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La morte di Virginia di Leonard Woolf

Ultimamente ho letto molte cose di Virginia Woolf, ma nulla su chi le ruotava intorno. Poi Lindau ha tradotto Leonard Woolf con un bel libro su questa autrice, ed è stata una splendida scoperta. Davvero. Perché la scrittura di Leonard è puntuale, asciutta ma piena, appassionante.

La morte di Virginia è una piccola parte di un’opera ben più ampia, The Journey not the Arrival Matters, un’attenta ricostruzione autobiografica risalente al dopoguerra.
Come sia morta la scrittrice inglese è ormai cosa nota, nuova invece è la voce che la racconta, quella del marito Leonard, un ricordo doloroso che riecheggia a distanza di anni. Lo studioso, nonché marito di Virginia, ha la straordinaria capacità di coinvolgerti nella sua narrazione che è anche una cronistoria del periodo antecedente al suicidio dell’amatissima moglie. Ci introduce con lentezza al tragico evento, perché bisogna fare i conti persino con l’imminente scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Quando i raid aerei colpiscono Londra, i due coniugi sono costretti ad abbandonare la città per rifugiarsi a Rodmell, nel Sussex. Qui, le bombe sono ancora echi lontani ma presto anche questo pezzo di mondo verrà sconquassato dai rumori dell’artiglieria e dal timore di cadere nelle mani dei tedeschi. È una storia di guerra, di disperazione e impotenza.
Virginia lavora alacremente a molti suoi libri, alcuni le danno parecchi grattacapi come Gli anni e ancor di più la biografia di Roger Fry, un genere non proprio consono alla Woolf, lei che ha rotto con le forme del romanzo tradizionale inglese e al tempo stesso ritorna misurarsi con esso. Questo memoriale le costa una grande fatica. Solo Tra un atto e l’altro, l’ultimo lavoro,le procura sollievo.
Quel briciolo di quiete non fa pensare al dramma imminente, soprattutto perché quella casa, anche nei tempi più duri, si riempie di presenze importanti T.S. Eliot, Morgan Forster, Vita Sackville-West, Raymond Mortimer.
La stanchezza, la perdita di controllo e la depressione si acuiscono sempre di più tormentandola; qualcosa si incrina e i fantasmi del passato ripopolano la sua testa. Leonard non si accorge di nulla, pur conoscendo la fragilità di lei, stupefatto dinnanzi alle macerie della Hogarth Press e della residenza in Mecklenburgh Square. Questa guerra fa perdere l’orientamento. Per Virginia la morte non è la fine della vita ma qualcosa di molto vicino, straordinariamente reale: Leonard non se accorge perché è comprensibile a lui solo intellettualmente, non come emozione. All’ennesima crisi pensano di risolverla «mettendosi subito in uno stato di ibernazione, o in un bozzolo di tranquillità» ma questa volta non basta perché il terrore della pazzia prende il sopravvento. E il 28 marzo 1941 Virginia Woolf attraversa il fiume Ouse: «ho lottato, ma non ce la faccio più», scrive in conclusione alla sorella Vanessa.
La ricostruzione del marito si incrocia e si rafforza attraverso le confidenze e i turbamenti documentati nel diario di Virginia. I contorni si incupiscono, l’atmosfera è commovente ma il tono di Leonard rimane sempre fermo. Questa è la forza del libro. E per tale motivo, chiedo a Lindau di proporre altri scritti del signor Woolf.
Titolo: La morte di Virginia
Autore: Leonard Woolf
Editore: Lindau
Traduttore: Paola Quarantelli
Pagine: 96
Anno di pubblicazione: 2015
EAN: 9788867082964
Prezzo di copertina: € 14,00