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La famiglia Karnowski di I.J. Singer

La famiglia Karnowski non ha bisogno di presentazioni, è un classico della letteratura internazionale riproposto da Adelphi, sul quale buona parte dei lettori hanno avuto modo di confrontarsi.
Israel Joshua Singer traccia uno straordinario affresco di quasi un quarantennio di Storia europea, che pone al centro di famiglia di commercianti ebrei trasferitesi dalla Polonia in Germania, per raggiungere gli Stati Uniti.

«Sii un ebreo a casa tua e un uomo quando ne esci» dice in ebraico e in tedesco David Karnowski, «ebreo fra gli ebrei e tedesco fra i tedeschi» ribadisce come un mantra in più occasioni al figlio Georg, per scrollarsi di dosso l’aria provinciale di Melnitz e soprattutto abbandonare l’yiddish, per entrare a far parte dell’elite berlinese.

Berlino aveva sempre rappresentato per lui la Haskala, la saggezza, la raffinatezza, la bellezza, la luce, tutto quello di cui non si può che sognare e che rimane sempre fuori portata.

Quel dentro/fuori, con cui si misurano tre generazioni di Karnowski e che ciascuno – Georg e Jegor – interpreta a modo proprio rispetto alle parole di David, sancisce un conflitto con la propria identità individuale ancor più evidente nel figlio e nel nipote.
Jegor infatti percepisce quella raccomandazione come una beffa, il contrario dei suoi sentimenti: solo la sua chioma riccioluta e il naso importante tradiscono le sue origine ebraiche, causa secondo lui di tutti i suoi mali, mentre la convinzione di sentirsi tedesco lo porta più volte a scontrarsi con i suoi cari. Sarà Jegor che sulla propria pelle, testerà la carica d’odio di quegli anni terribili di persecuzioni razziali ma al tempo stesso troverà un personale, quanto opinabile, modo per redimersi.
David sa bene che l’eredità ebraica è un ostacolo e per essere accettati è necessario dare un’immagine di sé differenti, conforme ai dettami della società. L’integrità alla quale aspirare è soprattutto intellettuale, motivo per non dimenticare le proprie radici, traducibile in istruzione e mestiere. David è figlio di altri tempi, il lavoro e la cultura possono non solo affrancare l’uomo dalla sua condizione ma creare un dialogo costruttivo.

Il quartiere di Scheunenviertel, soprannominato dai cristiani la Svizzera ebraica, è popolato di negozi, piccole botteghe Kasher, locande e case di preghiera:

Ci sono anche garzoni di fornai che preparano i dolci tradizionali nelle panetterie ebraiche del quartiere, apprendisti sarti di passaggio, emigranti cui è mancato il denaro per il viaggio in America, donne venute a consultare un grande professore per una malattia cronica e dignitosi mendicanti. Le persone più anziane pregano, recitano le benedizioni e discutono con i camerieri per i conti troppi salati. I più giovani ridono, parlano d’affari, cantano, giocano agli aliossi o a carte.

Singer non si risparmia nel descrivere voci, profumi, colori, la vitalità della Dragonerstrasse; dedica un intero capitolo alle fulgide mattine che riempiono la strada che porta all’abitazione di reb Efraim Walder, colto conoscitore del Talmud e dei testi sacri, frequentato e stimato da rabbini e studiosi.
E anche in questo caso il ghetto è l’anima interiore degli ebrei, un microcosmo al di fuori del quale si è altro: tra le vie familiari e le mura domestiche è possibile esprimere la propria natura. Poi intorno si è circondati dalle ordinata Berlino, dai venti antisemiti che sulla scia della fine della Grande Guerra soffiano sempre più forti.
Da quando il capostipite ha messo piede in Germania, il clima tollerante è cambiato, una forza nuova sta prendendo sempre più corpo, esprimendo segnali sconcertanti di violenza. La delusione di si sbriciola davanti ai suoi occhi, su quanto ha creduto fino a quel momento:

Lea non capiva e David Karnowski si sentiva solo, isolato. Tutti si allontanavano da lui, gli amici, i suoi stessi figli. Seduto nell’ampio studio colmo di volumi, constatava di essere l’ultimo di una generazione. Nessuno avrebbe mai più aperto i libri che aveva raccolto. Quel grande mondo ebraico, tutto ciò che era stato accumulato in migliaia d’anni, la saggezza, la sapienza, la tradizione per cui gli ebrei avevano versato il proprio sangue, che avevano difeso la morte tutti i suoi tesori sarebbero stati venduti come carta da macero, o forse perfino gettati nella spazzatura. Quell’idea lo inorridiva.

Si sarebbe perduto tutto. Persino la memoria.

 

Titolo: La famiglia Karnowski
Autore: Israel Joshua Singer
Editore: Adelphi
Traduttore: Anna Linda Callow
Pagine: 498
Anno di pubblicazione: 2013
EAN: 9788845929632
Prezzo di copertina/ebook: € 10,00 – € 5,99

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