Che il 2022 si sintonizzi sulle trasmissioni giuste, altrimenti siamo fritti. La metto così, vado dritta al punto. Approfitto di questo articolo di chiusura del mese per lanciare un po’ di acqua santa sull’anno appena iniziato. Chiamiamola speranza.

Il timore di non ritrovare la forza identificativa, la consistenza delle parole, trascinandosi dietro inevitabilmente confronto con l’eredità letteraria è sempre dietro l’angolo quando un autore e autrice ritornano sugli scaffali. Temevo ciò ma il pensiero non avrebbe dovuto nemmeno sfiorarmi. Il piglio analitico, i tuoi sentieri più battuti, cara Elena Ferrante, in queste pagine della Vita bugiarda degli adulti (Edizioni E/O) finalmente li ho ritrovati.
Elena Ferrante e l’anonimato. Perché è questo prima di tutto.
Si è molto dibattuto sul suo mistero, sfociando anche in opinabili metodi di inchiesta. Alla fine, è così importante associare un volto a un’opera? Può la curiosità pruriginosa sovrastare la sua scrittura?
Allora perché non attribuirle dei tratti identitari attraverso un alfabeto ben preciso e in alcuni casi inedito?