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Comodini

Comodini – L’officina del libro

Sara di Officina del libro è un’energia lettrice, sempre pronta a esplorare nuovi mondi; scrive con passione e puntualità. Ogni tanto ci imbattiamo in qualche lettura in comune, soprattutto di origine nordica. Nella sua officina si ritaglia un posto per sé e per quanti decidano di passare da lì: è una vera fucina di idee.

E con Sara chiude il primo anno di Comodini. Ma Ora entriamo nella sua stanza.

Non sono sempre stata una lettrice accanita, il mio comodino per un lungo periodo è stato spoglio e senza vita. Possiamo dire che il mio punto di svolta è stato l’incontro con mio marito che mi ha iniziata a una lettura continua e variata. Dopo aver cominciato a leggere Dickens, Charlotte Brontë e Agatha Christie, il mondo iniziava a girare meglio. In loro ho trovato un sostegno e parole di conforto, la chiave per aver sollievo e dare senso a cose piacevoli (ma anche e soprattutto spiacevoli) che mi sono successe. Con Oliver Twist  ho imparato ad usare l’ironia di Dickens anche nei momenti meno inclini al riso:

Le persone su cui ho riversato il mio amore più profondo giacciono ormai sottoterra, ma, anche se la felicità e il piacere della mia vita son anch’essi lì sepolti, non ho fatto del mio cuore una bara, chiudendone per sempre il coperchio sui miei affetti migliori. Il dolore li ha solo rafforzati e affinati.

Jane Eyre mi ha insegnato a tenere in alta considerazione me stessa e ad avere un cuore orgoglioso:

«Non c’è spettacolo più triste di un bambino cattivo», cominciò «e specialmente di una bambina. Sai dove vanno i cattivi dopo la morte?»
«Vanno all’inferno» fu la mia risposta, rapida e ortodossa.
«E che cos’è l’inferno? Sai dirmelo?»
«Un pozzo infuocato.»
«E ti piacerebbe finire in quel pozzo e bruciare lì per sempre?»
«No, signore.»
«Cosa si deve fare per evitarlo?»
Ci pensai su un momento. La mia risposta fu a dir poco discutibile:  «Devo cercare di stare in buona salute e di non morire».

Poirot mi ha invitata a far girare le mie “celluline grigie” e Agatha Christie mi ha infuso la curiosità che solo l’investigazione può suscitare.

Dopo aver girovagato per diversi generi, sono rimasta incinta di mio figlio ed è in quei nove mesi di calma e serenità che mi è balenata per la testa l’idea di aprire un blog. L’esigenza di parlare ad altri bibliofili della mia passione è sfociata in una ricerca (qualche volta ammetto smaniosa) di libri in grado di arricchire e di arricchirmi: come un’ape vado di fiore in fiore, di storia in storia lasciandomi consigliare e trasportare sulle pagine di ciò che mi piace. Mi sono imbattuta proprio in questo periodo nella poesia che è diventata la mia preferita in assoluto e che mi ha in qualche modo inizia a questo genere che poco frequento, Libro dei versi  di William E. Henley:

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Buia come un abisso che va da un polo all’altro,
Ringrazio qualsiasi dio esista
Per la mia indomabile anima.

Nella feroce morsa delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e di lacrime
Incombe solo l’Orrore delle ombre,
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima.

È a questo punto che il mio comodino (miei comodini, essendo ahimè una pendolare inguaribile, sempre con la valigia pronta, tra qualche mese ci toccherà l’ennesimo trasloco) diventa fondamentale: centro dell’universo tra biberon e letture, ogni cosa viene stipata su quei pochi centimetri quadrati: libri impilati uno sull’altro (prima i miei e poi anche quelli di mio figlio) in una bizzarra torre pendente, cercando di lasciare spazio all’abat-jour sempre più in bilico, l’acqua e il latte.
Ora il mio comodino è una terra di pace dopo un grande periodo di battaglie e cambiamenti: nuove letture che mi attendono e grandi classici che mi dispiace mettere via perché hanno contribuito alla mia crescita, che mi hanno dato sollievo quando la mia fame era insaziabile e nelle mie lunghe notti come quelle di Sherazade.
Adesso compaiono i gialli di Dan Turéll (della mia amatissima, di cui non posso più far a meno, Iperborea) e la mia nuova ossessione per i grandi autori contemporanei come Joyce Carol Oates, James Ellroy, Louise Erdrich, Murakami e Philip Roth.
Lo spazio viene preso in prestito dai libri natalizi di Gabriele come Il Grinch (Mondadori) e I racconti di Natale di Charles Dickens (Gribaudo) che a solo due anni ha già qualche libro sulla sua fedina da bibliofilo. Ora in lettura ho LaRose di Louise Erdirch (Feltrinelli Editore) e presto spero che anche Joan Didion (Il Saggiatore) si accomodi sul mio comodino strapieno, sempre in attesa di nuovi consigli, nuovi autori; il mio comodino è ancora in costruzione e non ho la più pallida idea di dove mi porterà.