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Le mie letture

Playlist di luglio, anniversari non celebrati

Quanto è durato luglio? Duemila giorni. Lo riassumo in tre cose: la noia che mi accompagna dall’infanzia, il frinire assordante e irremovibile delle cicale, il rumore stantio dei condizionatori.

Nel mezzo, esattamente il 13, il blog festeggiava dieci anni. Sì, dieci. È sbalorditivo pure per me, che in tutto questo tempo non l’ho mai abbandonato, ho dimezzato la frequenza degli articoli ma non mi sono mai sognata di votarmi completamente ai social, così fugaci e di proprietà altrui. Non ho preparato per l’occasione alcun post celebrativo, non credo più agli anniversari in pompa magna, mi basta ricordarlo in due righe.

I libri

Quando esce un libro di Jazmina Barrera è sempre festa. Punto croce è l’ultimo (trad. di Federica Niola, La Nuova Frontiera) e no, non potevo pensare di leggerlo tra un anno. Perché dopo Quaderno dei fari, non c’è ragione di aspettare.

A raccontare, come accade anche nei lavori precedenti, c’è un io, che in questa occasione si chiama Mila. È un evento tragico a muovere le acque: la morte di Citlali.

Mila, dunque, ripensa alla sua amicizia con lei e Dalia, tenuta insieme da ago e ricami. Il rapporto si consolida nel tempo intorno a questo hobby, che solo hobby non è mai stato, proprio per le suggestioni che le tre ragazze riversano sulla tela, sui tessuti. È un’alleanza.

Ricamavamo sempre e ricamavamo insieme. […] La gente prese a definirci usando il plurale, con gli stessi aggettivi (intelligenti, affettuose, asociali, secchione, fifone), a immaginarci come una creatura con due o tre teste. Diventammo inseparabili, dicevamo le stesse frasi contemporaneamente, usavamo lo stesso lessico e la stessa intonazione, fu il momento più vicino alla telepatia che mi è capitato di vivere.

Il ricamo è motivo anche per ripensare al ruolo della donna nella società persino durante quell’atto.  

Essendo relegato nella categoria “lavoro manuale” o “artigianato”, il ricamo si è salvato dalla ridicola idea di originalità che governa il canone maschile dell’arte occidentale. Accade lo stesso per molta letteratura scritta dalle donne: prendiamo in prestito parole di altre donne perché ci aiutino a dire o per il puro gusto di condividerle, ripeterle e assaporarle. Lo facciamo senza paura, senza vergogna, con piacere.

Questa scrittura così flessibile afferra tutti i mondi immaginari e reali. Le maglie dell’argomento si allargano per abbracciare l’arte, l’antropologia, la musica, la letteratura (vengono citati tantissimi libri). Non è solo narrazione, ma diventa conoscenza: penso che Barrera ne tragga un potere salvifico.

Forse questo libro delinea alla perfezione la sua architettura, mai ancorata a un solo genere: identità, adolescenza e mondo adulto, corpi che cambiano, sentimenti, violenza domestica, del viaggio tanto atteso in Europa, separazioni, ricongiungimenti e un Messico che viene ricamato pagina dopo pagina. Intrecci, dunque, come è la vita.

Nei giorni scorsi più volte sono ritornata a questo libro, perché Felicita Sala mi strega sempre con le sue illustrazioni (sul blog è una presenza costante, mi manca Tutto in una noce però). Ode a una cipolla di Alexandria Giardino (trad. di Chiara Carminati, Rizzoli) apre con una stanza affollata di oggetti che si apre su un mare sereno e blu; poco più in là un uomo concentrato al tavolo di lavoro. È Pablo, ci dice il racconto. Neruda.

Si fa presto a capire che tutto ruota intorno alla stesura di una delle sue Odi elementari, dedicata a una cipolla. Le pagine che seguono sono scenario di una bella amicizia con una delle sue muse, Matilde Urrutia, la quale gli regala il soggetto durante un momento triste del poeta. Il resto è perdersi in questi colori colori che fanno luce.

Mare bianco è un vero e proprio ritorno a Barrøy. Roy Jacobsen (trad. Maria Valeria D’Avino, Iperborea) apre con il secondo volume della saga a un’isola taciturna di voci: «[…] era una comunità fatta di persone, animali e un faro, di tempeste e tenacia, di lavoro, estati, inverni e prosperità […]».

I Barrøy, da cui prende il nome di questa minuscola porzione di terra, sono sperduti in buona parte della Norvegia. Quando Ingrid approda, ha 35 anni e guarderà in faccia la guerra. La lontananza dalla penisola norvegese sembra averla protetta dalla drammatica situazione in cui versa l’Europa e invece irrompe qui con fatti apparentemente incomprensibili, quel che saranno ombre confuse e discordanti. Nemmeno il sonno è più un buon nascondiglio.

L’isola appare assorbire nei toni cupi la situazione, così dimessa, circospetta, metallica per poi diventare bianca circondata da un mare turchese. Barrøy segue i passi di Ingrid: Ingrid è l’isola.

Per me più profondo del primo, sarà perché Ingrid assume una posizione nella storia, rivela la sua natura isolana, come deve fare per non andare a fondo, è prismatica; sarà che ho assaporato meglio la scrittura di Jacobsen, così minimalista e lirica al contempo. È un libro che mi ha fatta stare con la matita sempre vicino.

Gli indicò il cielo e l’aurora boreale, assurde cascate di arcobaleni nella stagione sbagliata, gli disse i nomi delle cime color inchiostro sulla terraferma, gl’insegnò a dire acqua, vento, neve e l’erba che non c’era, alghe e barca, pesce, gatto…

Le curiosità

Dopo dieci anni di restauri sono visitabili le stanze di Maria Antonietta a Versailles 

La superluna e quando rivederla tra agosto e settembre

Ecologica

Probabilmente questo suggerimento arriverà in ritardo rispetto a chi è partito già per le vacanze, ma può risultare utile nelle prossime occasioni. Parlo delle travel size. Ogni anno esco prodotti nuovi o più venduti o iconici nelle versioni da viaggio, appunto. Un inutile spreco oltre che una selvaggia campagna di marketing. Tanti siti o negozi di casalinghi o sfusi vendono bottigliette e barattoli di vetro, sughero, cartone, metallo vuoti o spesso li abbiamo già in casa. Ecco basta riempierli con i prodotti che utilizziamo quotidianamente. Non produciamo rifiuti, evitiamo la dannosa plastica, facciamo bene all’ambiente e al portafoglio. E non abbiamo sorprese sull’efficacia.

Il film

Frances Ha di Noah Baumbach (2012)