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Fuori dai libri

2019

Devo dire che gli anni che terminano con numeri dispari mi sono antipatici perché nell’eterno gioco degli equilibri qualcuno rimane scompagnato. Pari o dispari che sia, è nota la mia avversità nei confronti dei primi mesi dell’anno, che si protrae fino a buona parte di marzo, termina solo quando l’aria si sprigiona di polline e miele.
A dicembre ho avuto un atteggiamento diverso, decisamente più propenso nei confronti di gennaio, non mi sono fatta stritolare dall’ennesimo compleanno e dall’apatia invernale. Un pensiero positivo. Ma poi alcuni eventi hanno fatto precipitare le cose: ho trascorso i primi quattro giorni dell’anno a pesare le parole, a rifiutarle. A tutto c’è rimedio, bisogna solo concentrarsi sugli aspetti che per me sono importanti, non lasciarsi influenzare da figure con ambizioni da grandi attori, solo per confermare che per fortuna l’intelletto umano ha trovato altri sbocchi.

Ho scritto queste righe un paio di ore fa, ero piena di rabbia e disillusione, poi mi sono fermata altrimenti avrei continuato a lamentarmi, a soffrire. Ho letto altri blog: chi scrive ha un piglio più razionale, spesso più spensierato nonostante alcune storture quotidiane. Non avrebbe avuto senso funestare chi legge e me, per ingigantire quella patina negativa che già mi porto dietro. Allora ho pensato al lavoro immenso che ho fatto su me stessa per tre anni, ai risultati raggiunti, e quindi mi sono riappropriata di quanto di bello ho visto e vorrei scoprire nel futuro molto prossimo. Lo devo anche a chi mi sta accanto. Come antidoto userò la persona che sono diventata, lontana dalla superficialità ed egocentrismo di certe conoscenze, ma vicina a un pensiero sempre più naturale.

Tanti in qualche modo si sono fissati degli obiettivi (divertente e coscienzioso quello di Giui), ma io faccio fatica perché poi arriva la vita e mi scombina tutto. Non mi piacciono i propositi, prendo com’è quel che viene, al massimo tento di smussare gli angoli spigolosi. Ho solo programmato alcuni nuovi appuntamenti (si possono definire così?) per il mio Instagram, già a partire dalla scorsa domenica.
Ci vediamo in questi 356 giorni. A dicembre abbasso la saracinesca.

Previsioni per i prossimi mesi.
Leggere le lettere di Virginia Woolf. Ogni mese me ne arriva un pezzetto nella posta e mi sembra il momento di recuperare in biblioteca perché Einaudi non le pubblica più. Ma Einaudi non pubblica più tante cose.

Continuare a scrivere su questo blog. L’anno scorso improvvisamente volevo abbandonarlo per dedicarmi sempre più ai social perché il tempo è risicato e oramai siamo abituati a leggere testi brevi, per non dire brevissimi, a giudicare le cose solo secondo il metro di misura bello/brutto. Poi è pensato quel che scrivo qui rimane, almeno fino a quando qualcuno non deciderà di mandare in pensione i siti: mi rendo conto che appunto sui social una foto e due parole hanno la durata di venti minuti, poi tutto finisce nel dimenticatoio. Almeno ho un punto fermo, è la mia carta d’identità.

Stare sempre più distante dalle polemiche, inclusa la questione “tutto ruota intorno ai contenuti”. No, solo intorno al minuto (vedi sopra).

Nei primi giorni dell’anno ho definitivamente compreso il potere terapeutico della corsa: durante penso molto, non distolgo l’attenzione dai miei problemi, non risolvo granché. Ma il 2 gennaio, il giorno più cupo di questo primo 2019, mi ha aiutata a distendermi. Ora devo solo tentare di mantenere la media dei 6,5 chilometri.

Tenermi strette un po’ di conoscenze virtuali, che se poi non hanno a che fare con i libri non ha importanza.

Buon inizio