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Le mie letture

La figlia oscura di Elena Ferrante – Analisi di una maternità

È estate, Leda è una docente di inglese e prende in affitto una casa al mare. Le figlie Bianca e Marta hanno raggiunto il padre in Canada per completare gli studi. Leda è sollevata dall’allontanarsi dalle figlie per dedicarsi alla sua vacanza.
I primi giorni trascorrono leggeri tra bagni di sole e la preparazione del corso universitario. Ma presto questa tranquillità è interrotta dal chiasso di un gruppo di napoletani. Anche Leda è napoletana, in tutta la sua vita ha tentato di cancellare dalla sua pelle il folclore, i gesti, l’accento delle sue origini. Rosaria, cognata di Nina, donna di polso, incinta e grassa, ha il pieno controllo del gruppo in assenza degli uomini della famiglia.
Tra questi spiccano come figura stonate, Nina ed Elena, una giovane madre con la sua piccola figlia.Sono figure esili: Nina risplende nel suo costume intero; Elena gioca con la sua bambola e richiede le continue attenzioni materne. Leda si accorge di questo morboso rapporto  e ne viene attratta. Anche Nina è affascinata da Leda: una donna colta, piacevole nei modi e nell’aspetto. Dal quel momento le vacanze sono una continua ricerca l’una dell’altra.
La vicenda prende il decollo in seguito alla scomparsa di Elena e la sua bambola.
Elena vine ritrovata a piagnucolare sulla spiaggia, ma del gioco non vi è alcuna traccia. La piccola non si dà pace e vengono utilizzati tutti i mezzi possibili dal gruppo di napoletani per trovare la bambola, come testimone lucente di una maternità serena. Leda se ne prende cura, come fosse una figlia.
Al ritorno dal mare, Leda ritrova nella sua sacca la bambola di Elena: ha avuto quel momento opaco che la trascinerà verso il ricordo della propria maternità.
Da questo momento la vicenda si gioca sull’equivoco, sul depistaggio, del continuo rimandare la consegna del gioco.
Nel frattempo quella che le sembrava una donna esemplare, mostra tutta la sua vera natura, le debolezze e la freschezza della sua età. Nina ha una relazione con Gino, il bagnino. Ed è la stessa Leda a coprire la relazione, fino a quando tutti i tasselli della storia si rimetteranno in moto.
Di primo acchito i personaggi potrebbero risultare antipatici e stridenti, ma c’è in loro una forza assoluta. Il furto della bambola è il simbolo di quella dedizione che Leda non ha avuto per le figlie. Le ha lasciate in cura al padre per raggiungere gli obiettivi che non aveva realizzato da giovane. Gli studi accademici la porteranno a Londra per tre anni, durante i quali non sentirà la mancanza delle bambine. Inoltre, il gioco è anche l’inconscio tentativo di recuperare una parte della propria infanzia: Leda aveva una bambola di nome Mina donata alla figlia Bianca che l’ha ridotta in condizioni pietose con grande dispiacere della madre.
«A quell’epoca avevo continuamente mal di stomaco per la tensione, erano i sensi di colpa: pensavo che ogni malessere delle mie figlie fosse causato da un mio comprovato difetto d’amore».
Non c’è commiserazione per non aver svolto il proprio dovere di madre, anzi è l’esperienza di madre viene rappresentata in tutta la sua realtà: il senso di colpa deriva soprattutto dall’incapacità di attuare i propri desideri.
Nina e Leda infondo sono la stessa persona. La ragazza in apparenza sembra voler affermare un’idea tradizionale di maternità, ma alla fine si scoprirà simile a Leda: ha l’obiettivo di scappare dal soffocamento familiare per affermare sé stessa e ritrova in Leda l’incarnazione delle celate ambizioni. Infatti, Gino rappresenta la fuga, ma non l’amore.

Solo alla terza opera dell’autrice napoletana e devo dire che per me è stata la vera scoperta di questo anno. La consiglio vivamente.
Come si fa a non amare Elena Ferrante? La sua scrittura è potente, raffinata e limpida. S’immerge nella quotidianità e la racconta con un respiro totale, indaga ogni sentimento e ne fa risplendere tutta la psicologia dell’agire umano. La penna della Ferrante è come la pigna che colpisce Leda nella pineta: non provoca dolore. Soprende piacevolmente.
Ben costruita, la storia procede con una certa tensione che si scioglie solo nel finale: Sono morta, ma sto bene, quando la telefonata delle figlie le farà prendere coscienza dell’accaduto.

PS: Alcune immagini si ritroveranno anche nell’Amica geniale. Ma questa è un altra storia.
Di questa autrice non si conosce molto, anzi quasi nulla…

Titolo: La figlia oscura
Autore: Elena Ferrante
Pagine: 160
Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Edizioni e/o
ISBN: 8876417532
Prezzo di copertina: 14,50 €
Disponibile in ebook: 6,99 €