Bruno. Il bambino che imparò a volare è un ritratto appassionato e gentile di un piccolo uomo che vinto con la sua personalità creativa. Nadia Terranova e Ofra Amit raccontano (per Orecchio acerbo), – attraverso disegni leggeri e sospesi, in volo, quasi di ispirazione chagalliana e poche pennellate di parole –, la figura di Bruno bambino, prima e adulto, poi. Un letterato che ha sofferto per le ingiustizie della guerra e della società, ma ha saputo trarne forza nella sua breve esistenza.
Bruno è Bruno Schulz, l’autore di Le botteghe color cannella e straordinario artista, vissuto negli anni più bui della storia polacca, durante il secondo conflitto mondiale. La sua morte è avvolta nel mistero, probabilmente coinvolto insieme ad altri ebrei per una ripicca tra due ufficiali tedeschi.
La sua grandezza è stata riscoperta nel 2001, in un palazzo della cittadina polacca, abitazione di un gerarca nazista, negli affreschi ispirati alle fiabe dei Grimm.
Bruno ha lo sguardo timido e buono, vive in una casa abitata da presunti fantasmi, che la governante è sicura di trovare in ogni angolo e dal padre Jakob, estroverso quanto ingombrante, il quale lavora nella bottega di famiglia dal parquet color cannella, di ispirazione al suo libro più conosciuto, negozio di tessuti nella cittadina di Drohobyz.