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Fuori dai libri I piccolini Le mie letture

Playlist di novembre, fine d’autunno

A fine novembre l’autunno lascia il passo a un’altra stagione, il Natale, compressa in 25 giorni. Già buona parte degli alberi ha perso il fogliame e il gingko si è illuminato.
Questo mese è stato sostanzialmente privo di vita, mi sono rinchiusa in casa e ho cominciato a sperimentare con i biscotti, a leggere di montagna.
Fuori la città sussulta nelle ore diurne, la sera la nebbia l’avvolge.

I libri

All’improvviso Varúð dei Sigur Rós mi sembra che sia la melodia che meglio corrisponda a Crepitio di stelle qui che «ha trasformato le parole in uccelli e le ha lasciate volare per trovare Dio». Si accende un fuoco al calare della sera, il vento soffia lontano.

Con Jón Kalman Stefánsson (Iperborea) andiamo agli esordi, un curioso caso nell’attesa del suo nuovo lavoro, che ne ha decretato il passaggio dalla poesia alla prosa. Se non lo sapessi, non riuscirei a cogliere alcuna differenza rispetto all’attuale scrittura.

Una strada porta da Reykjavík a Snæfellsnes, per raccontare dei bisnonni e di un presente doloroso, seguendo un movimento di salti temporali che comprimono gravi mancanze, storie incredibili e quotidianità. È un libro con i suoi squarci umoristici, ampi cieli lirici, che è la cifra dell’autore islandese.

La voce è di un quarantenne che riesce a conservare lo sguardo di bambino, un punto esclamativo nel tempo. A raccontare quel passato un sasso e una conchiglia: «Grazie per avermeli dati in prestito, dirò.»

La cosa importante di Margaret Wise Brown di Mac Barnett e Sarah Jacoby (Harper Collins) è un salto nella vita della scrittrice americana, 42 pagine come gli anni vissuti.

Sin dalle prime battute si innesta un’interlocuzione con il lettore, un continuo scambio di domande e osservazioni.

La copertina vede una leggera Margaret correre con il suo adorato Crispin’s Crispian. Non ha mai smentito la sua indole anticonformista, come nuotare nell’acqua gelida, acquistare un carrettino di fiori con il primo guadagno, a prendere il tè sugli scalini della New York Public Library mentre dentro si svolge una festa a cui lei non è benvoluta.

Scrittrice prolifica, ha pubblicato oltre cento titoli per ragazzi, vincendo nel 1947 la Caldecott Medal. La sua narrazione segue il mondo reale e del “qui e ora”, senza appellarsi con necessità al fine didattico: «i bambini si meritano libri importanti».

«Perché i libri belli sono sempre almeno un pochino strani, e ci sono persone a cui non piacciono le cose strane dentro i loro mondi».

Voci dal mondo verde di Stefano Bordiglioni (Editoriale Scienza) nasce in collaborazione con l’Orto botanico di Padova, il più antico del mondo. La sezione è la divulgazione. È un libro di primati, il focus è sugli esemplari botanici che suscitano meraviglie – dalle vertiginose altezze, alla larghezza del tronco, senza dimenticare foglie, radici e fiori – per rendere omaggio alla biodiversità, allo spirito d’adattamento e alle storie millenarie che si legano con quelle umane.

Sono gli stessi alberi a confidarsi in un breve racconto che ne descrive le peculiarità più impressionanti. Il salice polare, l’eucalipto arcobaleno, l’aro titano, il drago delle Canarie mi hanno particolarmente affascinata. Per non parlare dei tanti prodigi a me ignoti del ginkgo biloba, che in questo periodo si veste d’oro. Dell’albero del pane, al centro dell’ammutinamento del Bounty, ne ho fatto conoscenza attraverso il cartone animato Flo, la piccola Robinson: sapete che in Polinesia ogni nascita è ben augurata da questo albero?

Poi c’è la mano magica di Irene Penazzi, le sue illustrazioni rendono vive queste pagine. Sbucano persino delle simpatiche peruviane.

Può un triste giorno d’autunno nella solita casa delle vacanze ai margini del bosco diventare eccitante?
Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna (Topipittori) racconta la monotonia e la frustrazione di un bambino rimproverato dalla mamma, occupata a lavorare al computer, perché da quando ha messo piede nella casa non ha mollato il suo videogioco.
Esce con il suo impermeabile arancione fluorescente: «Appena fuori, ho sentito che tutta la noia del mondo si era data appuntamento in giardino. Sotto la pioggia».

Accade però che durante il tragitto, il videogioco finisce in un laghetto.
Così inizia un’avventura fatta di osservazione, sapori: stuzzicare le antenne gelatinose delle lumache; l’odore dei funghi ricordano la cantina del nonno; affondare le mani nelle micro-cose sconosciute e… cadere. E subito dopo guardare lontano su un albero, bere la pioggia, raccogliere sassolini, parlare a un uccellino: «perché non l’avevo mai fatto prima?», si chiede.

Il bambino splende delle scoperte selvatiche, si specchia e ritrova un po’ stesso. Due sorrisi riempiono la stanza. «Invece siamo rimasti a guardarci. A guardarci e ad annusare il profumo della nostra cioccolata calda.»

Un’altra storia di bosco che racconta la gentilezza e il potere dei legami: La scatola di Isabella Paglia (La Margherita edizioni). Le illustrazioni dettagliate e in punta di matita di Paolo Proeitti conferiscono un tono fiabesco.

Nel bel mezzo del bosco c’è una scatola con gli occhi: che mistero! Volpe, Orso, Gufo, Scoiattolo, Lepre non sanno nulla, ma il suo contenuto inizia a tremare. Sono spaventati e curiosi. Come far uscire l’ignoto ospite? Programmano una festa, circondano la scatola di abbracci e di tepore nell’attesa di un nuovo amico.

È Henry D. Thoreau con Una passeggiata d’inverno a inaugurare la collana La frontiera selvaggia della Nuova Frontiera, dedicata alla nature writing. Contiene persino Camminare, tra l’altro in un’edizione preziosa, illustrata da Rocco Lombardi.

Il vento mormora, preannuncia un quieto risveglio innevato: inizia così Una passeggiata d’inverno. Pochi accenni ovattai. Thoreau s’incammina tra i rumori campestri, il tintinnio del ghiaccio, le impronte degli animali, prima di intrufolarsi nel bosco, nelle storie sussurrate dagli alberi. Dalla collina si avvista il fumo di una cascina e poco più in là il bosco e le montagne. Anche il pescatore di lucci in riva al fiume si sente a casa nella natura. Ma è giunta l’ora del conforto domestico. 

«D’inverno, la natura è una vetrina di curiosità», forme misteriose, celate dalla neve, bisogna cogliere i segni. La Natura impera sulle profanazioni umane.

Thoreau è uno scrittore sensoriale, si affida soprattutto alla vista: il sentire e l’osservazione sono i termini più ricorrenti, gli inviti che più circoscrivono la sua scrittura.

Soprattutto in Camminare, che sembra uno spontaneo approfondimento dello scritto precedente, sconfina per restituire dignità all’arte dell’andare a zonzo contro ogni pregiudizio del divertimento e del vagabondaggio. Camminare è un’avventura.

Perdersi, senza pensare al ritorno con il solo scopo di connettersi alla natura, piantare radici, viverci. Bisogna seguire l’istinto, spingersi verso la selvatichezza più cupa per una vera e propria rigenerazione, come fosse un luogo sacro, e qui raccogliere la sua eredità.

Il percorso si profila ricco di riflessioni sull’operato umano, dedito ad addomesticare e immiserire il paesaggio. Seppur con termini differenti, Thoreau parla già di salvaguardia ambientale, che manca persino nel dibattito intellettuale: «dov’è la letteratura che celebra la sua selvatichezza?». Persino i giardini più curati non riusciranno a raggiungere quell’esempio di superiorità.  In queste pagine il piglio è decisamente più politico, evidente fin dall’incipit, Thoreau si fa difensore, attraverso la parola, della vita selvatica, della libertà assoluta che solo la Natura ne è espressione.

«Io credo nelle foreste, credo nei terreni erbosi e nella notte in cui cresce il grano.»

Le curiosità

Una mappa dei suoni delle foreste di tutto il mondo (dalla newsletter di La nuova frontiera)

Gli abiti in scena nella quarta stagione di The Crown.

Elena Ferrante consiglia 40 libri scritti da donne

Eco-logica

Di corsa ai regali di Natale e strade affollate fino alla Vigilia probabilmente quest’anno non se ne parlerà proprio, se non per qualche eccezione. Perché non cogliere l’occasione per pensare a qualcosa di unico, opera di artigiani che sul web hanno aperto le loro botteghe, a un corso online, prelibatezze dei contadini locali o confezionarli in casa (dalla cosmesi naturale, ai kit per sperimentare, alle ricette in barattolo)? Senza dimenticare i pacchetti, decorare con elementi naturali, avvolgerli nelle stoffe/foulard, inserirli nei barattoli di vetro o scatole di latta così da poterli riutilizzare. Insomma, al bando l’omologazione e la fretta.

Il film

Egon Schiele di Dieter Berner (2017)

La canzone

California Soil dei London Grammar (2020)