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Fuori dai libri I piccolini Le mie letture

Playlist di marzo, incertezze e primavera

La primavera inizia il primo di marzo, prima del convenzionale equinozio.

Le giornate si allungano, ma le mie si dimezzano per gli impegni serrati nonostante da qualche settimana sia a casa. Mi sento un po’ persa, sovraccarica di tutto.

In questo mese ho letto poco, non parlo di quantità, ma di libri che superano un certo numero di pagine. Avevo prefissato di inserire un Cassola, ma è mancato il tempo nonostante la quotidianità non è più così impicciata come quasi due anni fa. Il disorientamento ha il retrogusto amarissimo di una totale incertezza personale.

Che si fa allora? Provo a respirare un po’ di primavera.

Libri

«Le scrittrici, narrando il mondo, hanno rovesciato lo sguardo e il racconto», scrive così nella postfazione al bel saggio, Non per me sola, Valeria Palumbo (Laterza). È una storia delle italiane attraverso i romanzi come recita il sottotitolo, rintracciando le battaglie contro i costumi (il termine è improprio), gli stereotipi di una figura femminile che si vuole accondiscendente, prigioniera, ignorante.

Il punto di vista femminile vuole contrastare le Madame Bovary o le Anna Karenina che popolano le pagine letterarie degli uomini.

Il libro procede per macro temi – matrimonio, divorzio, abiti, guerra, violenza, patriarcato, lavoro, corpo –, con statistiche e numeri alla mano, attraverso la narrativa che ha tracciato un percorso di denuncia, conquista in alcuni casi, ha saputo inquadrare – non senza contraddizioni – i misfatti subiti, le storture dei tempi, il monopolio culturale maschile, ha delineato la Storia e le storie.

Valeria Palumbo racconta di una «letteratura femminile [scritta da donne] scivolata nel silenzio» anche nelle antologie scolastiche come per la critica, tanto da riportare in luce la ricchezza letteraria, da Sibilla Aleramo, a Luce D’Eramo, Gianna Manzini, Marina Jarre, Matilde Joli, Gina Lagorio, Renata Viganò per citarne alcune.

Insomma, prendiamo nota.

Lettere da tra due mari di Siri Ranva Jacobsen (Iperborea) con illustrazioni incisorie in bianco e nero di Dorte Naomi, apre con un esergo di tre versi di William Carlos Williams.

Il nuovo libro di spiazza per l’esiguità del racconto, riconducibile a mio avviso alla frammentarietà odierna della comunicazione, ma anche un gioco lieve di sottintesi e metafore, da renderla quasi poesia in prosa.

L’autrice danese raccontare il principio cardine delle isole, l’acqua. Significa soprattutto ritornare all’origine della vita, quando il mondo era un unico grande oceano e un’unica grande terra, fare il punto secolare sul passato e sul presente.

È una vera e proprio corrispondenza tra due entità femminili, Atlantica e Mediterranea. La prima saggia e primordiale, la seconda scintillate e volubile. Si parlano le due, a riconnettere quel filo comunicativo proprio di una grande acqua, ora affidate ai cicli migratori. Il flusso si concentra sull’esasperazione umana, i fenomeni che avviliscono la Natura.

Il mito, letto con compassione, si rifà al volo di Icaro, che prende corpo dall’opera di Pieter Bruegel il Vecchio, Paesaggio con la caduta di Icaro, conservata al Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique di Bruxelles. In un angolo sporgono i piedi del giovane rispetto all’uomo in primo piano. La luce è mediterranea, accecante all’ora del tramonto, le coste le siciliane: «scrivimi presto e raccontami una storia».

Poteva mai sfuggirmi Su e giù per le montagne di Irene Penazzi (Terre di mezzo)?

È un silent book le cui immagini raccontato le scoperte e l’esperienza montana di tre giovani protagonisti in compagnia del cane Muffin, allineandosi con il ciclo stagionale. Si procede in alcune pagine per più inquadrature, a registrare i molti volti dell’ambiente.

Dunque, si mangiano lamponi, ci si arrampica sugli alberi, si attraversano i boschi autunnali, si sosta in un rifugio o un bivacco, si osserva il daffare di mucche e marmotte, si dorme sotto le stelle, si ammirano i laghi smeraldo che inevitabilmente fanno pensare al Trentino: non ci annoia di certo.

All’origine ci sono i ricordi dell’autrice, le vacanze familiare, per offrirci sì un album intimo e al tempo stesso di scoprire la montagna, quel che la Natura offre durante le sue metamorfosi, con occhi curiosi.

Quella che Léonie Bischoff mette in scena è la vita di Anaïs Nin, la sua traccia multicolore si trascina Nel mare delle menzogne (L’ippocampo). È il primo aspetto che più mi ha colpita, insieme alle tavole a tutta pagina di chiara ispirazione anni Trenta, su tutti l’Art déco e Klimt (il ritratto di June Miller ne è un esempio lampante).

È un fumetto per adulti, per via delle esplicite scene di sesso che inevitabilmente riguardano questa figura inquieta, sensuale. Nel suo sangue scorrono radici cubane, danesi, spagnole, New York e Parigi sono le sue case.

È frammentata. Neanche il sodalizio letterario e amoroso con Henry Miller non l’aiuterà effettivamente alla ricerca dell’interezza.

L’aspirazione alla scrittura equivale a emanciparsi e a vivere come meglio si crede, a non venire mai meno a sé stessa.

I suoi discussi diari sono il terreno fertile di un’esplorazione letteraria e sentimentale: «devo tuffarmi dove non si tocca, per trovare le parole nel mare delle menzogne.» E raggiunge forse il fondo quando riaccoglie dopo molti anni il padre.

Le curiosità

Una parola dantesca al giorno

Il viaggio estemporaneo delle rondini

Eco-logica

Le mascherine chirurgiche, per intenderci le usa-e-getta, costituiscono soprattutto da un anno a questa parte un grave problema di smaltimento per l’enorme quantità in circolazione: si possono lavare senza perdere la loro prestazione.

La canzone

Brother Sparrow di Agnes Obel (2014)

Il film

Gli indifferenti di Leonardo Guerra Seràgnoli (2020)