Ho immaginato giugno così, distesa su un prato a sonnecchiare, invece il caldo insopportabile (è un problema sempre più gigante) e gli impegni l’hanno fatto restare un sogno.
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Qualche giorno fa ho riletto i vecchi articoli che aprono ai tanti gennai precedenti, pieni di “leggerò” e giù di lì una bella lista. Promettevo a me stessa illusioni, giuravo di recuperare titoli che non ero riuscita durante i tanti 365 giorni trascorsi. E allo scadere del 31 dicembre, mi rendevo conto che non portavo a termine gli obiettivi (se la lettura potrà mai esserlo), mi comportavo da marinaio. Ecco perché non credo ai buoni propositi letterari: io ne sono la prova.
Ero partita con l’idea di fare una filippica contro l’inverno che si appresta a concludersi, ma poi la realtà più brutale ha preso il sopravvento. Non quanto sia giusto parlare d’altro nonostante una guerra in corso. Lo si fa non per insensibilità, quanto per spirito di sopravvivenza. Spostare l’attenzione serve ad alleviare la tensione, ma soprattutto serve a non parlare a sproposito di cose più grandi noi. Passo e chiudo.