Io invece mi sono imbastardita. Ho studiato, ho preso le distanze dai vostri sacrifici e dalla vostra sofferenza. Sì, i contratti precari, i mille lavori, il muto e i debiti, i pochi soldi in tasca, ma non basta. La verità è che ho un solo modo di rimanere proletaria: fare dei figli. L’unica nostra essenza, un tratto distintivo, uno scudo. Credere che altri, dopo di noi, andranno a stare meglio. Li spargeremo nel mondo come fiori e piante per migliorarlo mentre concentreremo su di loro gioie e dolori. I figli come una bussola per definire una posizione. La potenza di chi resiste, di chi si prende cura dell’amore con due spicci. I figli come forma di resistenza, non individuale e intima, ma collettiva. Credo in tutto questo?
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Quando era uscito questo libro, Almanacco del giorno prima edito da Einaudi, ero convintissima di leggerlo: Chiara Valerio mi aveva conquistata con il suo primo lavoro. Aspettavo solo il momento per liberarmi da letture programmate. L’incontro del Salone mi aveva delusa e quindi, la mia certezza si era drasticamente ridimensionata. Mi sono data un’ultima chance, ora o mai più.
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