È una delle ultime sere di giugno, scrivo, per concluderlo, sul balcone. Osservo il cielo, dopo le piogge dei giorni scorsi: è di nuvole blu polvere come pennellate e un orizzonte violetto e corallo. Qualche rondone volteggia nell’aria.
Giugno ha il gusto dell’estate, della luce e della spensieratezza; muove tutto prima che diventi una lenta agonia verso l’autunno. L’associo alla freschezza serale mentre si torna da uno spettacolo teatrale o musicale, ai giri per i sentieri fioriti, alle infinite possibilità. Credo che sia importante soffermarsi sulle piccole cose, apparentemente insignificanti, osservarle da angolazioni nuove.
Qualche giorno prima invece, durante il mio ritorno a casa in bici, mi ha accompagnata per un breve tratto una libellula blu-notte-di-velluto. Si chiude un cerchio che sa di stelle.
I libri
Inevitabilmente trovo sempre un libro che porti al Nord, soprattutto in questa stagione i ricordi si fanno più nostalgici. Ma in questa occasione c’è un volume particolare che racconta una lingua, è Insegnare a nuotare a una foca di Leonardo Piccione (Utet), mentre la lingua in questione è l’islandese. Una realtà polisemica, di sensi stratificati. 14 vocali su trentadue lettere.
L’islandese è un «esercizio di creatività», di parole composte, «spesso traducibili attraverso perifrasi incomplete».
Leonardo Piccione si inoltra in dieci parole – perché ciascuna predispone a un viaggio -, ruota intorno per riportare a galla fonetica, metamorfosi e storia. Ci sono molti modi di dire intorno a una tazza di caffe; il vento su quest’isola è più importante delle temperature, influenza la quotidianità; esiste una parola di sessanta caratteri; il futuro è assente come tempo verbale.
Questo lessico scelto è soprattutto un modo per scoprire un pezzettino d’Islanda.
Sumardagurin fyrsty è il primo giorno d’estate, è un giorno di festa nazionale.
Il 18 aprile stabilito dai colonizzatori norreni, distinguendo pragmaticamente giorni corti dai giorni lunghi. Ci si augura buona estate anche se nevica, perché l’estate è alle porte.
Ho iniziato Un’estate di Claire Keegan (trad. di Monica Pareschi, Einuadi) durante il primo trekking della stagione, mancavano davvero pochi giorni al solstizio. L’avevo tenuto in serbo proprio per questa occasione.
Durante i giorni luminosi di un’estate memorabile, la vita di una bambina cambia, scoprendo cosa siano la cura, l’affetto. Tutto ha inizio una domenica mattina e potrebbe finire un’altrettanta domenica di qualche mese dopo.
La sua voce snocciola un racconto stupefacente, sussurrato e lucido di una straordinaria trasformazione che sa di libertà, pazienza e gratitudine. Bisogna fare l’abitudine a tante attenzioni mai avute prima. La conoscenza con la famiglia Kinsella diventa una torta al rabarbaro, andare al pozzo a prendere l’acqua, la buonanotte, spazzolare i capelli per sciogliere quei nodi che sembrano inestricabili, il silenzio dell’attesa.
Claire Keegan ha una cifra inconfondibile, pur cristallizzando le tante sfaccettature difficili della sua Irlanda, si muove in punta di fiaba, costruendo intorno storie fuori dal tempo.
«Penso alla mia estate, a ora, soprattutto a ora».
Le curiosità
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Ecologica
Ho scoperto che esiste un’app che permette di scambiare i vestiti pagando solo le spese di spedizioni o concordando la consegna se si vive nello stesso luogo: si chiama declout. Ecco un modo per liberarsi di ciò che non indossiamo più, oltre alla possibilità di partecipare a swap-party, donarli alle associazioni o venderli su molte piattaforme.
Il film
Bergman island di Mia Hansen-Løve (2021)