Nei giorni passati ho tentato, perché non sono mai risolutiva, di mettere ordine nel cassetto dei calzini che negli anni, a dirla tutta, è diventato un contenitore, di modeste dimensioni, per organizzare gli oggetti.
Ogni volta la apro con l’intenzione di sbarazzarmi di quelli che non uso più o usurati, che nemmeno ago e filo possono più riparare o i miei cambiamenti non li sopportano alla vista. Alcuni nemmeno per timore reverenziale ho mai indossato, soprattutto quelli a righe e con pattern particolari: sono matta, mi giudico da sola. Devo assolutamente darci un taglio. Ci sono due aspetti positivi: è molto tempo che non ne compro, forse dal periodo della pandemia, e che non ho calzini spaiati.
Che questa primavera mi porterà del senno e del senso della praticità? Lo spero.
Intanto, buona aria nuova, che sia di pioggia e sole.
I libri
Ho letto Donne in viaggio di Lucie Azema (Tlon edizioni) (apro altra parentesi: ne ho parlato su Instagram) a inizio mese, per seguire un filo che ho afferrato con due saggi che mi hanno tenuta compagnia a febbraio. Questo titolo è un ben strutturato e apre a tanti aspetti della vita. Fino a un certo periodo abbiamo avuto solo versioni di viaggiatori bianchi, che hanno pregiudicato l’autenticità del racconto, proprio perché lo sguardo è maschile e colonizzatore, oltre che dominante e riduttivo anche della libertà della donna.
Sono curiosa di Le strade del tè, sempre della stessa autrice e casa editrice.
Poi ho lasciato il cuore qui.
A Uppsala è conservata una copia della Carta Marina di Olaus Magnus, un ecclesiastico cattolico che svolgeva missioni diplomatico per conto di Gustavo I Vasa, sovrano della Svezia.
Ha grandi dimensioni, è la prima mappa dedicata al Nord. È stata stampata nel 1539 in Italia, luogo d’esilio di Olaus a seguito della diffusione in Scandinavia del protestantesimo. La mappa però è una copia proveniente dalla Svizzera, è comunque di grandi dimensioni e regala un ritratto di quel che era il Nord agli occhi degli europei meridionali, che l’immaginavano desolato, invece informa e restituisce una realtà, fino a quel momento ignota o quasi, seppur fantasiosa in alcuni dettagli, vitale e esuberante.
E noi come pensiamo a quelle terre? Sicuramente ci muoviamo tra stereotipi e qualche verità certa.
È una delle questioni, insieme a come spiegare la nostalgia di casa, che Malachy Tallack illustra in Il Grande Nord. Viaggio intorno al mondo lungo il sessantesimo parallelo (trad. di Stefania De Franco, Iperborea). Partendo dalle Shetland, luogo in cui vive con il carico di dolore e rinascita, raggiunge quei paesi che sono toccati dal parallelo, da ovest verso est, «viaggiando insieme al sole e alle stagioni» in Groenlandia, Canada, Alaska, Siberia, San Pietroburgo, Finlandia, Svezia e Norvegia.
La nordicità è un concetto del Sud – il tentativo di contenere ciò che in realtà non si può controllare – e i criteri in base a cui viene valutata non possono misurarla davvero (a parte la latitudine, ovvio): misurano il freddo, l’isolamento, l’inaccessibilità e l’estraneità. In altri termini calcolano in che modo i luoghi corrispondono a un’idea preconcetta di cosa dovrebbe essere il Nord, incarnato dal luogo più estraneo di tutti, il polo. […]
Il Nord è tutto quello che contiene. È capace di cambiamento e diversità, non è misurabile.
I suoi percorsi sono un fiorire di incontri e sorprese, non mancano illusioni e errori; il suo non è solo osservare e spingersi verso una ricerca personale ma anche capire quel che lo circonda, offrendo sempre una prospettiva nuova e intima. Inutile dire che è la letteratura che preferisco, che rende concreto il mio immaginario e mi regala la curiosità dei viaggi veri, non documentabili attraverso i social.
Perché il sessantesimo parallelo? Perché passa da Mousa, un’isola dell’arcipelago scozzese, e «il parallelo non è una linea di misurazione quantitativa né un confine netto tra due luoghi. Non serve a definire. Permette la coesistenza di una pluralità di Nord».
Quel parallelo è un cerchio in cui coesistono la vita, la stanzialità, la partenza come i rientri. «Tornato sul sentiero proseguii verso nord nella luce che comincia a spegnersi».
Le curiosità
Ecologica
È arrivata la primavera, con un po’ di sole e pioggia (così magari saremo meno ansiosi andando verso l’estate), forse è un po’ presto per fare il cambio armadio, ma comunque si può nel frattempo dare nuovi profumi. Sempre utili da appendere all’interno o riporre nei cassetti i sacchetti con erbe odorose, come lavanda o rosmarino che hanno proprietà antitarme o utilizzare anche dei ritagli di tessuto, meglio in fibre naturali, versando qualche goccia di olio essenziale che preferite, da rinnovare ogni volta che il profumo tenderà a percepirsi meno.
Il film
American fiction di Cord Jefferson (2024)