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Fuori dai libri

Sulla lettura

Fotografia – Joel Robison

Oggi la rubrica del venerdì si fa da parte per ospitare la mia opinione – che non è una dissertazione come indica erroneamente il titolo del post – riguardo i dati di lettura circolati nelle ultime settimane. Annuncio a tutti che non mi accodo agli infastiditi e non vi segnalo per l’ennesima volta le statiche di lettura del popolo italiano, credo che ne siano circolate abbastanza.

C’è solo da aggiungere questo: noi italiani miglioriamo sempre. In peggio però.

Questo spunto di riflessione è partito da un articolo di Repubblica che presenta un Non Lettore, a mio avviso una provocazione bella e buona. Era indispensabile farcelo sapere? E comunque, non mi sono indignata perché questo individuo con tanta tracotanza afferma di non aver mai letto un libro. Ah sì, forse uno ma non ricorda granché. Semplicemente ho letto la notizia come pura cronaca, che per fortuna non ha avuto alcuna uccisione se non quella mentale dell’individuo in questione. Non alcuna intenzione di mettermi a capo di eserciti per salvare questo meraviglioso passatempo, né tanto meno mi appello a scontati aforismi di autorità letterarie.

Ci si può scagliare contro la televisione, internet o il costo dei libri (esiste il prestito bibliotecario) ma sono scelte che partono dall’individuo e sono mille i motivi di questa sua assoluta astinenza.
Non tutti sono destinati alla lettura, come alla musica o allo sport perché ci vuole anche del talento. Io non so suonare uno strumento, ma non per questo verrò messa alla gogna. E non c’entra nulla con “a me piace la musica” perché un conto è ascoltare la musica e un altro saperla leggere (ecco, che ritorna il famoso verbo). In ogni caso ci vuole dedizione, passione, curiosità e talento. Sì, talento nel comprendere e nel voler comprendere ciò uno scrittore voglia riferirci attraverso il suo scritto. Nei libri ciascuno ci trova soluzioni, diversivo, affinità elettive o nulla, come nel caso del nostro amico intervistato dal quotidiano.
Oltretutto, non sono neanche una fanatica del libro, quella che si fa regalare solo e sempre libri, va al mare e cerca la libreria e si dispiace che non ce sia una (c’è il mare e goditi ‘sto mare!). La lettura deve essere un piacere equilibrato altrimenti si perde poesia e scatta il rifiuto.
È soprattutto una questione di educazione culturale sia familiare che scolastica, oltre che ricettiva. Vi confesso che a casa mia, esclusa la sottoscritta, nessuno dei componenti legge nonostante di libri ce ne siano centinaia. Da dove sono venuta fuori? Alle elementari, ho avuto un’insegnate di italiano preparatissima che ha introdotto la mia classe alla lettura regalandoci per Natale un libro sugli animali, poi l’anno successivo ci ha aperto le porte della biblioteca fino ad allora sconosciuta. Il seme è stato piantato, qualcuno è riuscito a far germogliare un fiore, altri hanno fatto perire i loro frutti. Quindi, bisogna stimolare e lasciarsi stimolare per non abbandonare il proprio orto. Solo da qualche anno le campagne pro lettura sono più mirate, ma non basta.
Il che non vuol dire che chi non legge è gente stupida, anzi ricopre ruoli in alcuni casi alti. Preferisce imparare e accedere alle informazioni attraverso canali differenti dalla lettura propriamente detta.
Mi preoccuperei ancor di più della “buona lingua” (tanto per citare la Ferrante). In Italia non sappiamo né usare la punteggiatura né i tempi verbali, ma un mix che sa di un vago sapore anglosassone e strascichi dilettatali. Ad un colloquio (rarissimi, visti i tempi) o annuncio di lavoro la prima domanda: inglese? Of course! Ma scrivendo la relazione per una consegna, consultiamo a raffica l’Accademia della Crusca e la Treccani perché siamo titubanti se qual è ha bisogno dell’apostrofo o meno. Ovviamente con la lettura questi dubbi amletici vengono minimizzati.
Per non divagare e perdere il nocciolo della questione, non mi affannerei tanto a proclamare crociate contro chi non legge affatto o legge poco. Conosco tante persone che rientrano in questa categoria e non per questo ci escludiamo dal frequentarci.
E se poi attraverso i libri Fabio Volo si riesce finalmente a capire che qual è non va apostrofato tanto di guadagnato.
L’importante è questo: che io legga.