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Le mie letture

Non c’è dolcezza di Anilda Ibrahimi – La dolcezza delle radici

Questo lunedì andiamo alla scoperta di una scrittrice albanese, Anilda Ibrahimi, che vive in Italia e scrive in italiano. Si tratta della cosidetta letteratura di migrazione, che racchiude tutti gli scrittori stranieri (migrant writers) che vivono in Italia e che scelgono di scrivere nella nostra lingua e trattando di tematiche relative al paese d’origine.

Da noi, il fenomeno è di recente formazione ma in altri paesi europei maggiormente influenzati dalla migrazione, come la Francia e l’Inghilterrà è assodato da tempo. Tahar Ben Jelloun, Salma Rashdie e Hanif Kureishi sono molto conosciuti. In Italia, bisogna attendere gli anni ’90 e le voci di Salah Methnani, Saidou Moussa Ba.

Ho già recensito Amara Lakhous e anche se Contesa di un maialino italianissimo a San Salvario non rientra in questo filone, è comunque un buon esempio di scrittore che ha perfetta padronanza della nostra lingua come Anilda Ibrahimi con il suo Non c’è dolcezza e che oggi vi presento.Lila ed Eleni sono amiche innamorate dello stesso ragazzo, Andrea. Nelle loro mani è scritto il futuro predetto da una tizgana:  

Trascorrete lontane molti anni delle vostre vite, tagliente sarà la nostalgia [… ]. Poi i vostri destini si riuniranno come ruscelli d’acqua che si gettano nelle stesso fiume.

Lila andrà a studiare nella capitale e diventerà una maestra, mentre Eleni rimarrà al villaggio in attesa di un futuro già scritto per una ragazza che non studia. Per molto tempo non si vedranno, anche per gli impegni di Lila che si infittiranno sempre più anche per le attività del Partito. E tante cose cambieranno.
Lila incontra in città Niko, fratello di Andrea e tra i due il una relazione. Il sogno d’amore di ragazza è completamente svanito nel nulla. É Eleni ha realizzarlo, la quale sposa in seconde nozze proprio Andrea, abbandonato dalla prima moglie. Il loro legame sarà basato più su un sincero affetto amichevole, che sull’amore. Lila sogna di partorire una femmina, è alla quarta gravidanza e per sopperire alla mancanza di figli nel matrimonio della sua amica le promette di darla in adozione. Nascerà un maschio, Arlind,  come scherzo del destino. Lila rinuncerà a quel figlio per non venire meno alla parola data, soffrendone molto e segnerà il suo declino.
Arlind crescerà ignaro delle sue vere origini al villaggio, con i genitori adottivi e circondato da quell’affetto inspiegabile a suoi occhi che sua “zia” gli ha sempre donato incondizionatamente.
È Asma, la tzigana di cui Arlind è innamorato fin dall’infanzia, a rivelargli il segreto della sua famiglia.
Ma sarà sua sorella minore, Klara, ad attenderlo per cercare il padre scomparso.
I legami di sangue, l’identità, il destino e la superstizione, le radici…
Sullo sfondo l’Albania con la sua Storia dal passaggio rurale e al socialismo per giungere alla caduta del regime.
Non c’è dolcezza nel matrimonio di Andrea ed Eleni. Non c’è dolcezza nella mancanza di figli. Non c’è dolcezza nel dono prezioso di Lila. Non c’è dolcezza nel legame che non si crea tra Andrea, Eleni e Arlind. C’è dolcezza nel primo batticuore di Arlind per la tzigana Asma. C’è dolcezza nella ricerca di Arlind e Klara del padre scomparso.
L’autrice propone sempre storie di donne apparentemente fragili, ma con una personalità forte pronte a prendere decisioni importanti, vitali nonostante siano calate in una società patriarcale. Lila ed Eleni sono unite da un rapporto molto forte che non si incrinerà dopo il matrimonio di Andrea con Eleni, ma il brusco cambiamento avverrà con la separazione da Arlind.
La parola data, besa, ha un valore assoluto che va ben al di là delle radici, dei legami di sangue. Infatti, nel libro è spesso citata la ballata di Dhoqina, simbolo  la morte può addirittura sfidando e sconfiggendo la morte.
La Storia è un filo che unisce la trama, perchè infondo i protagonisti vivranno la loro storia e da quella che interesserà il loro Paese, saranno solo sfiorate. Solo sul finale, la Storia assume un ruolo determinante nelle loro vicende.
All’apparenza potrebbe sembrare una lettura prettamente femminile, ma vi assicuro che ci troverete il respiro di storia che potrei definire universale.
Non è il primo libro di Anilda Ibrahimi che leggo, ho già recensito qui le altre due opere. Lei mi piace sempre: la sua scrittura è potente e poetica al tempo stesso, affascina con un mondo molto lontano dal nostro fatto di ballate, superstizione e desideri irrealizzati.
L’ho apprezzata veramente in Rosso come sposa, sarà perchè era il suo primo libro e l’effetto sorpresa è stato ampiamente ripagato.
Vorrei tanto che scrivesse di altro che non fosse solo di Albania e di un determinato periodo storico. Comunque, è da promuovere.
Titolo: Non c’è dolcezza
Autore: Anilda Ibrahimi
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Einaudi
ISBN: 9788806209117
Prezzo di copertina: 17,50 €
Disponibile in ebook: 9,99 €