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Le mie letture

La Repubblica dell’Immaginazione di Azar Nafisi

Il mio primo incontro con Azar Nafisi risale ai tempi dell’università, quando mi sono ritrovata tra le mani Leggere Lolita a Teheran, una di quelle letture che non mi stanco mai di consigliare. Anche per La Repubblica dell’Immaginazione vale lo stesso, l’ultimo libro pubblicato da casa Adelphi, raffinato nelle splendide illustrazioni di Peter Sís. 
Di parlare di libri, l’autrice non si stanca mai e si lancia sempre con fare appassionato come in questo caso. La sua potenza assoluta è quella di fondere saggistica e autobiografia con naturalezza.
La Repubblica dell’Immaginazione pare essere un proseguimento di Leggere Lolita a Teheran, è cambiato apparentemente il contesto. Scrivo apparentemente perché ci sono affinità tra i due scenari con cui la scrittrice si è confrontata.
Quasi in concomitanza con il conferimento della cittadinanza americana, Azar Nafisi si trova a ricomporre una nuova mappatura, a rintracciare ancora una volta il suo domicilio nella letteratura.
La sua attenzione si focalizza su tre libri della narrativa americana Le avventure di Huckleberry Finn di Mark Twain, Babbit di Lewis Sinclair e Il cuore è un cacciatore solitario di Carson McCullers. Come scrive l’autrice avrebbe potuto esaminare titoli più rappresentativi ma in ciascun testo ci sono aspetti contraddittori della società americana, poco analizzati e piuttosto fastidiosi: in Huck è esplicita una certa dichiarazione di indipendenza schierandosi con i deboli in quella terra che aveva proclamato la sua dall’Inghilterra; Babbit, un romanzo visionario sulla meccanicità e del pensiero, rimane sempre un sospiro di occasioni mancate, quel “avrei potuto fare”; infine, nei protagonisti di McCullers c’è la necessità a recuperare una nuova innocenza ascoltando il prossimo.
Ad Azar Nafisi è preoccupata dell’individualismo e l’isolamento che portano alla rinuncia alla cultura e ai valori più autentici, traducendosi nell’indifferenza verso i libri e verso i diritti di ogni cittadino del mondo. Perdendo questi privilegi si annulla la persona.
Le idee che abitano i libri non sono pure velleità, ma pulsioni reali. Sarà per questo che i regimi totalitari temono la letteratura? Se i governi tiranni sono sempre pronti a rimostranze pubbliche, nelle libere democrazie il gioco è ancora più sottile e ambiguo: la vista si appanna e cede il passo a riflessioni omologate, non c’è posto per la conoscenza secondo la visione sempre più utilitaristica della società. Bisogna dedicarsi alla produzione sterile di beni, ma non al proprio che scavalca la materialità. Quello di Nafisi è un messaggio articolato, complesso ridurlo a poche righe, è una lettura meditativa, da centellinare per non rischiare di perdere la freschezza delle sue parole.
Queste pagine sono intimamente connesse alla vita dell’autrice, agli incontri, alle persone case. Nella sua scrittura niente è casuale. Per Azar Nafisi ogni esperienza è motivo per ragionare sull’identità, la libertà di pensiero e sull’uguaglianza.
L’immaginazione è conoscenza, fondamento della società anche futura: «attraverso i libri abbiamo bisogno di rinnovare continuamente la nostra percezione del mondo ed essere pronti a cambiare noi stessi e l’ambiente che ci circonda». E i libri sono «una terra senza frontiere e con poche restrizioni»: questa è La Repubblica dell’Immaginazione, la sua vera casa.
«La letteratura è un antidoto, un memento sul potere della scelta individuale. Al centro di ogni romanzo c’è una scelta compiuta da almeno uno dei protagonisti, la quale ricorda al lettore che anche lui può scegliere di essere indipendente, di opporsi alle cose che i genitori, la società o lo Stato gli dicono di fare, e seguire il debole me essenziale palpito del suo cuore».
Chi salverà l’immaginazione se non gli scrittori e i lettori?

 

Titolo: La Repubblica dell’Immaginazione
Autore: Azar Nafisi
Editore: Adelphi
Traduzione: Mariagrazia Gini
Pagine: 288
EAN: 9788845930065
Anno di pubblicazione: 2015
Prezzo di copertina/ebook: € 19,00 – € 10,99