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I piccolini Le mie letture

Playlist di giugno, profumo di tiglio e altre amenità

Giugno ha il profumo intenso del tiglio. Quando passo dai viali alberati della città ne sono estasiata. Insieme al gelsomino per me sono l’estate lontana dal mare, quella afosa che ti regala un dolce conforto.
Seguono le cene sul minuscolo balcone con un minuscolo tavolino: ma quanto è bello! Ho riscoperto la piacevolezza della sera, quando il caldo rallenta il suo potere; soprattutto a rallegrarmi questo piccolo spazio fatto di noi due. Così tra le 20.30 e le 22.00 si spegne la tv e ci si racconta la giornata, mentre il sole regala colori della sua ultima conquista.
Poi la montagna, anche se già so che sarà un’estate che vedrà pochissime escursioni. Ho inaugurato la stagione con l’Orsaro, la mia cima preferita dell’Appennino tosco-emiliano: un po’ tosta salire su ma la soddisfazione per la natura rigogliosa e temeraria è impareggiabile. Ci sono le zanzare anche lì.

 

I libri
Se c’è un libro leggero ma denso di vita è Fuori da noi di Giovanna Zoboli (Nuova Editrice Berti), che oltre a scrivere si occupa di Topipittori. La scrittura è pulita, ricca al tempo stesso. La chicca è la bibliografia finale che prende posto veramente sugli scaffali: «questo libro è fatto di molti libri».
Il sottotitolo è Cose, piante, città come nel famoso gioco e qui l’autrice traccia ricordi ben ordinati: è un esercizio della memoria definito per quadri e suggestioni letterarie. Meglio ancora un archivio.
Il tempo è quelli degli anni fulgenti della scuola alla Casa del sole, i libri proibiti come Piccole donne, la collezione di cartoline; poi la botanica e il pollice verde (è il capitolo questo più descrittivo, più denso di riferimenti letterari); l’Appennino tosco-emiliano, Venezia, i treni. Su tutto ci sono le letture che hanno plasmato la sua persona fin dall’infanzia.
«Rinnovare la memoria stabilendo, ogni anno, a ogni nuova visione, un grado di conoscenza nuovo. Ogni estate, era un passo in più in direzione di quel mistero di cui le immagini sono portatrici.»

 

Il delicatissimo Sofia e il mare di Tom Percival (Nomos Edizioni) che racconta l’infanzia, la perdita e il tempo dell’attesa.
Sofia ha il vestito rosso e un orsetto come compagno di giochi, eredità familiare. Un giorno andrà in spiaggia con il padre, ma sorpresi da un improvviso temporale sono costretti a lasciare la spiaggia. Durante la corsa per ripararsi la bambina perde l’orsetto. «Nessuno lo notò tranne il mare», custode di legami importanti.
«Vedi, niente è davvero perduto per sempre se lo conservi nel tuo cuore.»

Alcune illustrazioni marine sono ispirate a certi dipinti conservati al Rijksmuseum di Amsterdam, quali Van Gogh, England.

 

Kimberly, detta Skim, le piace disegnare, le wicca, l’astrologia, i tarocchi e la filosofia. Ogni giorno registra sul suo diario la quotidianità e il suo sentirsi diversa. Sullo sfondo due eventi: il suicidio di un ragazzo del collage e l’incontro folgorante con l’insegnate di recitazione, che le farà avere una visione più chiara di ciò che la circonda.
Il tratto è quello tipico delle Tamaki – note per E la chiamano estate –, come le tematiche LGBT e BD le ha riportate sullo scaffale.

 

Il perché il titolo sia Bonavia è raccontato Dragan Velikić (Keller) sul finale: la costa balcanica, mare d’estate smeraldo, patina asburgica che illumina la storia.
Quattro vite – Marko, Miljan, Marija, Kristina – rispondono al tempo successivo al conflitto bosniaco, quattro versioni di sé, in qualche modo umiliati e offesi che attraversano Budapest, Vienna, gli Stati Uniti. Gli anni sono gli ’80 – migrazione economica – e i ’90 – migrazione politica.
Una notte famiglie e giovani lasciano la Jugoslavia, la polveriera che da lì a poco sarebbe scoppiata. Velikić non racconta la guerra, non ne ha bisogno, ma l’isolamento degli anni ’80 e lo sradicamento. I quattro rincorrono Belagrado sui siti, nelle guide, nella legalità, nel cibo, che sono protezioni dalle cose spiacevoli, per riacciuffare o dimenticare il passato. Marko vorrebbe raccontare quegli anni. Sarà sufficiente?
I segreti familiari, i legami opachi. I volumi di vite sospese. In transito. Quando tutto si è compiuto «Belgrado si trasformò in un libro».

 

Dietro il Doppio vetro di un’abitazione di Reykjavík si scorge l’Esja, trafitto dalla luce autunnale. Dentro le mura una vita scandita da piccoli gesti domestici e un album di ricordi che rimandano a Guðjón. Chi racconta è una donna anziana che dalla finestra osserva la città all’alba della più recente crisi economica, e ripensa ai suoi coetanei.
La vecchiaia non deve bruciare tra le fiamme, semmai tenere vive le braci. Prendersene cura, badare alla continuità. Halldóra Thoroddsen racconta questa fase della vita con delicatezza, procedendo per quadri – quattro – come se la consapevolezza fosse una nuova età.
«Lei non ha certo voglia di tornare giovane» ma «è chiusa dentro il proprio tempo» fino a quando non incontra Sverrir. Il turbamento che nasce da questa relazione colpisce i suoi familiari: è sconveniente questo amore?
«Il loro tempo è trascorso, ormai, ma continua a creare storie come ha sempre fatto. È il canto seduttivo delle sirene sull’orlo di un precipizio.

 

Fuori da noi. Cose, piante, città di Giovanna Zoboli, Nuova Editrice Berti, 2019
Sofia e il mare di Tom Percival, Nomos Edizioni, 2019
Skim di Mariko e Jillian Tamaki, Edizioni BD, 2019
Bonavia di Dragan Velikić, Keller editore, 2019
Doppio vetro di Halldóra Thoroddsen, Ipeborea 2019

 

L’articolo
The invention of the beach read di Katy Waldman, 14 giugno 2019, The New Yorker.
È il periodo che si pensa alle letture da portare in vacanza, abbondano le liste sui quotidiani e compagnia bella, si sfiorano crisi isteriche nel tentativo di trovare i libri giusti. È stata ricostruita una breve storia, che ha inizio sul finire del 1800.

 

La curiosità
Woman of letters: Pop chart ha pensato a 57 scrittrici di lingua inglese. La prima a guadagnarsi da vivere come scrittrice è stata Aphra Behn. Grattate tutte le caselle e alla fine avrete un poster da appendere.

 

Il film
Ancora un giorno di Raúl de la Fuente e Damian Nenow (2019)

 

La canzone
Guardia ’82 di Brunori, che festeggia 10 anni di carriera

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