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Le mie letture

La lingua salvata di Elias Canetti

Sapevo già che avrei fatto centro con questo libro. Lo corteggiavo da anni, ho sempre rimandato la lettura per chissà quale motivo. Finché l’ho preso in mano senza pentirmene. La lingua salvata. Storia di una giovinezza di Elias Canetti (edito Adelphi) è un classico contemporaneo da avere in libreria. Bello e con una prosa piena, elegante, d’altri tempi, difficilmente noiosa.

Solo l’ultima parte, la quarta, ho trovato un po’ monotona. Probabilmente perché più ripetitiva e per l’assenza di una figura chiave, quella madre del protagonista. Perdonatemi, non ho intenzione di svelarvi la trama, ma devo pur giustificare la mia titubanza.
La mappa geografica e soprattutto linguistica è rintracciabile dall’indice: Rustschuk, Manchester, Vienna, Zurigo in un peregrinare che è un arricchimento culturale. Il piccolo Elias trae giovamento fin dall’infanzia e più che l’aspetto personale balza in primo piano l’intenzione di fissare sulle pagine le parole, i volti, le città.
In Bulgaria sente sette/otto lingue diverse, città di grandi traffici commerciali. In famiglia i genitori parlano tedesco «in ricordo dei loro felici anni di studio a Vienna», lo spagnolo tra i parenti materni, il bulgaro è delle fiabe raccontate dalle contadine, il turco dai nonni paterni.
La famiglia Canetti è poliglotta. Il nonno, viaggiatore per lavoro, si proclama conoscitore di ben diciassette lingue che diventano all’occorrenza diciannove: «Da noi ci limitavamo a quattro lingue soltanto, e quando io domandavo alla mamma se era possibile parlare diciassette lingue, lei, senza nominare il nonno, esclamava: “No! Vuol dire che non se sa neanche una!».”
La famiglia paterna è fin troppo presente tanto da costringere i genitori di Elias a prendere in considerazione alcune importanti occasioni lavorative in Inghilterra.
Quella di Canetti è assimilabile anche al romanzo di formazione, di chiara fattura autobiografica si dipana dal 1905 al 1921, in mezzo ci sono la Grande Guerra e l’avvento delle dittature nazifasciste. Una Storia che lo sfiora: a Vienna il conflitto giunge come un eco lontano. I Canetti hanno un tenore di vita, nonostante le ristrettezze del momento, più agiato dovuto alle attività commerciale dei parenti inglesi. Il primo riscontro con la realtà è l’avvistamento di un treno carico di profughi.
Gli eventi della prima infanzia sono ruotano intorno alla curiosità che caratterizza il piccolo Elias, che inventa storie davanti alla tappezzeria o imita il padre mentre legge il giornale dondolando la testa: «Io ero stato soggiogato dal fascino delle lettere dell’alfabeto e delle parole».
Il padre gli procura i primi libri, Le fiabe dei Grimm, I viaggi di Gulliver, Le mille e una notte: «ogni volta che avevo finito un libro, ne discutevo con mio padre e talvolta mi eccitavo a tal segno che lui doveva calmarmi». Un rito speciale che il padre coltiva fino a quando, colto da un malore, muore. È il 1913, all’alba della Prima Guerra Mondiale.
Questa abitudine viene ripresa dalla madre. I rapporti tra i due sono cambiati, da distanti diventano forse morbosi, e cambia anche il teatro della loro vita, Vienna. Si trasforma il rapporto tra madre e figlio, nutrito di letture, di discussioni così adulte in una sorta di “le parole tra noi leggere”. Mathilde, donna colta e di larghe vedute, ha influenzato fortemente la sua formazione intellettuale e privata. Pretenziosa verso il figlio, spesso contraddittoria ma è una figura nitida. La malattia e l’aspirazione a ricostruire la propria vita dopo la morte del marito saranno il vero ostacolo tra madre e figlio.
A Zurigo avviene il primo strappo. Elias è in Svizzera per continuare gli studi, mentre la donna si trova in una clinica per curarsi. La sete di sapere prende una direzione nuova, non è più un momento condiviso ma prende la strada dell’indipendenza intellettuale. È questo il periodo più felice del soggiorno svizzero nonostante la donna disapprovi la conoscenza dell’arte e della scienza. Da ruolo centrale e influente, si trova a passare in secondo piano.
Il nucleo della vicenda si trova qui, nell’imponente figura materna e negli studi, intensi e meravigliosi.
Questi frammenti di vita si susseguono, ricchi e nitidi. Il più lontano è di colore rosso: il pavimento e la scala sono rosse. «Mostrami la lingua!» gli intima un uomo dal sorriso sornione mentre dalla tasca estrae un coltellino: «Adesso gli tagliamo la lingua». E lui, Elias attende il supplizio come fosse una cosa naturale. Un episodio che si ripete per diverso tempo, racchiuso in atmosfere oniriche.

Il titolo è riconducibile a questo episodio: salvando la lingua si ha la possibilità di conoscere il mondo. Ed Elias Canetti salverà «la coscienza delle parole» dai pericoli dell’antisemitismo, dalla soffocante famiglia, dall’ignoranza.

Titolo: La lingua salvata. Storia di una giovinezza
Autore: Elias Canetti
Editore: Adelphi
Traduttore: Amina Pandolfi, Renata Colorni
Pagine*: 362
Anno di pubblicazione*: 1991
EAN*: 9788845908163
Prezzo di copertina*: € 12,00

* edizione tascabile