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Le mie letture

Il libro dell’inverno di Tove Jansson

Sottile, ironico, immediato. Ha tutte tre le caratteristiche Il libro dell’inverno di Tove Jansson (Iperborea), una selezione di racconti che abbracciano un periodo ampio, dal 1968 al 1998. Un volumetto che racchiude alcuni ricordi personali, attraverso la voce di bambina.

Tove Jansson è un’istituzione in Finlandia, madre dei Mumin, così amata da essere una pietra miliare e confidente. In chiusura di libro ci sono le tracce di un esilarante epistolario dei suoi lettori: «che cosa devo fare con i miei genitori, stanno diventando sempre più insopportabili. Mi scriva!».
«Gli inverni sono delle città, le estati della campagna» e delle isole, quelle dove la Tove trascorre i periodi di riposo con la famiglia. Ad Helsinki, al primo soffio di vento gelido non resta che rintanarsi in casa e assaporare a pieno i momenti di allegria delle serate bohémmienne organizzate dai suoi genitori a suon di balalaica e chitarra. Il fumo delle sigarette è così denso da credere di essere in una dimensione onirica.
Ma l’atmosfera festante non si esaurisce qui. Il giorno di Natale è il culmine dei preparativi, bisogna innanzitutto procurarsi un abete, una ricerca meticolosa che inizia all’alba al mercato. Nel momento in cui l’albero entra nell’atelier, l’atmosfera si fa elettrizzante, un fruscio di carte d’oro e argento tra le donne bianche plasmate dal padre. E poi la lettura del Vangelo, i regali e infine, il silenzio della sera quando le luci si affievoliscono.
Pagina dopo pagina scopriamo questo album di famiglia, il padre scultore e la madre illustratrice, l’amico di avventure, giochi, la dispettosa scimmia Poppolino, la litigiosa domestica Anna. Sono fotografie nitide che non risentono del trascorrere del tempo, anzi gli occhi dell’autrice finlandese sono sempre vividi, hanno tutta la freschezza di una scrittura diretta, tratto distintivo dei suoi libri.
Cade la neve, morbida e minacciosa, avvolge la casa che risuona echi di un’altra famiglia, in cui la bambina fatica a trovare i suoi spazi e la complicità della madre intenta a disegnare. Ma in quell’isolamento ritrova l’affetto materno.
Nonostante sia un libro di racconti invernali l’estate è richiamo forte, ma coincide con i cambiamenti. L’infanzia comincia a fare i conti con l’età adulta, si perde l’esclusività per una persona cara, come accade in Jeremiah, o quando la mancanza di coraggio è un
rimprovero. La paura del mare del Nord è vissuto come un tradimento, segno che la spensieratezza ha lasciato il passo ad altre preoccupazioni. Il vento strappa via l’aquilone. È l’ultimo giorno sull’isola delle vacanze.
Su tutto il paesaggio nordico, candito e tagliente, e la natura primigenia. Quello di Tove Jansson è un inverno ovattato, come solo il grande Nord può essere durante questa stagione. È un gioco di contrapposizioni nette e significative, luce/buio e inverno/estate, gli avvenimenti seguono un percorso rivelatore. E allora non resta che rifugiarsi in questi racconti: «tutte le storie devono iniziare allo stesso modo, il seguito non ha grande importanza. Una voce dolce, lenta, nel buio caldo, lo sguardo che fissa il buio e niente è pericoloso. Tutto il resto è fuori e non può entrare. Né ora e né mai».

Titolo: Il libro dell’inverno
Autore: Tove Jansson
Editore: Iperborea
Traduttore: Carmen Giorgetti Cima
Pagine: 144
Anno di pubblicazione: 2013
EAN: 9788870915259
Prezzo di copertina/ebook: € 13,008,49