato della grafica per lo stesso editore, del festival I Boreali e della selezione che il «Corriere della Sera» ha proposto in allegato con il giornale, proprio i Boreali.
Preciso, inoltre, che non ricevo alcun compenso ma è solo amore per la Scandinavia.

 

Leggo letteratura nordica con una certa assiduità, l’ho scoperta tardi senza essere influenzata dal filone investigativo che qualche anno fa ha avuto il suo momento di gloria.
Quel che pubblica della casa editrice milanese mi piace molto, seleziono quel che di mio gusto e mi perdo fiduciosa tra i fiordi, ironia e natura.
Tanti i titoli, ecco quello che, secondo me, tra i miei preferitissimi e belle storie non possono mancare nella vostra libreria in quel bel formato 10×20 centimetri, «esattamente quello dei mattoni di cotto», e rallegrare la vostra estate.
Puntiamo la bussola verso il Grande Nord.

 

Il libro dell’estate di Tove Jansson, 1989
Da avere, anche perché non fa che rievocare la bella stagione. La madre dei Mumin (anche in edizione Salani) è fautrice di un libro delizioso, cristallino e brioso.
In un’isola dell’arcipelago finlandese – protagonista assoluta dell’opera – la piccola Sofia e la nonna trascorrono le vacanze estive: la luce è immensa e i piccoli guai quotidiani scandiscono il loro legame spesso contrastante. Si ride molto.
Aggiungo a questo titolo anche Il libro dell’inverno della stessa Tove Jansson e Il libro di Natale di Selma Lagerlöf, prima donna ad aver ricevuto il Nobel. Mi rendo conto che non sono letture indicate per il periodo, ma fate scorta per tutto l’anno.

 

Atlante leggendario delle strade d’Islanda a cura di Jòn R. Hjálmarsson, 2017
Folklore e geografia si uniscono in un legame vincente: seguendo la Strada n.1 si snoda un patrimonio culturale che ha fortemente connotato la toponomastica locale. Folletti, magia, mostri marina, troll e persino un’orsa polare vi indicheranno rocce, vulcani, percorsi fiabeschi. Se state organizzando un viaggio nella terra del ghiaccio e del fuoco questo guida incantata non potrà mancare.

 

Paradiso e inferno di Jón Kalman Stefánsson, 2011
Rimanendo sempre su quest’isola, il secondo scrittore islandese più rappresentativo dopo Halldór Laxness, è Jón Kalman Stefánsson con il suo Paradiso e inferno. Letto sul finire di un’estate confusa e minacciosa, ho scoperto un racconto intenso.
I giorni aspri della navigazione in mare, dell’inverno, della lontananza, da certe corrispondenze. Una narrazione lirica e nostalgica come forse in altri suoi libri non ho più trovato.

 

Io non mi chiamo Miriam di Majgull Axelsson, 2016
Ascrivibile al genere memorialistico e documentaristico, Majgull Axelsson porta in queste pagine un aspetto poco sondato della Storia svedese, le persecuzioni e i pregiudizi nei confronti dell’etnia rom durante l’occupazione nazista.
La protagonista si finge ebrea, a sua discapito, in un drammatico ricordo che rievocherò i giorni sofferenti a Auschwitz-Birkenau e a Ravensbrück. A distanza di anni Miriam deve fare i conti con la questione identitaria: «Ho tradito quel che ero. Anche se in realtà non capisco perché…».

 

Cerchi infiniti. Viaggi in Giappone di Cees Nooteboom, 2017
Tanti viaggi verso il Sol Levante, fisici e culturali, che si leggono agevolmente. Un reportage brillante in cui l’autore illustra il suo amore per questo popolo così riservato, tra l’assordante Tokyo e le quiete geometrie floreali e architettoniche di Kyoto, tra l’antichità letteraria e i paesaggi d’acqua campestri: segni indecifrabili che provocano un forte spaesamento. Lo scrive in queste pagine: non si tratta di perdersi nella traduzione – lost in translation – ma «occorre molta esegesi».

 

L’arte di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg, 2015
Gli insetti, in particolare le serfidi, sono un pretesto per parlare di biologia, letteratura, René Malaise – filo conduttore dell’opera – sé stessi. Ricordo di averlo visto al primo Book pride di Milano, ho tentennato per mesi, poi una lettura piena di sorprese. La lente d’ingrandimento che si posa sul micro cerca di agguantare il macro, il mondo così sfuggente pensato per l’uomo ma non di sua esclusiva proprietà. L’unica chiave di lettura possibile è la capacità di meravigliarsi.

 

Il libro del mare di Morten A. Strøksnes, 2017
Per chi bazzica sul mio blog e sui vari canali social, sa benissimo che questo è il mio preferito in assoluto di Iperborea. Una folgorazione. Merito anche del già citato L’Arte di collezionare mosche che mi ha aperto molti sentieri mentali. Ci sono due amici, lo squalo della Groenlandia, le Lofoten e su tutto il mare. Narrativa e divulgazione scientifica si mescolano per questa storia d’amore, tra lo scrittore e l’acqua salata.
Anche la mia.