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Le mie letture

A pesca nelle pozze più profonde di Paolo Cognetti

Paolo Cognetti è lo scrittore che mi ha fatto (ri)avvicinare ai racconti dopo aver letto I racconti di Pietroburgo di Gogol, uno dei miei libri preferiti di sempre. Non ritengo il genere inferiore al romanzo, solo che spesso ho bisogno di storie più dilatate per capire i punti interrogativi di una storia. Spesso non trovo le risposte. Un po’ come accade per i libri di poesia. Ritornando A pesca nelle pozze più profonde edito da Minimum fax, è il libro che non si può non leggere: maturo, mai banale e avvincente come un romanzo. Osp, racconto! L’ho ribadito più volte: Cognetti potrebbe anche dedicarsi ai trattati di medicina e sicuramente riuscirebbe brillantemente. È un talento naturale, la sua scrittura. 
S’improvvisa pescatore, Paolo, per cercare l’ispirazione, per emulare altri scrittori che prima di lui si sono cimentati con questa pratica (o sport?) e ne hanno tratto giovamento, soprattutto letterario. Ma le intenzioni hanno vita breve, di risultati non ce ne sono. E così che Cognetti appende al chiodo la canna da pesca, ribattezzata Sofia. La famosa Sofia che la incontriamo nuovamente sul finale, quella Sofia che ci ha presentato Paolo qualche tempo fa. I quattro racconti si allontano dal libro originario e diventano più diretti e carnali. Senza dubbio, ritroviamo la protagonista che conosciamo, la sua presenza non passa inosservata. Fallimento a parte, Cognetti medita sull’arte di scrivere racconti, come ci indica il sottotitolo. Ma aggiungerei anche di leggere racconti. Apparentemente rivolto a chi ha il pallino della scrittura, il libro ha anche come pubblico i lettori e i suoi sembrano dei consigli di lettura.
Al centro della discussione si pone il racconto come genere, snobbato dai più, considerato mediocre rispetto al fratello maggiore romanzo. La brevità, pregio e limite allo stesso tempo, ne fa una caratteristica che trova fondamento nel forte simbolismo al pari della poesia. Spicca, innanzitutto, il valore metaforico della pesca che riscontrabile nel titolo e nelle prime pagine: i pesci sono le storie, l’acqua e l’immobilità della superficie sono la comprensione e il tempo leggere l’acqua. Si appella alla teoria dell’iceberg di Hemingway: dentro l’acqua c’è la storia, fuori dall’acqua c’è il racconto. Il compito dello scrittore è quello di riferire del sommerso, ciò che succede, portare a galla ciò che lo scrittore sa o non sa, fino a dichiarare umilmente di non aver compreso nulla della storia come accade al narratore di Bartley lo scrivano. Un atto di onestà nei confronti del lettore. Non è un saggio/racconto sterile e noioso, c’è molto dell’esperienza di Paolo: i suoi tentativi, i successi, il suo peregrinare e trovare rifugio sui monti e nei libri. Sì, perché spuntano i grandi maestri americani – Anderson, Carver, Cheever, D’Ambrosio, Dubus, Fitzgerald, Hawthorne, Hemingway, Melville, Munro, O’ Connor, Orne, Paley, Poe, Salinger e Wallace – rivela i loro segreti: lo scrittore li sviscera, li analizza e ne celebra i passi più significativi per il proprio apprendistato, un viaggio letterario intenso che illustra il grande apporto linguistico e stilistico alla letteratura. Il punto da tenere a mente per lettori e scrittori quando si misurano con il racconto è di ascoltare con due orecchi, «quello sensibile alla lingua della poesia e della letteratura, l’altro quello dalla casa, della strada, del quartiere, della città». Il racconto, quindi, è «il grande dentro al piccolo», una prova di economia, inizia quando ormai è tutto è accaduto, spesso resta fuori buona parte della storia. Come una fotografia in cui margini non sono un limite, ma possono farci immaginare altro. «Ogni racconto è un giallo e il nostro metodo di indagine è la scrittura». Questioni di interni ed esterni. Di luci e ombre. Al lettore tocca sfondare il muro e trovare l’anello di congiunzione tra i due estremi.
Anche il personaggio involontariamente ci rivela l’invisibile o il pulviscolo, una geografia della propria persona e dei luoghi, della memoria. Visitare una casa ed entrare nelle vite degli altri, secondo Cognetti è più affascinante che costruire storie. Sono incontri da esplorare, nuove conoscenze che diventano intimità. A pesca nelle pozze più profonde tratteggia il percorso personale dell’autore che va oltre l’ammirazione per questi modelli e ne segnala uno studio approfondito: il talento è essenziale, non significa emulare ma coltivare la propria scrittura. Creando nuovi racconti non si fa che riprendere il discorso interrotto da altri e aggiungere una nuova possibilità. Il fine è quello di tenere la mente sgombra e gli occhi pronti ad accogliere nuove visioni. «Perché la capacità di meravigliarsi è necessaria per continuare a vivere». E a scrivere.

Titolo: A pesca nelle pozze più profonde
Autore: Paolo Cognetti
Editore: Minimum fax
Pagine: 130
Anno di pubblicazione: 2014
EAN: 9788875215941
Prezzo di copertina/ebook: € 13,00 – € 7,99