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Fuori dai libri I piccolini Le mie letture

Playlist di dicembre, ciao 2019

A dicembre i bilanci e le aspettative vanno a braccetto, e se si aggiungono le infinite cene con parenti, amici e colleghi il cocktail diventa esplosivo. Ma non pensiamo più, tanto è il sacrificio annuale.
Ho pensato di considerare questa playlist come un qualsiasi mese, senza decretare vinti e vincitori definitivi. Un piccolo prospetto di questi 365 giorni l’ho già fatto, tra letture e copertine.

In altre rime cos’è stato il 2019?
L’azzurro e la forza dell’Oceano Atlantico. Ossigeno.
Buon 2020

 

I libri

Ho preso Confidenza di Domenico Starnone a scatola chiusa, più per stima verso l’autore nonostante abbia letto solo Via Gemito, che per curiosità verso la trama. Anzi ultimamente tento di tralasciare le sinossi, rivelano troppo come i trailer e alla fine non ha più senso né leggere né andare al cinema.
Cosa ho apprezzato di questo libro? Innanzitutto, che l’autore abbia intitolato ciascuna storia semplicemente come Primo racconto, Secondo racconto, Terzo racconto, senza perdersi in inutili orpelli; costruire un romanzo seguendo l’architettura della narrazione breve; affidare a ciascun personaggio una voce univoca, chiara senza cadere nella trappola dell’uniformità corale. Non devo dimenticarmi che sto parlando di Starnone.
Alla base di tutto c’è un segreto che reciprocamente Pietro e Teresa si confidano, «qualcosa che se si sapesse ti distruggerebbe per sempre», minacciando di rivelarlo qualora uno dei due venisse meno ai patti. Gli anni si susseguono e il timore di svelarsi, di rimanere come nudi sul palcoscenico è sempre dietro l’angolo.
Pietro, un insegnante liceale, è materia di racconto: come vede sé stesso e lo vedono le altre – Emma e Teresa –, nel presente e a distanza di anni, seguendo il filo rosso dei legami affettivi. Ciascuno tende a ingannare e ingannarsi.

 

È il primo libro di Auður Ava Ólafsdóttir che mi ritrovo tra le mani. Miss Islanda è Heckla ha il nome di un terribile vulcano, una bellezza da passerella. Neanche sua madre era al corrente che il padre avesse i vulcani nel cervello e sognava eruzioni.
È il 1963 quando la ragazza, da Dalir raggiunge Reykjavík, con una valigia e un’edizione inglese dell’Ulisse di Joyce. Il mondo è subbuglio e gli echi americani giungono fino a qui. In tasca i suoi vent’anni e la passione per la scrittura «La gioia essere viva e di sapere/che sto andando a casa a scrivere».
Nella capitale islandese vivono due amici. Ísey, il cui nome significa isola di ghiaccio, che ha già una bambina, è tormentata e schiacciata dalla vita domestica, scrive un diario di nascosto dal marito, che non è quasi mai presente a casa. Fa sogni che sono premonizioni, letture di un futuro sempre più pressante e per nulla docile alle proprie aspirazioni. Davíð Jón John che si porta nel nome le Nere piume di Stefánsson, poeta dell’aurora, è costretto a imbarcarsi perché omosessuale. L’Islanda è un paese in cui tutti si conoscono.
L’autrice attraverso i tre giovani e in particolare Heckla affronta le questioni dei ruoli e di genere, costruisce una storia che rivela segni di speranza.
Heckla sogna parole e libertà.
Poi all’improvviso nasce un’isola, la precede un boato, un’eruzione: è Surtsey. È il 14 novembre.

Invece tu eri cambiata. Eri stata in viaggio. Parlavi in modo diverso. Parlavi la lingua delle eruzioni e dicevi «meraviglioso», «imponente» e «colossale». Avevi scoperto l’alto e ti volgevi verso il cielo. Avevi cominciato a scomparire e noi ti trovavamo fuori, nei prati, dove rimanevi distesa a osservare le nuvole, d’inverno ti recuperavamo coricata sui cumuli di neve, da dove guardavi le stelle.

 

Qual è il colore della Groenlandia? Bianco? Verde? È Kalaallit Nunaat, ovvero la «Terra degli uomini» o «Terra dei Kalaallit», gli indigeni inuit che abitano la zona ovest dell’isola. In seguito è diventata la danese Grøland, terra verde e quanto pare lo si deve a una genialata di un esploratore vichingo, Erik Thorvaldson, che come il padre non era uno stinco di santo. E qui mi fermo per non togliervi la sorpresa. Ma le congetture sull’identità di questa terra non si esauriscono nella leggenda.
Il colore dipende da diverse variabili quali luce, temperatura, polveri sottili e ceneri: definirlo univo è complicato.
Si intitola Ghiaccio il libro di Marco Tedesco, glaciologo, e tratta di un’esperienza e una missione in Artico. Qui studia forme, suoni, movimenti. Davanti a questo spazio sconfinato vengono a galla suggestioni personali, problemi che interessano il genere umano, rivelando i grandi segnali di un cambiamento epocale, che metterebbe a rischio la vita biologica. Occhi, mente e cuore si inchinano alla sacralità culturale, ambientale di questo angolo remotissimo
Ghiaccio è un diario di viaggio, divulgazione, concentra più generi senza risultare noioso, anche se a mio avviso si perde un po’ tra concetti ormai assodati e tecnicismi.

Playlist di dicembre, Sinnos - interno storie

Per restare sempre in tema natura e grandi imprese, concludo con questi due piccoli libri di Sinnos, che ha un catalogo strepitoso, adatto a grandi e piccini.
In Una ragazza in cima di Francesca Brunetti e illustrato con meraviglia da Marianna Coppo, Henriette D’Angeville ha la fame che meritatamente ha ottenuto: racconta la scalata del Monte Bianco, la più imponente montagna europea. Henriette ha origini nobili e cresce in un ambiente stimolante. Dalla sua Lompnes, nella Savoia, il Monte Bianco somiglia a un castello fatato. Fin da bambina quella cima diventa un punto di riferimento e quando da adulta deciderà di dare sostanza al suo sogno in molti saranno contrariati: «Che idea stravagante per una signorina scalare una montagna! È una vera follia!» In barba alle convenzioni, alle aspettative altrui, alle derisioni Henriette riuscirà nella sua avventura.

Quello che il signor Volpe intraprende in Alla ricerca del fiore dorato è una ricerca del Millepetali, una specie rara, che per un appassionato di botanica come lui è un trionfo venirne a contatto. Anche in questo caso si tratta di un racconto di montagna, si sale gradualmente per arrivare in cima, si gioca con la metafora della fatica, del successo.
È ben caratterizzato da personaggi – Volpe, Orso, Marmotta, Lupo, Stambecco –, da un disegno geometrico, bidimensionale e colorato che è la cifra stilistica di Benjamin Flouw. Inoltre ha il grandissimo pregio in poche pagine di condensare narrazione, divulgazione e attività, perché è una storia di esplorazione e rispetto della natura, ma al tempo stesso si presenta come un manuale per affrontare un’escursione e un quaderno per applicarsi in quanto si è appreso. Si comprende che è tra i miei preferiti dell’anno?

 

Confidenza di Domenico Starnone, Einaudi, 2019
Miss Islanda di Auður Ava Ólafsdóttir, Einaudi, 2019
Ghiaccio di Marco Tedesco e Alberto Flores d’Arcais, Il Saggiatore, 2019
Una ragazza in cima di Francesca Brunetti e Marianna Coppo, Sinnos, 2019, dagli 8 anni
Alla ricerca del fiore perduto di Benjamin Flouw, Sinnos, 2019, dai 6 anni

 

 

La curiosità
Calendario dell’Avvento di Oz
So bene che Natale è bello che terminato ma vale comunque la pena leggere lo speciale omaggio a Frank Lyman Baum, padre del Mago di Oz: «Doppiozero» ne ha fatto dunque un appuntamento giornaliero con una parola che rappresenta il suo mondo e declinandola secondo il sentire di chi vi ha partecipato.
La mia preferita è arcobaleno, l’ha scritta Nadia Terranova. Sarà perché sono ritornata a casa.

 

Il film
Una buona bugia di Lulu Wang (2019)

 

Bonus track
Hair love di Matthew A. Cherry (2019)

 

La canzone
Zaino di Gigante (2018)

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