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Le mie letture

Storia della bambina perduta di Elena Ferrante

Ho pensato a lettura terminata che parole avrei potuto ricavare per buttar giù una recensione esaustiva. Difficile raccogliere in poche righe tutto il mondo della Ferrante, soprattutto quella sensazione di una storia incubata per anni, forse già scritta mentre prendeva il decollo, una storia lunga sessant’anni.Concludo qui, con Storia della bambina perduta, la bibliografia della Ferrante: ho letto tutto, sottolineato, custodito, riflettuto. Penso solo che Elena Ferrante sia la più grande autrice contemporanea, un esempio per chiunque si cimenti con la scrittura. Spero tanto che ci regali presto altre pagine memorabili.

Non vi racconterò nulla della trama sia per non togliervi il piacere della lettura sia perché mi risulta complicato riassumere la voracità narrativa della Ferrante. Come gli altri libri della quadrilogia, la vicenda è ricca di eventi. Ve ne accennerò brevemente.
Elena ritorna a Napoli nel 1979 nella veste di scrittrice, dopo essersi lasciata alle spalle il trambusto per la separazione da Pietro. E qui si misura con i nuovi orientamenti talvolta malaugurati, si confronta con le volgarità e le meschinità di quel mondo che aveva abbandonato, svilita e vigile per non essere nuovamente inglobata.
Sa bene che il rione è lo specchio dei cambiamenti politici e sociali che avverranno su larga scala, ecco perché lo teme. Ma il rione è Lila, l’amicizia nata sui banchi di scuola e maturata durante l’adolescenza che prosegue ancora su binari solidi e contrastati in un percorso che le vede oramai adulte. In realtà, Lila si reinsedia con forza nella sua vita facendo intendere di conoscere molte cose sul conto di Nino, definito «un cultore delle relazioni utili».
Elena si espande, è luminosa di notorietà, coltiva nuovi legami, si nutre di letture e conferenze. Lila è ancorata al quartiere, anzi non lo ha mai lasciato, intorno ha tracciato un rigido perimetro che è l’anello di congiunzione tra il piccolo mondo del rione e quello grande della cultura dell’amica.
È sempre Elena a narrare «ogni dettaglio della nostra storia, tutto ciò che mi è rimasto in mente», contro la stessa volontà dell’amica. E come accade in Storia di chi fugge e di chi resta, Elena è presente in questo romanzo come non mai, nonostante l’ingombrante figura di Lila: cerca di riportare la scrittura nella sua vita, vedere confermare le speranze e le scelte più ardue, prendere le distanze da Napoli e dai luoghi più familiari per acquisire «nobiltà letteraria», riconoscere il fascino di Lila senza soffrirne, avvalorare il lavoro di quegli anni passati lontani da Napoli.
Ci sono gli echi delle sue opere precedenti, soprattutto della Figlia oscura. L’analisi dei rapporti familiari subisce anche qui dure critiche tra le mura domestiche delle due donne. L’impetuoso confronto madre-figlia e le eredità somatiche non lasciano scampo a una vita libera da ogni convenzione.

Il titolo fa riferimento a un evento tragico che colpirà Lila, la quale perderà forma e diventerà sprezzante tanto da augurare a se stessa di cancellarsi, una sorta di progetto estetico. Ecco, perché credo di ravvisare una chiave di lettura lontana da questo dramma: è Lila a perdersi quando non riuscirà ad abbattere, attraverso la scrittura e i libri, il muro dei prepotenti e invischiati Solara. Di colpo sfioriscono il disincanto e l’infanzia.
I quadri politici e sociali così velati e potenti allo stesso tempo descrivono i labili rinnovamenti, sinonimo di l’immobilità perenne di sistemi consolidati, «cipria della modernità spruzzata a casaccio, e in maniera sbruffona, sopra la faccia corrotta della città». E anche quando le due donne tenteranno di mutare quest’ordine, ne usciranno sconfitte ma unite riscoprendo l’antica sintonia che vibra di scrittura e ribellione.
Elena è il metodo, Lila il fuoco: senza di lei Elena non sarebbe diventata Elena Greco. L’Amica geniale è, appunto, Lila – inquieta e attrattiva, spezzettata e coinvolta, indispensabile e distruttrice – motore di una storia di riscatto. Nella sua testa tutto è scombinato, pieno di furia. Elena ne riconosce le doti e, per invidia e affetto ridimensionerà la figura, accetta quest’evidenza sentendosi sempre inconsistente e su posizioni mediane, come le dirà Pietro. A spronarla, tra mille raccomandazioni, a scrivere della loro storia è Lila, tra le due solo Elena è in grado di farlo perché ha metodo. Ma le parole su quelle pagine sono solo di Elena e non di Lila.
Le piccole donne sono cresciute, emancipate nei pensieri e nei ruoli, rifuggono passato e presente, sfumature di un unico tempo che confonde le loro esistenze.
Ho pensato a tanti finali, per la prima volta sono stata molto suggestionata e mai avrei pensato a un epilogo simile: il cerchio si è chiuso i cui i contorni non sono così netti ma smarginati, per dirla come Lila.

Titolo: Storia della bambina perduta
Autore: Elena Ferrante
Editore: e/o
Pagine: 451
Anno di pubblicazione: 2014
EAN: 9788866325512
Prezzo di copertina/ebook: € 19,50 – € 12,99