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I piccolini Le mie letture

Playlist di luglio, tempo sospeso

Sospesa: non mi viene altro termine per definire questa estate, di cui credo non abbia consistenza per me. Non ho capito granché di questi giorni, troppo lenti, troppo solitari, troppo vuoti.
Spero che agosto sia più clemente, mi conceda l’ultimo bagliore della stagione.

 

I libri
È stato un luglio pieno di storie, tra il Mediterraneo e il Nord Europa, ho ascoltato e pensato cosa leggere il mese prossimo, cioè tra qualche giorno. Il resto è qui.

 

Maja ricerca le radici, profumi e suoni di un tempo che non c’è più: i biscotti alle mandorle, la zuppa a fuoco lento, il fruscio della stoffa ma più di tutto il sentimento di una lingua.
I suoi ricordi sono nitidi: ad un certo punto, mentre è in orfanotrofio, suo padre, con il quale non ha nulla da spartire, la porta in un nuovo paese. A casa della prozia deve adeguarsi alle regole e a una nuova grammatica: «tutto si è tradotto e ciò che si è perduto si sarebbe perso comunque».
Carolina Schutti rievoca nell’Erba di ieri quelle perdite, gli affanni per recuperare la propria identità. L’erba punge i piedi nudi, durante questi anni un prato morbido è difficile da immaginare.
Dietro c’è una storia familiare da indagare, che genera imbarazzi e silenzi nella prozia. «E Maja, dal canto suo, si troverà a riflettere che fin dalla primissima infanzia tutte le storie erano racchiuse l’una dentro l’altra». Come il suo giocattolo preferito, una babuška. Trova conforto in Marek, considerato il pazzo del paese, ha gli occhi spauriti. In lui c’è qualcosa che le somiglia.
«La nuova lingua si è forse sparsa nel sonno coprendo del tutto le fiabe, le canzoni, le frasi di mia madre?»

Procede per quadri ordinati, dall’infanzia fino all’età adulta, con vivaci cambi di prospettiva, ellissi che lasciano intravedere gli eventi. Eppure c’è poesia in questa scrittura. L’ho letto in una mattina di fine mese, mi sono regalata parole bellissime.

 

Il libro di Emma con il precedente ha in comune una storia d’infanzia. I toni pur essendo più dolorosi, in qualche modo si rassomigliano.
Quando Emma Reyes arriva a Parigi ha 18 anni circa. Ha lasciato tra mille peripezie la Colombia con l’intenzione di studiare pittura. Ma per Emma fino a quel momento non è stata un’esistenza semplice.
Le 23 lettere sono indirizzate, tra il 1969 e il 1997, all’amico giornalista Germán Arciniegas, anche lui colombiano, al quale racconta l’infanzia e la prima giovinezza tra abbandoni, squallore e umiliazioni, con doverosi dettagli, senza dimenticare nulla. Anzi i ricordi sono così lucidi per una bambina di cinque anni, forse perché davvero sono stati giorni crudeli.
«La mia testa è come una stanza piena di cianfrusaglie vecchie dove non si sa più cosa c’è e in che stato.»
Tre serrature, due grandi lucchetti, una catena e due grossi catenacci di legno la separano dal mondo per quasi 15 anni. Un tempo infinito rinchiusa prima nelle stanze minuscole, soffocanti delle tante dimore di passaggio, poi nell’impenetrabile convento di prepotenti suore. Trova però dei momenti luminosi ai quali aggrapparsi, con forza, perché è lo sguardo di fanciulla a risollevarla.
Emma lascia «l’inclemenza dei duri sentieri d’America» per inseguire la sua libertà sui più tardi i «favolosi sentieri d’Europa». A Parigi sarà una grande artista.

 

Arianna vuole vivere nel suo intricato nascondiglio. Nessuno sa quale sia. Ha deciso di andare via da casa.
È così piacevole non sottostare agli obblighi quotidiani, trascorre il tempo ad esplorare i dintorni, vestirsi piume, cibarsi di quello che si trova. A farle compagnia è lo Strano Animale, sfuggito ai cacciatori.
Ma il richiamo del suo tempo, della sua famiglia sono forti. E la vita fuori non così male.
La storia che Susanna Mattiangeli, grazie anche alla maestria di Felicita Sala, è semplicissima: ci invita a trovarne Il posto segreto, uno tutto nostro, ad alimentarlo attraverso l’immaginazione e le proprie inclinazioni. Che sia l’avventura, il disegno o altro il desiderio di evasione è libertà di essere. Persino di inventare storie.

 

San Romedio di Thaur ha il bastone di legno, il cappello fiammante e un metro per misurare le cose immisurabili. «Un giorno venne rapito dalla poesia e dai colori delle bellissime cime della Val di Non, in Trentino».
Silvia Benedetti percorre questi episodi attraverso quattro colori: il rosso, il blu, il bianco e il rosa burro creano contrasti netti e armonia.
Mentre si reca a Trento, per far visita a San Virgilio, incontra un orso. La leggenda racconta di questa amicizia e di un santuario.

 

L’erba di ieri di Carolina Schutti, L’orma editore, 2019
Il libro di Emma di Emma Reyes, Edizioni Sur, 2019
Il posto segreto di Susanna Mattiangeli e Felicita Sala, Il lupo Guido, 2019
La leggenda di San Romedio di Silvia Benedetti, 2019

 

Il podcast
Astronome straordinarie di Astro-filo
Concedetevi 10 minuti di tempo per scoprire una bella storia che arriva da Harvard, che ha a che fare con le stelle.

 

La curiosità
amessagefrom.earth è un sito pazzesco, oltreché un progetto interessante: 40 anni fa, l’astronomo Carl Sagan con alcuni suoi collaboratori ha pensato di raccogliere, sanitizzare il significato di essere umano attraverso immagini, suoni, musica e saluti su due dischi collocati su Voyager I e II della NASA. Un messaggio dalla Terra per qualsiasi vita extraterrestre che potesse trovarle. Negli anni i contribuiti non sono mancati – vibrazioni, musica, grafica accattivante – addirittura si può comunicare con le stelle.

 

L’evento
Pavese festival, Santo Stefano Belbo dall’1 al 4 – 31 agosto, dall’1 al all’8 settembre
Una serie di eventi per ricordare Cesare Pavese, i suoi temi, i luoghi; con l’immancabile Notte dei falò.

 

I film

L’ultima ora di Sébastien Marnier (2019)
Anzi, i film quasi tutti francesi compresa l’esilarante serie tv Family Business su Netflix: è già la seconda volta che la vedo. Al cinema ho visto Due amici di Louis Garrell che mi ha ricordato Jules e Jim di François Truffaut con l’emblematica la scena della corsa, dalle sensazioni opposte. Domenica mi sono concessa La piscina di Jacques Deray e  per concludere questa immersione mi dedicherò a Mal di pietre di Nicole Garcia, adattamento dell’omonimo romanzo di Milena Agus.

La canzone
La prima estate di Erlend Øye (2016)
Ma aggiungo due playlist, Le nostre estati, composta con i lettori, e Quell’estate che, la mia.