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Le mie letture

Storia di Irene di Erri De Luca

Ogni volta che prendo in mano un libro di Erri De Luca, mi aspetto poesia e meraviglie infinite: anche questa volta non mi ha delusa con Storia di Irene. Mentre scrivo la recensione, rileggo alcuni passi perché rapita da certe sue vedute. Storia di Irene raccoglie i frammenti della vita di Erri De Luca, di persone e luoghi, memorie che l’hanno interessato anche in prima persona. Il suo linguaggio, apparentemente semplice, racchiude un po’ tutto il suo sapere che sa di storie, mare, miti, riferimenti religiosi. Ogni metafora e immagine è un minerale da conservare con cura. E anche se non risulta all’altezza di alcuni suoi precedenti, a me piace. Mi incanta sempre.

Il libro a dispetto del titolo ospita tre racconti, il primo narra la Storia di Irene. Una storia che sembra selvatica, fuori da ogni razionalità, fantasiosa nei suoi dettagli.
E così Irene racconterà la sua storia marina a uno di terraferma, a uno forestiero. L’affiderà e si affiderà ad uno sconosciuto che non nutre nei suoi confronti pregiudizi, ma la guarda solo con curiosità.

Irene ha quattordici anni, per gli abitanti dell’isola è sordomuta e da quando si sparsa la notizia che è incinta, l’hanno allontanata definitamente dalla vita del villaggio. Le donne cercano sul volto degli uomini le tracce di chi ha subito la seduzione della ragazza.

È stata salvata dai delfini, sono loro la sua famiglia. Durante il giorno trova rifugio sulla spiaggia, la notte ritorna a casa, al mare, e ai suoi cari. Dice che ride solo in mare tra i delfini, sulla terra è il primo a strapparle una risata. Parla della terra come di un posto lasciato dietro le spalle, perché è stata matrigna, mentre il mare è la sua casa l’abbraccia e l’accarezza: «la terra è alta e bassa non porta pareggio alle sorti. Il mare è più giusto, se un’onda si alza più delle altre, poi scende. […] Il mare spiana i dislivelli senza trucco».
Irene sa bene che le sue confidenze saranno ben custodite dallo straniero.
Chiaramente metaforica, questa lieve storia mette a nudo certe verità: la terraferma rappresenta il male, l’invidia, le malelingue, la guerra, la discriminazione; il mare è viatico di culture, arte, storia differenti ma accoglie. È un luogo di pace come ricorda il significato del nome della protagonista. E infine, una storia marina ricca ricca di riferimenti mitologici, biblici.
A mio avviso, questo racconto manca dell’incisività che ha caratterizzato altri suoi lavori. In diversi momenti sembra ridondante e Il ritmo è meditato con pause lunghe e un tempo sospeso.
Di tutt’altro genere gli altri due racconti, Il cielo in una stalla e Una cosa molto stupida, che palesano un ritmo più narrativo e meno sensazionalistico.
Il sottotenente degli alpini Aldo De Luca, il padre dello scrittore, tenta di raggiungere Capri via mare per mettersi in salvo dai rastrellamenti tedeschi mentre l’Italia firmava l’armistizio dell’8 settembre. Capri è una terra libera per togliersi la guerra di dosso. Il giovane ricorda il cielo sereno intravisto attraverso le fessure di una stalla, nascondiglio segreto diviso con altri quattro fuggiaschi, tra cui un vecchio ebreo. Un incontro straordinario per l’ateo De Luca.
Don Saverio, un uomo di 81 anni, vive in una stanza al piano marciapiede con il figlio, la nuora e il nipote. La sua presenza è diventata un peso, «senza di lui ci sta più spazio e quell’odore in meno». Gli spazi e il cattivo odore sottolineano come «il voi dell’uomo al padre è l’ultimo resto di un rispetto finito». L’uomo sente spirare vento di morte, e proprio quel vento lo porta al mare a trovare un po’ di felicità in una mandorla custodita come tesoro segreto. È il mese di febbraio porta l’ultimo freddo.
Tre storie che si articolano in tempi diversi che si scoprono legate a Napoli e al mare.
Napoli, «sdraiata in faccia a un’isola, ha pochi alberi, molti sotterranei», potrebbe fare da palcoscenico alle molte vite che lo straniero inventa per Irene, è luogo di pericolo per Aldo De Luca e senso della fine per Don Saverio. Napoli è superstiziosa, elegante, sfacciata, è sacra come l’incenso e profuma di caffè.
Poi c’è il mare, casa e uguaglianza, libertà e riparo, ristoro e congedo dalla vita. Il mare ha quel ruolo salvifico che accomuna i delfini e Irene ad Aldo e a Don Saverio. Ogni a proprio modo vede nella vasta distesa d’acqua il giusto compromesso di ciò che potrebbe essere. Una corrente pelagica, dolce e densa, che li trasporta per non abbandonarli più.
«Ho un debito di gratitudine con il mare e con l’isola che mi ha riempito le estati della mia infanzia e adolescenza. Scrivo storie di mare per restituire un po’ di quello che ho ricevuto». C’è, quindi, una forma di devozione di ringraziamento nei confronti del mare e del Mediterraneo che salda definitivamente il suo Debito greco.

Titolo: Storia di Irene 
Autore: Erri De Luca
Editore: Feltrinelli
Pagine: 112
Anno di pubblicazione: 2013
EAN: 9788807030543
Prezzo di copertina: € 9,00
Disponibile in ebook: € 5,99