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Fuori dai libri

Cronache dal Festilvaletteratura

Mentre aspetti il tuo turno per scrivere l’articolo, chi incontri? Michela Murgia, Michela Marzano che sono in attesa di essere intervistate. O nel cortile al punto Illy Corrado Augias prende il caffè attorniato da una decine di ragazzi. Questo è il Festival di Mantova e ti prende alla sprovvista!

Eccomi, dopo due giorni di rientro dal Festival ancora non mi sono ripresa totalmente: vorrei appisolarmi continuamente! Cos’è è stato il festival? Un vortice di molte situazioni, paura di non farcela, spaesamento, tanti incontri letterari e tante strette di mano.
Mantova è un palcoscenico molto suggestivo per un Festival che è arrivato alla 17ma edizione e che per di più si snocciola in cinque giorni. Non vi elenco le presenze e i percorsi del festival, ma vi lascio il link per farvi un’idea.
Mi è stata data una risposta definitiva due settimane prima della manifestazione. Quest’anno gli organizzatori hanno ricevuto circa 1200 richieste di contro le 900 del 2012. Boom!
La redazione testi, alle 11 del mattino di giovedì, ci ha distribuito il materiale, dato tutte le spiegazioni e risulto dubbi.
Mi sono stati affidati quattro eventi lavorando complessivamente tre giorni. Ciò che mi è stato assegnato non era nelle mie corde, ma poteva andarmi peggio. Ho scritto di architettura, ambiente, sostenibilità e sono stata premiata, infine, con il film di Paolo Giarolo.
  • Mercoledì ho seguito “Per un’architettura civile e democratica”, un incontro in tutti i sensi tra due architetti, Raul Pantaleo e Luca Molinari, e un’illustratrice, Marta Gerardi. La discussione è stata una bella riflessione sulla costruzione e riqualificazione di spazi destinati al vivere insieme, a proteggere l’ambiente: un’architettura che sia un messaggio progettuale intelligente, ma non da subire senza alcun fine.
  • Giovedì, invece, Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, ha lasciato la sua “traccia”. L’evento rientrava in quelli organizzati dalla Telecom per soli trenta minuti. La figura esemplare di Adriano Olivetti diventa un protesto per allargare gli orizzonti di discussione e portarli all’attualità politica e civile.
  • Venerdì ho fatto il pienone: due incontri l’uno dopo l’altro. Michela Murgia, Giorgio Vasta hanno colloquiato con Antonella Tarpino, autrice di Spaesati su un argomento “archeologico”, le rovine. In realtà, devo dire che gli spunti sono stati vasti e per certo versi ho faticato seguirli. Per alleggerire i pensieri, ci voleva il docu-film Libri e Nuvole di Paolo Giarolo. L’ho apprezzato molto per l’ambientazione (il Perù) e le tematiche proposte: i libri e la conoscenza sono l’unica arma per combattere i potenti.
Esclusi questi eventi, no ho seguito tanto. Ho fatto capolino durante il dibattito di Saviano (fa una certa impressione vedere la scorta accanto), ho seguito Severgnini e Moehringer (il ghostwriter di Agassi), l’attivista e ambientalista Vandana Shiva e gli incontri di Fahrenheit RadioRai3 che si svolgevano nel pomeriggio nel cortile della redazione.
Non ho approfittato dell’ampia scelta per motivi di salute e per i ritmi serrati di consegna degli articoli alla redazione. Però quello che ho visto e ascoltato è stato un piacere.
In quei giorni è stato difficile rendersi conto di quello che é accaduto intorno. Certo, quando vai agli incontri respiri un’atmosfera piena di interessi, argomenti nuovi, letteratura ma per la tensione e per i tempi ristretti fatichi un po’ a rilassarti. Comunque, è un’esperienza positiva.
L’avrete sentito ripetere mille volte, lo confermo definitivamente: l’anima del Festival sono i volontari, le magliette blu. Escludendo la redazione testi, video e foto, non vi dico quanti ragazzi e adulti hanno partecipato attivamente soprattutto per la parte logistica.
In generale, il Festival è ben strutturato per chi volesse partecipare: avrete assistenza per dormire, mangiare e come trasporto. Il costo si riduce alla tessera d’iscrizione, al biglietto per il viaggio e alla colazione. Per il resto non verreste abbandonati.
Consiglio di partecipare prima dei 30 anni, perché pur non avendo quell’età, la fatica mentale si fa sentire, lo spirito di adattamento non è più quello di una volta.

Ho archiviato magliette blu, pass, taccuino per appunti, programma. Andrà tutto nella scatola dei ricordi…