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Fuori dai libri

Marie Kondo e l’incubo per un lettore

Nell’episodio 5 di Facciamo ordine con Marie Kondo, su Netflix si parla di libri.
Ma andiamo con ordine, appunto.
Una coppia di ragazzi vive insieme da diversi anni, si sono trascinati dietro cianfrusaglie delle loro precedente convivenze incluse quelle del periodo universitario. È imminente la visita dei genitori di uno dei due, ma la casa è soqquadro in tutto e per tutto.
Così una mattina suona il campanello e sulla soglia si presenta Marie Kondo, colei che ha fatto proseliti con Il magico potere del riordino.
Dopo le presentazioni si inizia a pensare alla riorganizzazione di spazi e oggetti, con tanto di “cerimonia” per entrare in comunione con il contesto domestico.
Abiti, cucina e libri.
Questo è l’episodio in cui si parla anche dei libri. Anche in questo caso i due giovani ne hanno accumulati molti con gli anni, dai testi scolastici alla narrativa. Così li sistemano intorno a un tavolino e selezionano. «Il procedimento è lo stesso per i vestiti: prendete in mano ogni singolo libro e vedete se vi riempie di gioia».
Uno dei due, mentre l’altro procede spedito, ha grosse difficoltà ad abbandonare ciò che non gli tornerà utile anche perché è legato a dei ricordi: «Qual è il tuo libro preferito che non lasceresti mai?». Ecco che afferra Il buio oltre la siepe di Harper Lee e ripensa a quanto sia per lui ispirativo, tanto da leggerlo ogni due anni.
«La gioia è diversa per ciascuno di noi», chiosa Marie.

Per un lettore, effettivamente la scelta non avviene con molta facilità: selezionare e scartare, salvare.
Tuttavia, trovo nel messaggio di Marie una verità, o meglio una pratica da perseguire senza troppi sensi di colpa: ordinare la libreria, fare “chiarezza”, per non accumulare. Soprattutto quando non si è sicuri di un acquisto è bene non precipitarsi. Vale in ogni ambito. Per quanto riguarda i libri ci vengono in aiuto biblioteche, siti di scambio e mercatini. Anzi, proprio le biblioteche fugano i dubbi su un autore o su una storia. È pratica buona non lasciarle morire, ma frequentarle come fossero librerie. Non c’è nulla di male a prendere in prestito i libri, non attentiamo né all’economia né all’editoria, visto che buona parte dei fondi destinati gli acquisti sono dei cittadini. Non usufruire di un servizio che una comunità mette a disposizione è come sedersi a un tavolo, non cenare e pagare il conto. Lo si deve anche per quanti non posso accedere alle biblioteche, per una lacuna delle amministrazioni locali.
Bisogna solo avere la pazienza di attendere il proprio turno, ma fortunamente i libri non scadono come il latte.

Alla fine mi sono chiesta: se avessi a disposizione una rosa di titoli quali sceglierei?

Racconti di Pietroburgo di Gogol’;
Microcosmi di Magris;
Leggere Lolita a Teheran di Nafisi;
Gita al faro e Una stanza tutta per se di Woolf;
Dalla parte delle bambine di Gianini Belotti;
Il libro del mare di Strøksnes;
L’arte di collezionare mosche di Sjöberg;
Il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa;
Il taglio del bosco di Cassola;
Inverni lontani di Rigoni Stern;
Il Barone rampante di Calvino;
Le ombre della primavera di Lawrence;
Lessico famigliare di Ginzburg;
Il mare non bagna Napoli di Ortese;
Cristo si è fermato a Eboli di Levi;
A pesca nelle pozze più profonde di Cognetti;
Come diventare esploratore del mondo di Smith;
Ossi di seppia di Montale.

Mi fermo qui, lascio uno spazio vuoto per i libri che verranno.