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I piccolini Le mie letture

Playlist di aprile, fa rima con libri

Aprile fa rima con i libri, non con dolce dormire. Almeno per quanto mi riguarda, che accuso il colpo a gennaio. Questo mese ricorre una data importante: la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, in cui si celebrano tre importanti scrittori deceduti nel 1616, Shakespeare, Cervantes e il meno noto il peruviano Inca Garcilaso de la Vega.
A tal proposito gli appuntamenti e la curiosità di questa playlist mensile sono a tema. Inaspettatamente.

 

I libri

Resto qui di Marco Balzano, Einaudi, 2018

Finché è rimasta la torre del campanile, che la sovrintendenza da Roma aveva dato l’ordine di risparmiare l’acqua ci aveva messo quasi un anno a ricoprire tutto. È salita lentamente, incessantemente, fino a metà della torre, che da allora svetta come il busto di un naufrago sull’acqua increspata.

La copertina è eloquente: il campanile del lago di Resia, testimone inerme, resistente; sott’acqua circa 160 abitazioni del paese di Curon. In superficie un progetto di edilizia civile insensato, di quelli che apparentemente portano vantaggi e lavoro.
Candidato nella dozzina del Premio Strega di quest’anno, Resto qui di Marco Balzano, si sofferma su un territorio poco esplorato dal punto di vista letterario, quasi che ancora ci volesse del tempo per comprenderlo.

Trina, la voce narrante, racconta a sua figlia Marica la propria esistenza incastrata nei fili della Storia e di quanta caparbietà abbia dimostrato lei e suo marito a resistere oltre la ragionevolezza.
Quando il fascismo impone quella lingua esotica che è l’italiano, i muri con il tedesco si alzano sempre più. Una forte incomprensione identitaria. Un’usurpazione ancor più eloquente nel progetto della diga.
L’Alto Adige reca ancora le ferite della Grande guerra, nell’illusione di combattere accanto agli austriaci, e poi ritrovarsi italiani. E ancora l’illusione di vedere nei criminosi disegni hitleriani un’idea di appartenenza ben lontana dalla realtà.
Qui a Curon si disegnano congetture, arriva la guerra – la seconda del primo Novecento –, l’istinto di sopravvivenza porta a scelte discutibili, a fughe. È una storia di perseveranza ben oltre la vita stessa.

 

All’ombra di Julius di Elizabeth Jane Howard, Fazi Editore, 2018

Il senso di colpa è ciò che si prova quando uno si rivela all’altezza di un’immagine presuntuosa che si è fatto di se stesso. Non c’entra niente il dispiacere di aver fatto qualcosa di brutto. È solo il dispiacere di non essere ciò che si credeva. Però è un ottimo deterrente dal rifarlo ancora.

Questo sentimento governa gli animi dei protagonisti – Emma, Cressy, Felix, Dan e Esme – durante l’interminabile weekend trascorso nella casa di famiglia dei Grace. Tra equivoci, sospetti e discussioni, lentamente, verrà fuori il pesante fardello che ciascuno di essi si porta sulle spalle. Può essere inteso come una resa dei conti e un ulteriore inizio, quasi in «un’atmosfera simile a quella dei primi atti delle commedie dell’anteguerra».
Julius non c’è, se non nei ricordi e nelle immagini di comodo, ritorna nei racconti e proprio nel senso di colpa che attanaglia alcuni di loro.

È il primo libro che leggo di Elizabeth Howard, in un denso miscuglio di scrittura e dettagli, che lasciano i contorni e il nucleo della vicenda in sospeso per molte pagine.

 

Il fiume della coscienza di Oliver Sacks, Adelphi, 2018

Dieci saggi, che chiudono la bibliografia di Oliver Sacks, a testimonianza della sua vastità di erudizione e curiosità, con un quel piglio personale che rendo tutto meno accademico.
Come ho già scritto altrove, ho scoperto delle verità nei miei due scritti preferiti, Il sé creativo e La fallibilità della memoria, in qualche modo legati l’uno con l’altro.
Lo studioso inglese indaga la natura della creatività, un flusso di idee, intuizioni, che apparentemente sbucano fuori dal nulla, è un’attività singolare di connessioni e sincronizzazioni,
alimentati dallo studio, dalla preparazione tecnica, conoscenze, fonti e influenze ma una sana follia, capace a rinnovare continuamente lo spirito, a non perdere l’estro immaginativo.
Le idee viaggiano, ce ne appropriamo, le prendiamo in prestito considerandole soprattutto come modelli di riferimento per rimetterle in circolazione sotto una nuova veste. Ci comportiamo come “l’edera con una quercia”. Protendiamo a una costante imitazione, un lavoro di sedimentazione che torna a galla in un gioco di plasticità e adattabilità della nostra mente. Siamo fatti di tante cose. Eventi reali si innestano con la soggettività, prendono una piega individuale, anche definiti come punti di vista. «La nostra sola verità è la verità narrativa, le storie che raccontiamo gli uni agli altri e a noi stessi – le storie che continuamente ricategorizziamo e rifiniamo.»

 

Silvi e la notte oscura di Federico Falco, Edizioni Sur, 2018

Pinus elliottii, pinus radiata, pinus pinaster, pinus patula. Il fuoco illumina i pini. L’Axe di Steve il suo odore silvestre.
Il pino è un albero che ricorre spesso in questi racconti fino a diventare un’ossessione in uno di essi. «È stato con te che abbiamo piantato i pini?», chiede Wutrich a sua figlia Mabel.
Cinque storie di svelamento del sé.
Silvi attraversa la notte oscura in modo del tutto personalissimo, tra i miei preferiti, un abile disegnatore di cimiteri che mi ricorda un Čičikov al contrario, un uomo che vive isolato in montagna, una donna che si strugge nel ricordo del marito, un padre e una figlia che soccombono alla speculazione edilizia.
Lontani da Buenos Aires, tra le montagne come certi sogni di Silvi, in una provincia inedita per la letteratura spagnola, priva di artifizi letterari e ma ben salda nei meccanismi della scrittura, Federico Falco afferra queste esistenze e si inoltra, esplora, il senso della perdita, il momento in cui «l’aria blu della notte non si era ancora diluita del tutto».

 

Milano di carta. Guida letteraria della città di Michele Turazzi, Il Palindromo, 2018

Nell’interland milanese ho molti parenti, emigrati con la prima scia del boom economico, che hanno modellato l’accento, si sono adeguati alla frenesia quotidianità. Una realtà che non mi è sconosciuta.

Milano è la città delle mode, persino linguistiche, dell’economia e di chissà quante altre cose.
Qui si è fatta sfondo di tante narrazioni.
Dieci scrittori, milanesi di nascita e di adozione – Ernest Hemingway, Luciano Bianciardi, Dino Buzzati, Giorgio Scerbanenco, Lalla Romano, Elio Vittorini, Giovanni Testori, Carlo Emilio Gadda, Alda Merini, Emilio Tadini – raccontano la Milano del Novecento, consapevolmente o meno. Una cartina vi aiuterà a seguire le loro orme.
Michele Turazzi compila una guida letteraria, passeggia tra i quartieri, si intrufola tra le mura domestiche, indica palazzi e monumenti, sorseggia drink, traccia percorsi.
La Brera bohémien e i giochi toponomastici di Bianciardi che non nomina neppure una volta la città nella Vita agra; Porta Comasina buia che trova, però, nel Naviglio Interno una sorta di Venezia e in via Solferino la sede lavorativa di Buzzati; il crimine si compone e si scompone alla periferia nord est per Scerbanenco, che avrà il suo seguito di ispettori e trasposizioni cinematografiche: Lambrate è un limite; insolitamente silenziosa al Monumentale, autorevole a Brera e ai Giardini pubblici, privata nell’Ospite e nelle Parole tra noi leggere di Lalla Romano; un cumulo di macerie umane e urbane secondo Vittorini e spassionata nei caffè di Hemingway proprio nei due periodi bellici; metallica nel nord ovesr e sospirosa di Parco Sempione per Testori; contraddittoria e aristocratica di Gadda; una città senz’acqua per la Merini che ai Navigli tra le case di ringhiera trova riparo il suo dramma; colori sgargianti e una folla di eroinomani, prostitute, occhi vuoti per Tadini che trascinano il peso degli Ottanta da Parco Lambro all’Arco della pace, fino a compromettere Monte Napoleone.

Chiudo il libro e penso che dovrò fare pace con questa città.

 

L’erba magica di Tu Youyou. La scienziata che sconfisse la malaria di Xu Lu e Alice Coppini, Editoriale Scienza, 2018, età di lettura dai 7 anni

L’artemisia annua ha foglie verde brillante, la cui forma ricorda quelle dalla carotina selvatica, delle ombrellifere pe intenderci. In cinese è qinghao. Ed è proprio qui che ha inizio la storia che la porterà agli oneri della cronaca come efficace cura contro la malaria che negli anni Sessanta e Settanta aveva falciato molte vittime.
Xu Lu e Alice, attraverso immagini e parole, narrano la straordinaria vita di Tu Youyou, dell’incontro con un anziano del villaggio esperto di medicina cinese, dei frutti rossi del biancospino, di quella passione per le erbe che diventerà una missione, oltre che un lavoro in Paese, come la Cina, chiuso, del Premio Nobel del 2015 per la medicina.

Poi indicò le erbe stese al sole a seccare e spiegò:
«Questi sono semi di piantaggine. Questo è il dente di leone mongolo. Questa è la radice di poligala. Questa è la radice di bupleuro…»
Il vecchio ogni tanto prendeva un rametto, se lo ficcava in bocca e lo masticava. E poi diceva a Youyou i nomi delle erbe medicinali, uno dopo l’altro.
«Nonno, ma le erbe medicinali sono come le medicine? Vuol dire che possono salvare le persone malate?», chiese Youyou.
«Ma sicuro!» disse il vecchio, avvicinandosi al naso una foglia per annusarla e osservarla. Aveva uno strano modo di guardare le erbe, come se non fossero solo erbe ma gemme o cose preziose.

Quando Youyou estrae dall’artemisia il medicamento, fallisce. Ci riprova ancora, testando e tastando la realtà. Da una ricetta antichissima, di 1500 anni, le è valso il primo più ambizioso: salvate molte vite umane.

Una storia di donne, scienza, natura, determinazione. Playlist di aprile, fa rima con libri interno storie

Il programma
Brunori sa di Dario Brunori, Rai 3
Come certe fenomeni soprannaturali, la Rai ha già cambiato giorno, da venerdì a domenica. Io lo recupero in settimana, alle 23 e qualcosa non ci arrivo. Programma amabilissimo, il mio conterraneo Brunori racconta tra musica e contemporaneità la generazione dei quaranta. Dentro mi ci infilo anch’io che non ho quell’età, ma che quei drammi e fasti li vivo.

Gli appuntamenti
Amore, musei, ispirazione. Il Museo dell’innocenza di Orhan Pamuk a Milano

Ancora una storia di città. Il museo Bagutti Valsecchi, dallo stile spiccatamente rinascimentale, ospita fino al 24 giugno la mostra dedicata a Kemal e Füsun, protagonisti del romanzo Il museo dell’innocenza di Pamuk, realmente realizzato nel 2012 a Istanbul.
A Milano sono esposti 29 vetrine e una piccola collezione di oggetti meravigliosi ipoteticamente appartenuti a Kemal.

Un giorno, tutto questoSalone del libro di Torino

La mappa letteraria degli ospiti presenti al Salone i prossimi 10-14 maggio per prepararsi, lasciarsi incuriosire e organizzarsi. Cliccate e vi comparirà una sorta di carta d’identità per ciascuno di essi, con tanto di segni particolari e appuntamenti durante i giorni torinesi.

La curiosità

A Legnano la cooperativa La Mano, tra le varie attività sociali, ha inaugurato le Edizioni La Mano per la collana Scartonato, accanto ai prodotti di cartoleria, si affiancheranno ben 9 classici della letteratura, seguendo il fine sociale, tutti realizzati con materiali riciclati. Proprio sul finire del mese sarà pubblicato Le avventure di Pinocchio di Collodi.
Di questa iniziativa ne hanno parlato lo scorso sabato a Miracolo Italiano su Radio2.

La canzone
Two weeks dei Grizzly Bear (2009)
L’ho ascoltata durante una vecchia puntata di Miracolo italiano, e niente: mi piace.
Viva i podcast