Qualche giorno fa mi ha sorpresa un acquazzone sull’appennino.
Nonostante sapessi che avrebbe piovuto mi ha sorpresa. L’ultimo quarto d’ora di sentiero è stato concitato: due gocce e poi uno scroscio d’acqua che mi ha inzuppata a dovere. Nel frattempo si udivano i tuoni e io ho paura dei cieli brontoloni persino quando sono in casa, figuriamoci all’aperto e per di più in un bosco. Rido, però, di quell’avventura per sdrammatizzare. E penso anche che quell’acquazzone abbia portato via l’estate. Non è ancora autunno ma nemmeno si percepisce quel senso infinito delle giornate.
Non racconterò altro di agosto, perché credo non sia sempre necessario farlo, rivelare tutto. Sono stata in montagna a inizio mese e l’ho vissuta lontana dal telefono, dai libri. Solo natura. È un ricordo che voglio tenere per me.
I libri
Negli ultimi anni torno sempre più spesso a misurarmi con gli italiani del Novecento, che sono da sempre il mio rifugio ancor prima dei nordici. Ho messo da parte novità, altre traiettorie, per dedicarmi a quel primo amore. Le letture si sono ridotte a due libri, come avevo deciso, per prendere tempi più dilatati e non farmi stritolare dalla foga di terminare quanto più velocemente possibile. E poi alcuni giorni ho voluto che fossero vuoti di parole.
Natalia Ginzburg è la campionessa dei titoli, a mio avviso: Tutti i nostri ieri (Einaudi) è magnifico. Per tale motivo ho deciso di leggerlo, senza sapere nulla della trama, come mia abitudine ultimamente e che è a volte un tranello. Però dell’autrice mi fido.
Tutti i nostri ieri abbraccia un verso di Macbeth, ricordato in esergo e in una pagina più avanti, per racchiudere una nostalgia che non molla mai fino alla fine.
Natalia costruisce un romanzo privo di dialoghi diretti, ricorrendo alla forma indiretta perché l’erano venuti in odio: «i miei personaggi avevano perduto la facoltà di parlarsi». Però in poche righe si affolla molta vita o vite.
Non mi sento di lasciare tracce della trama, tanto è complicato farlo ma anche per non perdere l’occasione intatta di essere assorbiti nella sua narrazione, confondersi nella campagna, nella città, nella politica, nella guerra e in quegli anni terribili, nelle illusioni e nel disincanto, nel vociare fitto di quei personaggi che dal plurale familiare diventa singolare – da una parte Ippolito, Anna, Concettina, Giustino e dall’altra Emanuele, Amalia, Giuma. E su tutti Anna.
Quando leggo Ginzburg ho sempre la sensazione di ascoltare un racconto autunnale, non nel senso più cupo, ma raccolto; mi vengono giusto in mente un paio di righe tratte da È stato così che racchiudono il senso di ciò che voglio dire: «se chiudevo gli occhi sentivo l’odore di quella pomata nera sulle mie mani, e l’odore delle pere al forno che d’inverno preparava mia madre».
Anni fa in biblioteca ho letto un racconto, Estate, attratta molto dal titolo. Ricordo il colpo di fulmine per quelle pagine: una coppia di sposi in vacanza a Capri, gli abiti leggeri, la salsedine, i bagni, le espressioni selvatiche e senza pensieri.
La notte dormirono tra le bianche lenzuola che sapevano odore di aria mattutina, tenendosi per mano come dentro il mare. La finestra era spalancata e l’uomo guardò per molto tempo la luna: era luglio, poi venne agosto, e così passò l’estate.
Mi ero, dunque, ripromessa di leggere Sillabari (Adelphi Edizioni) al più presto, con l’aspettativa di grandi sorprese. È trascorso molto tempo da allora, ogni estate ho tentato di inserirlo tra le mie letture, ma poi cambiavo idea. E così eccomi in compagnia di Goffredo Parise nella seconda metà di agosto, dopo aver lasciato Natalia Ginzburg.
Ho faticato con la scrittura, con la cifra malinconica che la contraddistingue come l’anonimato dei personaggi. Probabilmente deluderò quanti lo considerino un capolavoro, ma la ripetitiva rassicurante non mi ha aiutata, anzi soprattutto all’inizio mi ha innervosiva. Poi ci ho fatto pace.
La folgorazione, però, per quel racconto è rimasta immutata, come per qualcun altro.
Le curiosità
Quaderni delle vacanze dei bambini
Ecologica
Al ritorno dalle vacanze, bisogna rifornire la dispensa, per qualcuno può essere l’inizio per abbandonare pacchetti e confezioni: mappa delle botteghe sfuse sul territorio nazionale – sempre aggiornata (alcuni negozi Natura sì però non hanno fatto il passaggio allo sfuso o altri vendono solo prodotti ortofrutticoli)
La canzone
Seize the day di Wax Tailor ft. Charlotte Savary (2014)
Il film
La figlia oscura di Maggie Gyllenhaal (2022)