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Le mie letture

Da noi non può succedere di Sinclair Lewis

Quando all’acerba notizia che Donald Trump sarebbe subentrato come presidente a Barack Obama, nessuno avrebbe pensato che il sito dell’immigrazione canadese andasse in tilt. Eppure accade anche nel libro di cui vi parlerò oggi. Nel 1936 non esisteva internet, ma chi si è opposto all’incarico governativo di un cittadino eletto alla massima carica politica ha trovato nel Canada una via di fuga.

Recentemente Passigli editori ha pubblicato un volume sostanzioso di un autore poco menzionato, introdotto da Federico Rampini che negli States è di casa: Da noi non può succedere è del premio Nobel (1930) Sinclair Lewis. Proprio Oltreoceano in pochi mesi, mentre si preparava l’atto finale per l’elezione dalla Casa Bianca, il libro è tornato in auge, è stato in cima alle classifiche di vendita.

Demagogia e ignoranza condite da idee populiste possono farsi largo anche nella libera America. I toni non sono angosciosi come per 1984 di Orwell, perché Lewis usa la satira con supremazia, tuttavia il dramma dispotico che si consuma nelle pagine non è così lontano da quelle atmosfere.

Lewis segue l’ascesa di un personaggio apparentemente privo di forza ma con una dubbia morale, meglio definito un everyman, Berzelius Windrip, candidato per il partito democratico – sconfigge alle primarie l’uscente Franklin Delano Roosevelt per presentarsi come salvatore della patria.
Il falso ottimismo portato dal New Deal ha trovato terreno fertile nella propaganda più spiccia, nell’insoddisfazione degli elettori, in promettenti palliativi di rinforzo economico. Sono gli anni delle dittature europee, dei fascismi e del comunismo, quest’ultimo spettro che aleggia consistentemente nella Storia americana, con il quale è necessario fare i conti.

L’ora zero è il libro scritto da Windtrip il quale ricalca certi discorsi tenuti in convention e comizi. E pare di udire Trump privo della più semplice sensatezza: autoproduzione, chiusura dei confini nazionali, espulsione degli stranieri, ambiguità nei confronti degli ebrei che proprio in quegli anni subivano il più atroce abominio perpetrato nella Storia umana, scarsa considerazione delle donne. Niente di nuovo, si direbbe. Eppure se certe convinzioni ritornano vuol dire che non si sono mai superate e soprattutto che quella Storia e il progresso intellettuale hanno avuto scarsa presa su certi dubbi personaggi.

Windtrip e la sua squadra instaurano una vera e propria dittatura della paura, con tanto di un esercito e corpi speciali, i Minute Men e i Corpos: «curare i mali della democrazia con il male del fascismo».
I piani sono piuttosto ambiziosi: muovere una guerra contro il Messico e il Canada con il fine di costituire un impero del Nord America.

Lewis ha lavorato di fantasia? Forse ai tempi, ma un senatore della Lousiana, Huey Long, e il sacerdote cattolico Charles Coughlin predicavano una restrizione della libertà. Il primo fu ucciso.
Con l’esordio dell’era Trump ci sono certamente delle analogie, non è dato sapere se quella storia tanto bizzarra per il lettore possa effettivamente trovare concretezza, ma i presupposti ci sono tutti.
Lo scrittore è stato profetico per certi versi, una democrazia nata e consolidata come quella americana non è immune da capricci populisti.
Durante la premiazione a Stoccolma Lewis pronuncia queste parole:

In America, la maggior parte di noi, non solo i lettori, ma anche gli scrittori, ha ancora paura della letteratura che non è glorificazione di tutto ciò che è statunitense, un’esaltazione dei nostri difetti così come delle nostre virtù. Oggi gli Stati Uniti sono il più contraddittorio, deprimente, emozionante Paese al mondo.

Una domanda sorge spontanea: chi salverà gli Stati Uniti? Quell’America che si è sempre proclamata esportatrice di libertà, che ha condotto guerre, spesso con fini economici e di opinabile condivisione, ora si ritrova impantanata nel suo fango.
C’è una soluzione; non abbassare la guardia, non assuefarsi e caldeggiare colpi di testa per etichettarli come eccentricità; una grande voce deve avere la stampa, non bisogna lasciarsi intimidire.

La vicenda è narrata attraverso le gesta di Doremus Jessup, direttore dell’«Informer», piccolo quotidiano di Forth Beulah, il quale è costretto per la censura a ridimensionare il suo ruolo mentre assiste incredulo all’ascesa di Windrip. «Be’, l’America è la sola nazione libera sulla terra. E poi… il paese è troppo grande per una rivoluzione. No, no! Da noi non può succedere».
In pochi ravvisano il pericolo, fermare tanto delirio così ben espresso, prima, in un programma in 15 punti poi nella successiva presa di potere.
Cambiano i contesti ma non il malcontento popolare, che camuffa tutto, per carenze di risposte di chi governa:

Erano gli idealisti del corporativismo, e ce n’erano molti, e assieme a loro gli imbroglioni e i prepotenti; erano gli uomini e le donne che, nel 1935 e nel 1936, si erano convertiti a Windrip e alla sua banda non perché fossero perfetti, ma perché erano i più credibili salvatori della patria sia dalla dominazione di Mosca che dalla fiacca indolenza e dalla mancanza di orgoglio di metà dei giovani americani, il cui mondo (asserivano questi idealisti) era caratterizzato dal disgusto per il lavoro e dal rifiuto di apprendere qualsiasi cosa a fondo, e da lagnosa musica da discoteca alla radio, alle automobili folli, sessualità esasperata, dall’arte all’umorismo dei fumetti… insomma da una psicologia da schiavi che stava rendendo l’America un paese pronto per essere razziato da uomini più austeri.

E invece, caro Doremus, da voi può succedere.

 

Titolo: Da noi non può succedere
Autore: Sinclair Lewis
Editore: Passigli editori
Traduttore: Teodoro Guidalberti
Pagine: 396
Anno di pubblicazione: 2016
EAN: 9788836815685
Prezzo di copertina: € 19,50

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