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Le mie letture

Il 2023 in libri, i miei preferiti

Gennaio significa fare il punto sui libri dell’anno precedente. Come ho scritto il mese scorso, sempre più ci si dimentica che i 365 giorni si concludono a dicembre, la frenesia di anticipare i tempi addirittura a novembre fa perdere il contatto con la realtà: si legge e si ascolta musica fino al 31 dicembre.  

Detto ciò, faccio un breve sunto del mio 2023, sul mio modo di leggere. Negli ultimi anni sto leggendo sempre meno e non ne faccio un dramma né una gara, perché esiste una vita al di fuori della letteratura con le sue difficoltà e i suoi sguizzi. Noto anche i libri migliori – secondo i mei gusti ci tengo a sottolineare – mi passano tra le mani nei primi sei mesi dell’anno, poi faccio fatica un po’ per stanchezza, un po’ per mancanza di stimoli. È stata quasi un’agonia l’estate e l’autunno scorsi! E infatti, escluse alcune eccezioni, il risultato non è stato brillante: su Goodreads la media del giudizio attribuito alle mie letture è di 3,5 su 5. Intercettare libri di qualità è complicato perché la curiosità si scontra soprattutto con il momento in cui si legge e se non si è tranquilli, nemmeno il migliore capolavoro del mondo potrà mai assorbirci.

Dovrei prendermi pause più lunghe dalla lettura, soprattutto nei periodi per me più vulnerabili, senza ostinarmi a riempire il tempo o riempirlo con altro.

Non ho idea di quel che sarà il 2024, ho solo progettato i volumi per la mia newsletter, Paesi tuoi.

I libri sono dodici, idealmente uno per ogni mese dell’anno, seguono l’ordine cronologico di lettura. Il podio è rappresentato dagli ultimi quattro.

Intorno al fuoco a cura di Bruno Berni (Iperborea) è una bella incursione nel popolo dei Sami, così isolato, perseguito e così ricco di racconti e radici.

Rombo di Esther Kinsky (Iperborea): si può raccontare un evento tragico come un terremoto – in questo caso quello del Friuli del 1976 – alternando razionalità (o scienza, seppur non sia un libro divulgativo) e ricordi senza scadere nella compassione? Risposta: sì.

MediterraneoThe passenger (Iperborea): il mio punto debole si chiama Mar Mediterraneo (vedi qui e qui), sarà per le mie origini meridionali, non per spirito campanilistico anzi sono piuttosto critica, quando posso cerco di documentarmi e tornare a quelle rive. Qui, nemmeno a dirlo, ne esce fuori un ritratto problematico, niente a che vedere con l’immagine da cartolina estiva.

Punto croce di Jazmina Barrera (La Nuova Frontiera): sempre una garanzia, sempre uno stupore per la capacità di mescolare generi diversi e trarre ogni volta un punto di vista inedito.

Il mare dappertutto di Nadia Terranova (Edizioni Emme): tutto il mio amore è racchiuso in questa citazione, oltre che nelle matite di Serena Mabilia: «Anche ora che l’Isola è lontana, la mattina sento il rumore che fanno le onde alla fine della notte, un rumore lieve e costante. Lo stesso che fa la pioggia quando sta per finire». Per me nostalgica del mare e di certi legami.

L’uomo con lo scandaglio di Patrik Svensson (Iperborea): è il genere di libri che preferisco. Il sottotitolo spiega bene cosa contiene: Storie di mari, abissi e meraviglie.

Re Inverno di Elsa Beskow (Pulce Edizioni): non tanto per la storia, quanto per aver scoperto una nuova autrice nordica, che ha esordito nei primi anni del secolo scorso. Un secolo di vuoto.

Streghetta Nocciola di Phoebe Whal (Il Castoro): un calendario naturale di una creatura del bosco, sono le illustrazioni che su di me hanno un forte ascendente.

Sul podio.

La luna e i falò di Cesare Pavese (diverse edizioni) ha inaugurato la mia newsletter, sono grata doppiamente perché mi ha riappacificata con questo autore.

A pari merito. L’isola dentro l’isola di Josephine Johnson (Bompiani) ha come sfondo la campagna di Cincinnati. Dodici mesi d’osservazione della selvatichezza, «la terra – la mia alderliefest, la mia amatissima, lei che ha il possesso più duraturo del cuore».

Viaggi nel mio giardino di Nicolas Jolivot (Orecchio Acerbo): un bel volume, illustrato minuziosamente dall’autore. Anche in questo caso il tempo d’osservazione è un anno, ma circoscritto a una natura urbanizzzata, se vogliamo addomesticata come un giardino.

Altri due calendari naturali, in cui la vita selvatica o più ordinata si trasforma e si combina con quella di chi si lascia incanalare nei suoi flussi: deduco che sia uno dei generi a me più congeniali

Quaderno proibito di Alba de Céspedes (Mondadori): per il secondo anno, quest’autrice del Novecento, si piazza come migliore lettura dell’anno. Attraverso un’incessante ricerca di una stanza tutta per sé, viene fuori (in)consapevolmente un ritratto puntuale del ruolo femminile nella società e nella famiglia. Mi chiedo sempre come per decenni de Céspedes sia finita nell’oblio.

Buon 2024 di letture