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Fuori dai libri

Libri e altre amenità, la mia wishlist

È giunto il mio tempo. E per quest’anno vi risparmio i consigli per i regali, lo hanno già fatto persone ben più competenti di me (qui e qui).

Non ho mai condiviso la mia lista dei desideri. Mai. È la prima volta. Sono persino gelosa delle mie letture, tra i mille difetti che ho. Qualcuno si chiederà perché allora lo sto facendo: per entrare nel clima natalizio, aiutarvi anche per i vostri regali, sperare che le mie parole non rimangano inascoltate e salutare questo blog. Cioè, non mollo tutto e scappo verso qualche isola sperduta del Pacifico, ho più volte annunciato che cambierò vestito e identità. Ancora qualche post e tutto sarà diverso. Tanto poi vi dirò. Cominciamo solo ad abituarci all’idea.
Senza tergiversare, vi lascio la mia lista di libri e altre cose che hanno più o meno a che fare con autori e pagine. Sarà un articolo lungo, mettetevi comodi.
Partiamo dai libri.  Su Pinterest ho una mia wishlist che non aggiorno sempre, preferisco perdermi tra i mille foglietti che puntualmente perderò. È stata una selezione dura, durissima. Ho escluso i classiconi e i libri antichi di botanica (l’ultima fissazione) per far posto più che altro a molte novità e ai libri illustrati anche per i bambini.
New York Stories a cura di Paolo Cognetti (Einaudi): colpo al cuore. Facebook e Twitter non aiutano a dimenticare, orde di utenti si coalizzano alimentare le tue ossessioni. Da quando ho saputo di questa uscita, senza esagerare, ci penso sempre. Cognetti è sinonimo di garanzia, è come la carta fedeltà del supermercato: ci puoi sempre contare, alla fine sarai premiato.
Il libro di Natale di Selma Lagerlöf (Iperborea): non c’è due senza tre. Devo assolutamente concludere la mia saga natalizia dell’autrice svedese, mi sono appassionata. Il titolo è da caminetto e tazza di tè. E non aggiungo altro.
Ilcane e la luna di Alice Barberini (Orecchio acerbo): i disegni in punta di matita e l’esplosione di rosso sono meravigliosi, sa di nostalgia dei primi anni del Novecento. Poi parla di circo in qualche modo, può bastare?
E la chiamano estate di Jillian Tamaki e Mariko Tamaki (Bao Publishing): in netto contrasto con il periodo e con il libro sopra citato, ma è da un bel po’ di tempo che ci giro intorno eso che questo graphic novel mi piacerà. Anche se non adoro l’estate.
Scienza della fantasia di Davide Coero Borga (Codice edizioni): l’ho sfogliato in libreria e sono ne rimasta colpita. Le fiabe vengono analizzate come si farebbe in laboratorio, con fare scientifico come indica il titolo. Niente di monotono, anzi è pure corredato da splendide illustrazioni.
Il giardino di Virginia Woolf di Caroline Zoob (L’ippocampo): non ho il pollice verde e non credo che mi appassionerò al genere, ma sarebbe bello conoscere altri aspetti della scrittrice inglese. Quel giardino è rimasto immutato.
Il libro dei perché di Gianni Rodari (Einaudi ragazzi): nella bella versione rilegata e copertina spessa. È pieno zeppo di quesiti di varia natura, secondo me farebbe comodo ai genitori che sono tartassati dai tanti perché dei loro bambini. Per quanto mi riguarda Rodari è un’istituzione e questo libro mi incanta. 
Nuotarecon un elefante tenendo in braccio un gatto di Yoko Ogawa (IlSaggiatore): fresco di stampa, è uscito alla fine di novembre. Gli orientali splendono di luce proprio e questa lettura è buon modo per cogliere quella luce.
Il silenzio del lottatore di Rossella Milone (minimum fax): è da mesi che si parla di questo libro, mi incuriosisce molto. Ho avuto modo di apprezzare la Milone nell’Età della febbre per l’originalità del suo testo. In generale, tifo per le nostre scrittrici. 
Attorno a questo mio corpo di Laura Pacelli, M. Francesca Papi, Fabio Pierangeli  (Hacca): una curiosa collezione di ritratti e autoritratti letterari come recita il sottotitolo. Tratta della salute, degli affanni e nevrosi dei nostri scrittori. Lo studio anatomico non sarà noioso. 
E ora passiamo alle amenità, insomma a quegli oggetti o gadget che ci rallegrano l’esistenza e di cui noi booklover non potremmo fare a meno. Scovato delle belle idee di handmade italiano – tranne due casi – a sostegno delle più colorate e originali.
Marcovaldo e Tisana dei lettori di Melissa erboristeria: acqua calda per questi due tè e tisana più letterari che ci siano. Vengono dal bellissimo negozio di Melissa, chi non la conosce? Fiori e frutta per profumare i lunghi pomeriggi invernali e le nostre letture.
Spilla Welcome autumn di Enrica Trevisan illustrazioni: ci sono le foglie, i libri e un bel nonno per tenere stretta la vostra sciarpa e pensare subito al tepore domestico. A me piacciono tutte le sue creazioni, soprattutto a tema marino e autunnale.
«The New Yorker» magazine: abbonamento digitale o cartaceo o qualche numero poco importa. È difficile per me reperirlo e all’inizio andrei con i piedi di piombo, non so quanto riuscirei a leggerei. Forse è l’unico modo per fare pace con l’inglese.

Magnetic bookmarks di Studio Pilar: ricordano l’ultima pagina letta i segnalibri magnetici con i ritratti di alcuni scrittori più conosciuti. Bisogna averli per forza.

Kindlecase fantasia Sailor Jerry di Pretty in Mad: quando l’ho visto mi è venuto in mente il libro Papà tatuato. La trama tattoo d’ispirazione anni Cinquanta è bellissima, e credo possa contenere, oltre all’ereader anche un taccuino.

Lampada The old man and the sea di Art Frigo: ho scelto Hemingway solo per la copertina della Penguin books. Ci sono molte altre abat-book, riproduzioni dei libri più amati, che arrederanno i vostri angoli di casa.

Tazza Gabriel García Márquez di Meditathe: non ho amato Cent’anni di solitudine, anzi non sono riuscita a finirlo e magari questa tazza letteraria potrebbe aiutarmi a riprenderlo in mano. Divertente la ricostruzione della genealogia della famiglia Buendía, da non studiare al mattino prima di uscire.

Globe-fishnotebook di Manuche Postcards from: il mare in qualche modo ce l’ho infilato in questa lista. I quaderni di Manuche sono splendidi, stampe e carta hanno un sapore vintage per custodire pensieri e appunti.

 

E con questo passo e chiudo. Siete sopravvissuti? E cosa vi incuriosisce?