Categorie
Le mie letture

La gioia piccola d’esser quasi salvi di Chiara Valerio

Di Chiara Valerio avevo inizialmente idea di leggere l’ultimo libro, Almanacco del giorno prima, ma non ero molto convinta del momento. Così ho pensato di andare a cercare tra le origini dei suoi lavori e così mi sono imbattuta in questo titolo, lunghissimo e armonioso, La gioia piccola d’esser quasi salvi edito da nottetempo (si scrive in minuscolo). L’ho preso al volo senza chiedermi di cosa trattasse: il titolo mi bastava. Poi, mi fido di questa casa editrice anche perché pubblica la sempre splendida Milena Agus, della quale ho letto tutto.

Leggendo le prime pagine, mi ha colpita questa scrittura di pancia, spesso frammentata ma limpida e fluida. Ha un qualcosa di rotondo che rende  piacevole il sali-e-scendi tra ricordi, sensazioni e presente.  Chiara Valerio riesce ad amalgamare bene questi ingredienti creando un intreccio dai movimenti naturali e senza intoppi.
È un racconto ambientato in una provincia senza nome, ma io l’ho vista sempre piena di sole. Non so perché ma l’ho individuata al Sud. Il mare azzurro dell’estate, poi, l’ho trovato in ogni pagina.
In principio c’è una tragedia, ma questa storia non la esplora, le ruota intorno senza indagare perché quel dolore ha generato ulteriore dolore e persino salvezza. Non si dipanano i fili per arrivare alla causa di quel male, sarebbe impossibile risolverlo perché era un mistero già in partenza. Ma quella tragedia diventa l’elemento aggregatore per la sopravvivenza. Il salto nel vuoto di Lucia segnerà la storia di tre personaggi, Giulia, Marco, Agata e di coloro che gli gravitano intorno perché ha portato alla nascita di  inediti e impensabili equilibri.
È una storia d’amore (o più storie d’amore) sapientemente narrata senza edulcorare le situazioni e sovraccaricarle di inutili cliché. L’autrice sottolinea come  nessun algoritmo può essere in grado di spiegare questi legami, è un dolce caos come ricorda la strofa di Amelia Rosselli posta in apertura del romanzo.
Troviamo, inoltre, nella narrazione figure femminili fragili ma battagliere, pragmatiche e consapevoli.
Agata non si capacità di essere sopravvissuta al marito e soprattutto alla figlia Lucia. Vive di fantasmi, sogni, allucinazioni che si mescolano al sangue della tragedia, una lava che non scorre senza mai cristallizzarsi. Per molti anni si è presa cura della nipote Giulia, rimasta orfana. Soffre di Alzheimer e  non ha memoria: «Io perdo i nomi delle cose» dichiara spesso.
Giulia ha fatto appena in tempo a non assistere al suicidio della madre, al contrario di Marco che ne è stato testimone dal balcone di casa sua. Marco ama Giulia da quel giorno.
La ragazza ritorna dalla nonna dopo aver trascorso tre mesi a Londra. Lei traduce libri di geografia e compone atlanti. Sono tanti i cambiamenti che trova: la nonna è in compagnia di una badante, Marina e Marco fa coppia fissa con Leni, una prostituta polacca.
Intorno all’antico nucleo, Giulia-Marco-Agata, si creano nuovi affetti: Marco e Giulia sono legati da una profonda amicizia, messa in discussione dalla presenza di Leni.  Le cose si complicano proprio per la presenza della ragazza polacca e la loro amicizia subirà una notevole scossa: non basterà più rievocare l’antico gioco degli indiani o l’acquisto del pesce dopo la vincita a carte.
I tempi sospesi, con i quali gioca Chiara Valerio, si riflettono anche sulle dinamiche e personalità dei protagonisti che via via si compatteranno durante la narrazione.
Giulia inciampa sempre, ama le cose che non può avere: «guarda gli occhi azzurri di Leni e l’assurda leggerezza che trasmettono, continua ad amare le castagne anche se gliele regalano sempre col riccio intorno. Leni ha Marco intorno». Non trova posto in nessuna terra perché i suoi punti cardinali sono saltati per l’incapacità di adeguarsi alle novità.
Marco è attratto da due mezze donne che insieme non ne fanno una. Conserva la scarpa di Giulia che cadde l’attimo prima della morte della madre: quella è la mappa, Giulia il tesoro. Decifrarla significherebbe averla.
Alle loro esistenze manca una dimensione per ridefinire le priorità. Giulia è in fuga dalle incomprensibilità del passato, Leni nonostante la sua intelligenza non è riuscita a dare senso alle proprie aspirazioni, Marco è perennemente insoddisfatto. I rapporti non sono chiari, ma incantesimi perché Giulia e Marco sono stati sempre soggiogati l’uno dall’altra.
Non resta che cogliere le novità e ricavarne dei benefici.  La gioia è piccola, mai decisiva. L’accettazione di un nuovo ordine delle cose si identifica con la metamorfosi individuale. L’inizio coincide con una felicità diversa, non standardizzata: «ci sono quelli felici  e contenti e quelli felici nonostante».

Titolo: La gioia piccola d’esser quasi salvi
Autore: Chiara Valerio
Editore: nottetempo
Pagine: 255
Anno di pubblicazione: 2009
EAN: 9788874522064
Prezzo di copertina: € 16,00