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Le mie letture

Ti illustro un racconto – Il taglio del bosco di Carlo Cassola

Sarò breve, come spesso mi capita in questo periodo.
Ti illustro un racconto.

Poche pennellate, o meglio, pochi tratti di matita per raccontarvi di una storia breve. L’ispirazione è nata dai diari di viaggio e personali in cui un dettaglio fiorisce tra le parole. Provo a cimentarmi in un altro modo di narrare una storia, che non sia una recensione ma che si traducano gli elementi salienti in colore.

Perdonatemi la mia scarsa attitudine al disegno, i miei scarabocchi, prometto di migliorare. Pochi crederanno che da piccina la mia ambizione era di fare la pittrice. Consumavo interi pomeriggi a disegnare casa sbilenche, alberi e principesse dai capelli irrealmente lunghi, a colorare album comprati in edicola. Poi ho accantonato l’idea per qualcosa che allora pareva più concreta, rivelandosi un fallimento, ora riprendo lentamente e ridimensionando nettamente il mio estro creativo.

Ti illustro un racconto è un progetto in cantiere da diverso tempo, molto tempo, a lungo incubato per un’idea che ancora non aveva trovato il vestito giusto da indossare. Anche se la ragione principale è che fino a qualche giorno fa non mi era capitato ancora un racconto bellissimo in grado di conquistarmi. Solo a termine del Taglio del bosco, ho pensato che fosse arrivato il momento giusto per aprire a nuovi linguaggi, definiamoli generosamente così.
Il quaderno ospiterà le storie, quelle che colpiranno di più e che meglio si presteranno a tale forma: un disegno, che è più un simbolo, e una citazione significativa; passo passo vi racconterò. Il primo a inaugurare questo spazio è un autore toscano, Carlo Cassola, noto soprattutto per La ragazza di Bube, libro amato come questa collezione di storie.

Il taglio del bosco dà il titolo alla raccolta omonima, «racconti lunghi e romanzi brevi», qui in edizione Einaudi del 1975, ma si trova nella più recente versione Mondadori con la prefazione di Manlio Cancogni, anch’egli scrittore e caro amico di Cassola. I racconti sono splendidi, nessuno escluso: recuperateli.

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Guglielmo, il protagonista, parte con una squadra di boscaioli – Francesco, Germano, Fiore, Amedeo -, ha acquistato un taglio, i cui confini ricordano un triangolo isoscele, per farne legna e successivamente carbone.
I luoghi sono quelli tra Volterra, San Dalmazio e il torrente Sellate, che hanno dato i natali allo stesso Cassola, per una vicenda che si svolge tra le due guerre mondiali.
Il lungo tragitto che li porterà al bosco narra della metamorfosi della natura e sembra riflettersi nello stato d’animo di Guglielmo: l’autunno, malinconico, languisce sull’estate appena trascorsa; l’inverno cupo non lascia tregua alla sua sofferenza. Il lavoro è motivo di distrazione da quel passato recente che si fa sempre più acuto e inspiegabile.

Gli uomini sono costretti a una convivenza forzata soprattutto quando pioggia e neve non permettono di occuparsi del legno. Ed è lì nel minuscolo spazio che la natura di ciascuno viene allo scoperto, rivelando asprezze e ilarità.
Francesco, tra una partita di carte e la cucina, ha modo di allietare le serate con storie infarcite di dettagli personali.

Fiore è il più taciturno, anche lui come Guglielmo, si porta dietro un dolore immenso ma sembra averlo superato. Più che altro colpisce il suo atteggiamento contraddittorio: lo sguardo sereno e distaccato è così lontano dai giorni terribili?
Rimasti soli, durante i giorni di Natale, i due sono costretti a interloquire con maggiore insistenza senza tuttavia abbattere quel muro del silenzio: di quella comunanza amara non sapranno trarne un punto di forza.

Con il sopraggiungere della primavera, quando la sua scia di miele si addensa nell’aria, il lavoro al bosco è quasi terminato e i più ritornano presso gli affetti familiari, giù al paese. Quell’allegria pare non riguardarlo. La natura si risveglia, Guglielmo, in preda alla disperazione, si chiede se mai riuscirà a recuperare una parvenza dell’antica quiete.