Tempo, aria e luce portarono ondate e ondate di trauma, finché tutto il trauma non si esaurì, e tempo e spazio e luce ridivennero immobili e nulla parve più tremare, e nulla parve più piegarsi. Il disastro era svanito nel nulla, come il treno stesso, e se la calma che lo seguì non fu più grande della calma che l’aveva preceduto, l’impressione fu comunque quella. E la normalità si ricompose senza alcuna cicatrice come un’immagine dell’acqua.
