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Le mie letture

L’aloe di Katherine Mansfield

L’aloe di Katherine Mansfield, in edizione Mondadori, è nella mia libreria da circa dieci anni: più volte l’ho abbandonato e solo adesso mi sono impuntata a terminarlo. Devo dire quando ho provato a leggerlo i tempi non era maturi.

È un romanzo descrittivo, la cui trama è appena abbozzata dà una certa sensazione di incompiutezza e frammentarietà. Scritto di getto tra il 1915 e il 1916 e mai revisionato, tant’è vero alcuni passi sono ripresi con lievi varianti. Questo racconto è il nucleo centrale del successivo Preludio.
Balano a prima lettura, i tratti tipici della scrittura inglese e quel vaga somiglianza allo stile di Virginia Woolf per l’indugiare molto sui particolari e sui passaggi di luce.
Non viene mai menzionata la Nuova Zelanda, terra natale della Mansfield, ma è lì che si colloca la sua storia. Sappiamo che si tratta di un’isola mentre si procede nella narrazione: «riuscivano a vedere il faro di Quarantine Island, le luci verdi da poppa a prua lungo i vecchi scafi neri come il carbone».
I Burnell – Stanley, Linda, Isabel, Kezia e Lottie, Baryl – si sono trasferiti da poco in campagna, hanno lasciato da poco la città seguiti dalla madre, Mrs Fairfield, e dalla sorella di Linda, Beryl, la quale è in attesa di un bambino e ha problemi di cuore.
Come ho accennato, la trama è molto esigua, L’aloe si concentra sulla minuziosa descrizione degli stati d’animo, tra la gioia del momento e i timori; i lunghi blocchi descrittivi sfumano in brevi quadri d’azione.
Katherine Mansfield ha gli occhi di tutte le donne, soprattutto di Kezia, la figlia dei Burnell: è lei che vive con pienezza l’isola, che perlustra gli angoli del rigoglioso giardino di frutta e fiori e se ne meraviglia. E proprio lì scopre l’aloe:
«Mamma, che cos’è?» chiese Kezia. […] Svettava sopra di loro adagiata all’aria come su un mare in bonaccia, e tuttavia da come era aggrappata alla terra dalla quale cresceva si sarebbe detto che avesse gli artigli e non delle radici. Le foglie ricurve parevano nascondere qualcosa; il grosso scapo cieco fendeva l’aria come nessun vento potesse mai scuoterlo. «È un aloe, Kezia» rispose Linda. «Non fa mai fiori?» «Sì, bambina mia» disse la madre. Chinò la testa verso Kezia e, socchiudendo gli occhi, le sorrise: «Una volta ogni cento anni».
Disseminata di segni che non lasciano scampo ai turbamenti, l’idillio è sempre sul punto di infrangersi: il precario stato di salute di Linda e i suoi sogni, l’abbaiare di un cane, le ombre al calare della sera, l’insoddisfazione di Beryl per la vita di campagna e il confronto con la sorella Linda, l’aloe dalle «foglie crudeli e l’altissimo scapo carnoso».
È un’estate luminosa ma non calda, il vento e gli acquazzoni la sorprendono spesso. Nell’estate dei suoi quattordici anni che Linda incontra Stanley e questa nuova estate coincide con la straordinaria fioritura dell’aloe: saranno solo coincidenze?
La casa e le tazze di tè fumanti sono un conforto in questa isola di vento, dove al tempo stesso si consumano le incombenze materne e di vita.
Titolo: L’aloe
Autore: Katherine Mansfield
Editore: Mondadori
Traduttore: Franca Cavagnoli
Pagine: 121
Anno di pubblicazione: 1999
EAN: 9788804469148
Prezzo di copertina: 5,68