Novembre si accartocciato in un battibaleno, senza nemmeno accorgermene siamo arrivati alla fine del mese, che è stato contraddistinto dalla nebbia e dalla pioggia. Ricordo giusto due giorni soleggiati.
Ho letto non molto, come mi capita da un po’ di tempo a questa parte, in compenso ho rinnovato il secondo abbonamento al cinema, che sta già per finire. Ho visto la mano di Dio di Paolo Sorrentino e il film che ho citato più in basso.
Domani inizia la stagione natalizia: ciao, autunno.
I libri
Altri voli con le nuvole (Salani) si apre con quattro parole: amicizia, anima, avventura, radici che sono il fil rouge. Nicola Magrin ne fa un racconto di parole minute, asciutto, che balza subito agli acquerelli, in cui il tempo si annulla in un flusso continuo, come un fiume.
Il pennello scivola sulla carta con gesti rapidi, i colori – blu, ocra, verde, nero, marrone, ghiaccio – si posizionano assoluti o sovrapposti e danno forma a boschi, laghi, tundre, pascoli, crinali e umanità.
L’avventura verso il grande nord con l’amico Paolo Cognetti, a trovare similitudini, geografie, persino incontri inaspettati. Su tutto l’avvistamento sull’isola di Vancouver dei lupi. «Ecco il lupo che dipingo da quel giorno», d’allora, insieme alle betulle, è diventato un elemento ricorrente della sua arte.
Da una baita in Valmalenco fino al Canada e ritorno, quindi, il Nepal, l’Alaska, il Canada, senza necessità di definirne le coordinate, e poi chiudere un cerchio, a ritrovare le radici in Costante, che è tutta la montagna, e le prime istruzioni di vita d’alta quota. Una montagna di prossimità, familiare, basta un ricordo e il viaggio ricomincia: «Vado ad ascoltare la voce del fiume.»
Le stelle si spengono all’alba (trad. di Nazzareno Mataldi, La Nuova Frontiera) è fuori dalle mie solite rotte, pur narrando di natura, è molto più vicino alla narrazione americana anche se gli orizzonti sono del tutto canadesi. Richard Wagamese racconta di un padre – Eldon – e di un figlio – Franklin – di origine pellerossa. Si rincontrano e si conoscono filmante dopo molti anni. Eldon, in punto di morte, chiede a Franklin una sepoltura degna di un guerriero Ojibwe in un punto preciso della foresta.
È un cammino di espiazione – l’attraversamento del bosco, il salire di quota –, precede di pari passo con una lunga confessione. L’uomo snocciola l’uno dopo l’altro i segreti, gli ostacoli e la testardaggine che l’hanno tenuto a distanza dal figlio e che l’hanno definito, orientato nelle scelte: «Alla fine le nostre storie sono tutto ciò che siamo».
Seppur non mi abbia convinta del tutto (è legata a questione di affinità letteraria che mi tiene ancorata in Europa), l’ho trovato prolisso nella prima metà, il finale è davvero commovente, tra i più belli di sempre.
La nonna insiste: «Jenny, hai i capelli castani, gli occhi castani, il verde e il rosso ti stanno meglio! Il blu non ti dona». Che è il titolo dell’esordio narrativo di Judith Schalansky (trad. di Flavia Pantanella, Nottetempo). Invece la bambina vorrebbe indossare il completo blu che la madre le ha messo in valigia per le vacanze dai nonni, raggiungere l’isola Oie e salpare su una nave. La costa baltica da dove guarda la bambina fa parte della DDR.
L’isola di Oie, che sembra a portata di mano, in qualche modo riporta alle atmosfere di Gita al faro di Virginia Woolf, senza alcun dubbio.
«Jenny si figurava questo grande oceano che collegava le coste di tutte le isole e di tutti i paesi arrivando fino alla Iugoslavia.»
Questo romanzo marinaresco procede secondo due prospettive, che hanno una medesima protagonista, in due età differenti con adeguate consapevolezze.
Schalansky intreccia, seguendo il suo gusto, mappe, esperienze, letture, vite fino a fammi perdere la bussola in alcuni passaggi.
Non sono una grande fan dei libri di Natale, mi pare di rincorrere un’atmosfera che non si realizzerà, perché provengo da una generazione in cui queste occasioni sono state infarcite della retorica da “famiglia del Mulino Bianco” e puntualmente si state smentite. Cerco di tutelarmi da eventuali aspettative mancate. Detto ciò, mi smentirò al verso successivo.
Perché Natale per sbaglio di Angelo Mozzillo (Clichy) parla e non di questo argomento. Nell’antica Foresta del Nord accade un malinteso: appena la notte prende il sopravvento totale sul giorno, le nuvole oscurano la luna, il bosco si illumina di luci e la punta di un abete diventa un faro. Nel frattempo gli animali si preparano alla festa. Manca all’appello il più schivo di tutti, il lupo, che attratto dalle lucine si inoltra nel bosco. È un albo dedicato all’amicizia, all’attesa e alla pazienza, senza necessità di una ricorrenza speciale. Le illustrazioni di Martina Tonello cariche di colore sono sicuramente il tratto distintivo, tenere e a piena pagina.
Mentre Quando arrivi è Natale di Barbaro Ferraro (Lupoguido) è un racconto illustrato, magico come solo certe fiabe possono regalarti. Tobia si appresta a trascorrere le feste dai nonni, che vivono a 600 chilometri. I preparativi avvengono con cura per dimenticare nulla. Tuttavia, poco prima della partenza, il bambino dimentica a casa il suo orsacchiotto del cuore, Junior.
La storia segue due direzioni, di Tobia e di Junior, che profila al tempo stesso un doppio viaggio, uno disincantato, l’altro speranzoso. La chiave di tutto è un desiderio realizzabile.
Le tavole di Serena Mabilia, che delle matite ne ha fatto un marchio di fabbrica, ripercorrono i momenti di una storia, pastose e d’altri tempi.
Le curiosità
Un’escape room dedicata a Gianni Rodari
Bestiario dantesco da ascoltare
Ecologica
Balsamo labbra da fare a casa, anche da regalare. L’idea in più per Natale è preparare un kit con tanto di ricetta.
Dosi per uno:
- 1 cucchiaino di cera d’api
- 1 cucchiaino di burro di karité (volendo si può sostituire con burro di Mango)
- 1/2 cucchiaino di olio di mandorle dolci
- oli essenziali facoltativi
Sciogliere a bagnomaria la cera, successivamente aggiungere il burro e l’olio di mandorle dolci, infine qualche goccia di oli essenziali. Versare il liquido in un vasetto di latta o oppure in uno stick di un balsamo labbra terminato. Lasciare raffreddare per 30 minuti, poi chiudere con il coperchio.
Se fatto d’estate aumentare la dose di cera.
La canzone
Bones di Alexandra Savior (2017)
Il film
La persona peggiore del mondo di Joachim Trier (2021)