Il Teatro Studio Melato, dedicato dal 2012 all’attrice Mariangela Melato, è una preziosità di Milano. È impossibile non subirne il fascino: accogliente e meraviglioso, ispirato al Globe di Londra, sembra quasi che offra un contatto diretto con gli spettatori.
L’occasione giusta è stata lo spettacolo al Piccolo Teatro, Il ragazzo dell’ultimo banco di Jacopo Gassmann, al quale ho assistito grazie all’opportunità che mi è stata data da Intesa Sanpaolo.
Delle cose belle bisogna dar notizia.
Prima dello spettacolo è stato possibile intrattenersi con gli attori – Danilo Nigrelli, Fabrizio Falco, Alfonso De Vreese, Pierlugi Corallo – lo scenografo Guido Buganza e il direttore di scena Davide Pajatti, i quali hanno svelato ricordi scolastici e curiosità relative alla produzione. Seduti al tavolo di scena, come fosse un banco di scuola, hanno trascorso qualche minuto piacevole davanti alla telecamera e ai miei occhi. Anch’io per qualche ora sono stata andata indietro nel tempo, quando la mia insegnante di italiano aveva pubblicato un mio tema sul giornalino della parrocchia. Nostalgia.
Il ragazzo dell’ultimo banco di Juan Mayorga per la regia di Jacopo Gassmann, che già in passato si è confrontato con le opere del drammaturgo spagnolo, sarà in scena fino al 18 aprile 2019.
Il magistrale allestimento e i movimenti degli attori riescono nell’intento di far convivere narrazione e realtà teatrale.
L’opera è stata al di sopra delle mie attese, per struttura, simmetrie e simbologie in un serrato ritmo di incastri e parole.
“Racconta il tuo weekend”: è la traccia che Germán assegna ai suoi studenti per tentare di fargli comprendere l’importanza dell’osservazione in un testo letterario. Da quegli elaborati, alcuni mediocri, emerge la cronaca di Claudio, il quale ha trascorso alcune ore con l’amico Rafa, per una lezione di matematica. Il ritratto che emerge, di una famiglia agiata e apparentemente perfetta, è l’opportunità per l’alunno per attirare l’attenzione su di sé, sulla sua passione per la scrittura.
E così Claudio volontariamente presenterà al suo professore una storia a puntate, quasi una serie televisiva, che coinvolgerà anche Juana, la moglie di Germán. “Continua”: si chiude così ogni racconto, accrescendo, pagina dopo pagina, la tensione e la morbosità di sapere quel che succede a casa di Rafa. «La gente ama i racconti» dirà sibillino il professore. Già, anche lui.
Lo spettacolo, con un suo taglio sarcastico, offre molte chiavi di lettura, quali il divario sociale tra le famiglie di due ragazzi, la disciplina per coltivare il talento e soprattutto il legame tra scrittore e lettore, in un sottile gioco di aspettative e richieste. Seppur il dramma è appartato tra le mura scolastiche, quel che accade tra Claudio e Germán può essere visto sotto la lente di ingrandimento della letteratura: per chi si scrive?, qual è il limite per un autore?
Scrivere e leggere delle vite degli altri riduce la distanza tra Claudio e Germán, da ragazzo dell’ultimo banco a osservatore diretto e a fonte di informazioni, portando a un ribaltamento dei ruoli, a una conoscenza reciproca. E il finale n’è la prova.