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Fuori dai libri

Il tempo della lettura

Il tempo di leggere è prezioso quanto quello di dormire, nutrirsi; si sottrae ad altre attività, spesso più divertenti, più appaganti. È un atto faticoso e per non essere svilito deve trovare sostanza in una forte curiosità.
La questione per tutti è avere quel tempo, renderlo utile e interessante, un momento di crescita intellettuale.
Leggo quando sono libera, preferibilmente di giorno, soffro la luce artificiale. Insomma, è raro vedermi con un libro prima di andare a dormire, anche perché è il divano a conciliarmi il sonno.
Ma più in generale il tempo della lettura per me coincide quasi sempre con i primi mesi dell’anno, come rigenerata, ritrovo un certo gusto, complici nuove uscite o suggerimenti.
A metà del percorso annuale accuso il colpo perché ho mi sono affidata troppo a quel piacere, sento di aver esagerato; giungono puntuali momenti di stallo, dovuto a mille motivi dalla scarsa attenzione, al lieve disinteresse. E quando accade comprendo che quel rito assume quasi i contorni di un lavoro, uno sforzo vero e proprio. Un malessere che va curato. Quindi, mi fermo.
Per anni i mesi estivi sono stati sanciti dalla scarsa o nulla lettura, mi abbandonavo alla noia pomeridiana sopraffatta da altre questioni, soprattutto universitarie, e ai libri non ci mandavo. E neanche sentivo l’urgenza di prenderli in mano. Potrà sembrare un’eresia per un lettore, ma è capitato che non leggessi per sei mesi. Avevo fatto un rapido calcolo, mi ero accorta un pomeriggio di giugno: non aprivo un libro da gennaio. È seguito un processo di riabilitazione, non troppo impegnativo. Forse, se non ricordo male, avevo terminato l’anno precedente il secondo volume della Recherche di Proust.
Eppure penso che niente deve essere imposto nella lettura, pena l’abbandono, ma esserci una necessità, una mancanza di conoscenza e persino nella ritualità dei gesti.
Da quando ho un blog, non mi prendo più una pausa così lunga, relego le letture che durante l’anno ho accontentato con l’intenzione di concentrarmi quando non sono così influenzata dalle novità editoriali.
Tendo a non leggere più di un’opera alla volta, al massimo mescolo generi letterari diversi per non confondermi troppo, per esempio saggistica e racconti oppure graphic novel e letteratura di viaggio.
In questo periodo fatico a leggere opere che superano le duecento pagine, perché subentra il bisogno di non perdermi nulla di quanto vorrei nella mia libreria.
Programmo le letture anche in funzione della scrittura e occasioni, magari anniversari o percorsi tematici ben precisi. A volte mi lascio sedurre da improvvise rivelazioni, ma tento di tenere fermi certi obiettivi per non rimandarli ulteriormente. So bene che è un comportamento deplorevole, non da lettori seri ma in casi come questi non sempre è possibile decidere cosa fare.

Ecco perché tante cose sono cambiate nella forma che di volta in volta vi propongo, indugio meno sui dettagli per rispondere alla rapidità delle nostre vite. Condensare tutto in poche spazio.
A tal proposito, sempre più spesso mi affido a Instagram per piccole recensioni, consigli.
Mi ha fatto riflettere e spiazzata una domanda: cosa ne pensi di questo libro? Eppure avevo scritto più di dieci righe, puntando soprattutto sull’argomento principe piuttosto che sulla trama. Mi sono chiesta se non sono in grado di trasmettere qualcosa. Per logica ho pensato che il lettore avesse saltato o scartato quelle parole. Con raziocinio non sono stata esplicita nel giudizio: insomma bello o brutto. Sono un po’ restia a dichiarare – non sempre – verdetti netti, proprio perché sono legati all’individualità, a opinioni personali. Per tale motivo non sempre sono solita a urlare entusiasmo o bocciare i libri, in generale quando li cito qualcosa mi sarà piaciuto. Ci sono tanti libri nel mezzo, passatemi il termine, di quelli che magari letti in contesti differenti possono essere rivalutati secondo quanto ci trasmettono. Quel collocarli in mezzo alla strada non significa che non abbiano dignità letteraria, ma magari non rispondono alle mie più alte aspettative, suggerisco però dei percorsi importanti e future rivalutazioni.

C’è un tempo per tutto, anche per leggere.