Leggendo Dubliners 100, a cura di Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai nell’edizione italiana per i tipi Minimum fax, mi è capitata questa cosa strana: ogni racconto ho immaginato che fosse ambientato ai primi del Novecento, pur sapendo di essere ai giorni nostri, sarà che aleggia la figura o il peso di James Joyce. Non avendo mai sfogliato Gente di Dublino, non so quanto questi racconti si avvicinino all’originale, ho una conoscenza dell’autore scarsissima, limitata a qualche nozione biografica. Ho tentato, ma davvero, di leggere Ulisse in quelle collane che il «Corriere della Sera» proponeva per l’estate. Non sono mai riuscita ad andare oltre le 10 pagine per la difficoltà di capire flussi di coscienza ed epifanie. Avevo 18 anni. Sono giustificata?
Dubliners diventa 100, ossia dopo un secolo dalla sua prima pubblicazione, è una collezione di racconti, precisamente quindici, che Thomas Morris ha messo insieme per omaggiare o misurarsi con Joyce e sopratutto Dublino, figlia e vittima del potere politico e del cattolicesimo. Sono quindici storie che hanno a che fare con Gente di Dublino, dal quale riprendono titolo e incipit in lingua inglese come esergo. Ogni scrittore ha avuto la libertà di rimaneggiare i contenuti o inventare di sana pianta nuove storie il tutto sotto la visione unificante di Joyce. Ci si muove da un’idea, un oggetto, una chiave di lettura e si rimpasta la città e i suoi abitanti.
Paralisi e fuga sono le costanti di questi racconti. La paralisi si declina in comprensione della condizione umana – malattia, alcolismo, povertà, esaurimento, immigrazione –; mentre la fuga è fallimento e spesso si traduce in esclusione. E per quanto il contesto storico possa essere cambiato, quello sociale si è nuovamente appannato. L’Irlanda contemporanea soffre la crisi economica, la disparità tra le classi e infine, presenta il suo conto e il suo ritratto quanto mai veritiero.
Quindici nuove voci d’Irlanda si calano nella loro città, la indagano e riportano a galla le storture di questo tempo, ne catturare un guizzo, una sfumatura per declinarla seguendo nuovi caratteri.
Complessivamente Dubliners 100 non mi ha delusa, alcuni scritti li ho graditi di meno ma ciò non toglie il lodevole tentativo di mettere mano a una pietra miliare della letteratura irlandese ed europea. Tra i miei preferiti ci sono: Un incontro di Mary Morrissy, una storia di amicizia con un vago accenno alla pedofilia; Arabia di John Boyne narra dell’innamoramento di un ragazzino verso un giocatore di rugby di poco più grande e del difficile rapporto con il padre; Un caso penoso di Paul Murray, in cui un critico gastronomico conosce un frate attraverso le prelibatezze culinarie del suo convento fino a instaurare un legame ambiguo, Grazia di Sam Coll per il declino fisico e l’emarginazione.
Amare questi racconti dipenderà da quanto siete legati all’autentica Gente di Dublino. Forse.
Titolo: Dubliners 100. Quindici voci d’Irlanda, la nuova Gente di Dublino
Autore: a cura di Thomas Morris, Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai per l’edizione italiana
Editore: Minimum fax
Traduttore: AA. VV.
Pagine: 244
Anno di pubblicazione: 2014
EAN: 9788875216160
Prezzo di copertina/ebook: € 15,00 – € 7,99