La pioggia cade (quasi) ininterrottamente, sembra voler sommergere il mondo. «In tremilacento anni un volume d’acqua equivalente all’intera massa oceanica attraversa l’atmosfera e poi riprecipita». L’arca sembra solida e sicura.
L’Arca è stilizzata sulla cartella che Teresa tiene in mano, contiene i dati clinici di sua sorella Nadia, la quale «indica un punto tra la gola e il petto e dice: è come una spina qui». E forse in quella moderna imbarcazione si cerca di galleggiare.
Ha cinque voci ben identificabili L’arca di Ester Armanino (Einaudi): Nadia, Teresa, Mario, compagno di Nadia, il piccolo Pietro, Alberto, marito di Teresa. Teresa ha una visione speciale, afferra la realtà con un tu impersonale, come si straniasse da essa stessa e si osservasse da fuori. L’autrice affida a ciascuno una parte di storia, forse anche una propria versione, di un calvario inaspettato come quello della malattia.
Ester Armanino ha una prosa asciutta, fine, densa di simboli e immagini. Quando ho letto Storia naturale di una famiglia sono rimasta colpita dalla sua scrittura. Ho atteso questo suo ritorno ai libri per assaporare ancora una volta una composizione di parole profonde.
Viene sondato il rapporto tra Pietro e Nadia, e ancor di più tra le due sorelle, Nadia e Teresa, così diverse, che la vita ha forgiato in figure distinte, legate da un sottile strato di ruggine.
La molteplicità dei legami, delle similitudini e delle inevitabili sottrazioni, la resistenza a crollare rimbalzano sulla pagina esprimendo incastri e timori. Nadia eccentrica e ricettiva, Teresa dubbiosa e una gamma di colori prudenti.
Riecheggia lo spirito di Antigone, un presagio amaro, nella sala delle medicazioni, una lettura che è un balsamo:
Ma ora non ho paura a esserti compagna nella tempesta… Sorella, non negarmi il privilegio di morire insieme a te… Che vita sarà la mia, quando non ci sarai più?… Mi strazi, così… In parti uguali è divisa la colpa.
Quale colpa? Di parole e sentimenti inafferrabili? Non esiste prontuario per affrontare la morte, né per accompagnarla. Ismene prega Creonte affinché conceda un privilegio di vita alla sorella, pur sapendo del fallimento della sua impresa. Antigone/Nadia e Ismene/Teresa per una volta si trovano a mettere in discussione le leggi dei mortali, a non comprenderle. E pare che anche la città, una novella Tebe, sia colpita da fatti infausti e liquidi. Città ai margini, il mare un angolo lontano.
La figura di Pietro ravviva il racconto. È la costruzione di un corpicino e di una mente di sei anni a a dare ordine e luce. Ha come compagno di giochi un drago con un occhio, Orazio, lo afferra dalla coda e ci introduce nella sua personale Arca.
Pietro conosce Noè, il suo Noè di novecento anni, custode degli animali che ha visto impressi sulle targhette delle camere. Pietro non ha le allucinazioni, ma secondo quanto le ha raccontato sua cugina Mia di quella storia antica, pur diffidando di lei, si persuade che un fondo di verità c’è. A lui, a quel vecchio, affida i presentimenti dei grandi e i suoi interrogativi: bisogna aver coscienza di ciò che accade intorno. Bisogna raccogliere e custodire un’eredità di sentimenti, visioni, quelli di Nadia che tramanderà a Teresa e a Pietro. In un barattolo c’è il pensiero di sua madre:
Gli ha insegnato con cui si catturano: mano premuta sulla fronte mentre si pensa molto intensamente a qualcuno o a qualcosa, poi rapidamente si chiude la mano, se fosse una presina per le pentole, e si cattura il pensiero. Lo si scuote un po’ per concentrarlo meglio, lo s’infila nel barattolo.
Allora, ti lasci cullare dalle sue suggestioni nell’attesa che questo mondo liquido abbia un attimo di sollievo.
Ora la pioggia, invece di cadere, sale fitta verso il cielo e loro sono fuori di lì e guardano le nubi dissolversi, poi fanno più caso al sole, sono distratti dai traffico della città, dai negozi, sazi di quei giorni comodi come vecchi maglioni.
Titolo: L’arca
Autore: Ester Armanino
Editore: Einaudi
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2016
EAN: 9788806227036
Prezzo di copertina/ebook: € 17,00 – € 9,99